Statuta Vallis Diverii

Giorgio Alvazzi, nel suo La Valle di Vedro ed il Sempione, La cartografica, 1913, menziona gli statuti del 1321. Fa presente che sono conservati nell'archivio comunale di Varzo, e formano un volume foderato con due assicelle, avente sofferto le ingiurie del tempo. Nel suo successivo libro del 1943, presenta il testo completo in latino, un traduzione del 1697, e alcune sue considerazioni. La principale e' che il volume risulta disperso, e la stampa possibile solo perche' ne aveva fatta una copia trent'anni prima. " ... ci ripugna pensare che sia andato a finire venalmente in mano a qualche antiquario ... ". Sono stati susseguentemente ritrovati e sono ora negli archivi comunali.
Risulta che Varzo doveva essere molto popolata, con una stima di una trentina di eletti, tra consoli e credenzieri. Ben due consoli e tre credenzieri erano di Durogna (in questo nome venivano compresi vari raggruppamenti di case denominati Durogna, Cimavalle, Casa Franco, Casa Gatti, Casa Grande). I nomi: Guido Bono, Prevanzalus, Jacobus, Minolus de Martio, Joannes Guideti.
Il testo conta 126 capitoli, approvati nuovamente in una seduta plenaria del 1322, e nuovamente approavti per parte dei duchi di Milano nel 1466.
Gettano un vero fascio di luce sulla vita montana di Varzo, sugli alpeggi, sulla cura dei boschi, ecc. Hanno poi un'importanza specialissima perche' rivelano l'organizzazione del trasporto delle merci dall'Ossola e da Milano attraverso il passo del Sempione per il Vallese ed indicano l'importanza del commercio nel 1321. Questi statuti non sono nuove leggi, ma la raccolta delle usanze, pratiche e regole in vigore. Furono scoperti per caso dallo stesso Alvazzi verso il 1900, frugando in un oscuro ed umido bugigattolo, confuso in un mucchio di vecchie e umide carte.
L'adunanza aveva avuto luogo nel locale solito della Sosta. Pochissimi dei cognomi citati sussistono ancora a Varzo. Il latino e' grossolano e sgrammaticato, ma riportato fedelmente. Le note esplicative sono 82.