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LA GESTIONE DELLE DIGHE

Le dighe vengono costruite per realizzare laghi artificiali laddove la configurazione del terreno lo consente. Dal punto di vista impiantistico esse servono per immagazzinare energia potenziale da trasformare in energia elettrica attraverso macchine che prendono il nome di turbine. Le turbine utilizzate sono di tre tipi: turbine Pelton, turbine Francis e turbine Kaplan.

TURBINA PELTON, IMMAGINE TRATTA DAL SITO http://www.seac-srl.it




SCHEMA DI FUNZIONAMENTO DELLA TURBINA KAPLAN E DELLA TURBINA PELTON, IMMAGINE TRATTA DAL SITO http://www.vivoscuola.it


Le Pelton sono delle ruote munite in periferia di pale a forma di cucchiaio sulle quali incide il getto d'acqua proveniente dalla condotta forzata. Le Francis assomigliano vagamente alle turbine a vapore in quanto il liquido si muove all'interno di un "recipiente" costituito da un rotore munito di pale a forma elicoidale e da uno statore che ha il compito di guidare la vena fluida. La Kaplan è l'opposto dell'elica delle navi, nel senso che ha la sua forma e, stando ferma, viene mossa dall'acqua in moto.
Ciascun tipo di turbina ha un campo di applicazione piuttosto vasto, ma in generale i parametri di scelta sono 1) il salto di quota (e quindi l'energia potenziale) e 2) la portata (e quindi l'energia cinetica). In prima approssimazione la Pelton è da preferire per piccole portate e grandi salti e la Kaplan per l'inverso, cioè piccoli salti e grandi portate; la Francis si inserisce fra le due. Se però nell'impianto ci sono più turbine in parallelo (come spesso accade) le scelte sono assolutamente intercambiabili.
Riprendiamo i parametri di scelta(1):
1) il salto: come si è detto dipende dalla conformazione del terreno; in Italia sono molto diffuse le dighe in montagna, alte e strette che racchiudono laghi relativamente piccoli. In diversi Paesi sono invece diffuse dighe molto lunghe che chiudono ampie distese di superficie. Come tipologia costruttiva ci sono dighe in calcestruzzo senza armatura (dighe a gravità), o anche in calcestruzzo armato (cioè con la struttura in acciaio) ad arco o a vela, ma si costruiscono anche dighe di sola terra; in questo caso la costruzione è sempre relativamente bassa. Esistono anche dighe (una è in Francia, in riva all'Atlantico) sul litorale marino, laddove la differenza di quota fra bassa e alta marea è piuttosto grande; in questo caso si usano le turbine Kaplan le quali ruotano in un verso quando la marea sale (e il lago si riempie) e nel verso opposto quando la marea scende (e il lago si vuota).
2) la portata: in Italia condiziona fortemente la gestione delle dighe in quanto la portata dei fiumi che alimentano i laghi artificiali è spesso limitata e variabile. Da ciò segue che sono possibili almeno tre diverse situazioni di gestione:
A) portata costante: è questa ovviamente la situazione più facile da gestire. Scelta la macchina adeguata al salto e alla portata a disposizione (tutta quella del fiume o una sua parte fissa), la turbina può funzionare a regime permanente giorno e notte. L'investimento finanziario per l'impianto è ben presto coperto dalla produzione di energia elettrica pulita.
B) portata poco variabile: in questo caso si possono scegliere diverse tipologie di impianto. Una potrebbe essere di dimensionare le turbine in funzione della portata minima, buttando via (scaricando a mare o per altri usi) l'acqua in eccesso degli altri periodi; un'altra potrebbe essere quella di avere più turbine in parallelo, da far funzionare tutte nei periodi di massima portata e mettendole a riposo a turno negli altri periodi. In questo secondo modo l'impianto produrrebbe sempre la massima energia disponibile, ma l'investimento finanziario non sarebbe sempre pienamente coperto(2).
C) portata molto variabile: per semplicità riferiamoci alla situazione in Sardegna. La piovosità è limitata in assoluto ma anche concentrata in 4 - 5 mesi, per cui gli impianti idroelettrici soffrono di due caratteristiche negative: 1) i laghi dovrebbero essere molto grandi per accumulare le acque di piena, e non sempre ciò è possibile, per cui una gran parte dell'acqua spesso deve essere scaricata in mare; 2) man mano che l'acqua viene utilizzata il livello nel lago diminuisce, perché non più reintegrato dai fiumi, e diminuisce l'energia a disposizione e di conseguenza anche il rendimento, fisico e finanziario, dell'impianto(3).

LO SCARICO A MARE

Lo scarico delle acque in eccedenza si effettua essenzialmente in tre modi:
1) canali laterali rispetto alla diga che ricevono le acque di piena portandole lontano dalla struttura sino a rimetterle nell'alveo naturale del fiume.
2) paratoie (grandi sprotelli) mobili, a comando manuale o meccanico o ancora automatiche, disposte nella parte più alta della struttura, utilizzate per far defluire l'acqua in eccesso in modo rapido. Anche in questo caso il liquido deve essere guidato attraverso opportuni scivoli lontano dalla diga, e in particolare dal suo piede.
3) scarico di fondo che viene utilizzato quando la diga deve essere vuotata per effettuare su di essa le operazioni di manutenzione.

LA MANUTENZIONE

Nelle operazioni di gestione rientrano anche quelle di manutenzione, le quali in realtà sono abbastanza limitate. In generale la manutenzione riguarda:
1) il corpo: a lungo andare, per difetti di costruzione o per movimenti anche microscopici del terreno, possono verificarsi fessurazioni nel calcestruzzo. In tal caso il lago deve essere vuotato e le fessurazioni vanno riempite a pressione con iniezioni di cemento. Il lavoro viene completato eventualmente con una impermeabilizzazione con prodotti catramosi.
2) il fondo: i fiumi, specialmente quelli a carattere torrentizio, cioè con portata molto variabile, trascinano ciottoli, sabbia e terra che vanno ad accumularsi a ridosso della diga, determinando un doppio guaio: A) aumentano la spinta sul piede della struttura ostruendo anche lo scarico di fondo; B) diminuiscono il volume d'acqua accumulabile nel lago. Ne segue che periodicamente il fondo deve essere dragato per asportare gli accumuli di materiali.

(1) Vedi il sito CENTRALI IDROELETTRICHE
(2) La soluzione migliore è legata al prezzo e alla disponibilità nel tempo giusto. In autunno e in inverno una buona fetta di energia elettrica è usata, direttamente o indirettamente, per il riscaldamento domestico, per cui è possibile approfittare delle portate maggiori dei fiumi in quelle stagioni per produrre più energia. La maggiore produzione (e quindi il maggiore guadagno) può compensare la spesa per l'impianto non completamente utilizzato nelle altre stagioni.
(3) Per ovviare ad una parte di tali problemi si adotta una soluzione a prima vista assurda: di giorno si produce energia elettrica facendo scendere l'acqua in un lago a quota minore, di notte l'acqua viene pompata nel lago superiore. Cioè le macchine di giorno funzionano come turbine, di notte come pompe. Ciò viene giustificato con il fatto che le centrali termoelettriche funzionano a regime costante, giorno e notte e quindi la notte hanno una produzione sovrabbondante rispetto alla potenza richiesta in rete. Tanto vale adoperare il di più per recuperare l'acqua ... In Sardegna quindi si trovano laghi artificiali in cascata.