LE GROTTE VERDI DI PRADIS

 

 

Scendendo per 207 gradini si giunge al fondo dell'orrido intitolato a Don G. Bianchini.

 

Testi liberamente tratti da redazionali della V Comunità Montana e del Comune di Clauzetto.

 

 

 

 

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L'interno della Grotta Verde dedicata alla Madonna: può ospitare fino a 1000 persone.

 

 

L'imponente Crocefisso ligneo opera del M.tro Gatto di Treviso.

Le prime esplorazioni di queste grotte furono compiute negli anni 50 dalla "Commissione Grotte E. Boegan di Trieste".

Nel 1964 il parroco di Pradis di Sotto, Don Terziano Cattaruzza, decise di trasformare il posto in un luogo di culto e attrattiva turistica.

Con l’aiuto di alcuni ragazzi e parrocchiani, riuscì a mettere in luce quello che oggi può destare tanta ammirazione.

L'orrido è intitolato a Don Giacomo Bianchini che nel 1921, attraverso i versi di una poesia, esaltava la bellezza del posto e presagiva quello che sarebbe avvenuto 50 anni dopo.

Giungendo dal parcheggio, lungo la strada in porfido, ci troviamo di fronte tre caverne, dominate dalla Torre del "Carillon" che diffonde la sua musica in tutta la valle.

Oueste grotte un tempo furono abitate da uomini e animali preistorici. All’interno infatti sono venuti alla luce numerosi resti di "Ursus Spelus", marmotte, strumenti di selce, cocci di vasi: reperti che verranno depositati quanto prima nel museo, a Pradis di Sotto.

La più grande cavità è la "Grotta della Madonna", un vasto salone che ospita nel fondo una pregevole Madonna in bronzo dorato, opera del M.tro Costantini di Assisi.

Sulla destra entrando, si apre l’imbocco di un breve diverticolo occupato da materiale detritico e nella parte superiore si può ammirare il "Camino" con evidenti colate Concrezionali.

Durante la Messa Natalizia del 24 Dicembre 1968, la Grotta è stata denominata Tempio Nazionale degli speleologi.

Da allora, ogni anno, il Gruppo Speleologico di Pradis cura l’organizzazione della "Messa di Natale in Grotta", una manifestazione che richiama migliaia di persone.

Nella caverna adiacente vi e’ un posto di ristoro funzionante prevalentemente durante la stagione estiva.

Scendendo poi lungo la scalinata che porta nei meandri dell’orrido, si può ammirare l’imponenza del fenomeno erosivo del Torrente Cosa che ha creato un profondo intaglio nelle rocce calcaree.

Numerosi sono gli antri che si affacciano alle pareti a livelli diversi, alcuni dei quali sono sbocchi di antichi affluenti sotterranei ormai estinti.

Giunti in fondo ai 207 scalini, attraverso un ponticello su uno stretto intaglio sopra il torrente Cosa, ci si trova di fronte ad un imponente Crocefisso, opera del M.tro Gatto di Treviso.

Da qui si diramano due possibili percorsi. Uno attraversa una breve grotta e giunge in un bischetto da cui è possibile ammirare una parte della forra e la cascata creata dalle acque del Rio Mola.

L’altro, invece, prevede il superamento di alcuni ponticelli per giungere proprio sopra la predetta cascata.

Dalla parte opposta al crocifisso si risale il torrente fino a raggiungere un ampia caverna e, proseguendo, il sentiero ci introduce in una grotta di 200 metri parzialmente illuminata che, in alcuni tratti, presenta delle colate concezionali.

Sul lato opposto del torrente Cosa si trova invece una caverna non ancora attrezzata.