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BIG-BANG E RELATIVITA': SOGNO, TEORIA E REALTA'

L'INFLAZIONE.
Un collega voleva illustrare ad alcuni alunni il significato del processo inflazionario subìto dall'universo nei primi secondi dopo il big - bang. Per farsi capire ha detto all'incirca che nei primi istanti del nostro universo è avvenuto come se qualcuno soffiasse dentro un palloncino facendo quindi aumentare il suo volume interno di molte volte in poco tempo. Io mi sono opposto a questa interpretazione perché il palloncino divide lo spazio in due parti, uno interno e l'altro esterno, mentre non è dimostrato che il nostro universo abbia un confine e neppure che esista un volume esterno ad esso. A mio parere se si accetta la teoria del big - bang si deve credere che non esiste uno spazio più o meno grande da occupare ma che lo spazio è creato unicamente dal moto degli oggetti (massa ed energia) nati in quel momento.
Niente palloncini, niente vuoto da riempire, nessun confine precostituito.
Se ci fosse un confine dovremmo chiederci cosa c'è oltre quel confine, e di cosa è fatto tale confine, se è in grado di fermare solo l'energia o solo la massa, oppure se è permeabile all'energia e alla massa, per cui fra 10 o 100 o 1.000 miliardi di anni la materia finirà con lo sbatterci contro, come un'auto contro un muro.
Secondo le nostre attuali conoscenze dell'universo, la luce ci porta notizie del passato e quindi in modo più o meno comprensibile possiamo costruire la storia dal big - bang ad oggi. Niente, assolutamente niente almeno per ora possiamo sapere del futuro, se non supporre che le attuali leggi fisiche continuino ad agire anche nel seguito. Non avendo notizie del futuro come poter onestamente discorrere di un confine per l'universo? Possiamo parlarne inventando tutte le favole che vogliamo, per esempio che c'è un enorme drago con la bocca aperta e noi siamo sulla sua lingua in attesa di precipitare nel suo stomaco! Oppure che al confine c'è Dio che aspetta che l'universo raggiunga le sue braccia aperte! Oppure ….
Pensateci voi.

CREAZIONISMO E DETERMINISMO.
Analogamente è improprio porsi il problema di cosa c'era prima del big - bang, a meno che non si accetti di nuovo di lasciar libera la fantasia e allora qualunque soluzione è buona perché, almeno per ora, non ci sono riscontri sperimentali.
E anche alla domanda sul perché o sul come tutto è cominciato è sciocco tentare di rispondere in modo "scientifico" proprio perché lo stato iniziale non è noto. I modi di procedere sono essenzialmente due:
1) Creazionismo, cioè Dio un bel giorno decide di dare avvio a questo esperimento (c'è da chiedersi: era proprio necessario partire da così lontano per creare gli uomini? Non era più facile sistemarlo direttamente sulla Terra già mezzo formata, risparmiando almeno 15 miliardi di anni durante i quali non esisteva alcuna forma di vita? Oppure tutto fu studiato affinché miliardi di uomini si scervellassero a capire come funziona l'universo, dibattendosi fra continui errori e ripensamenti?). E' questo l'atteggiamento creazionista secondo il quale l'Uomo, giunto in prossimità di certe domande, deve ritrarsi e dire "lo sa Dio e ciò basta".
2) Determinismo, che non chiede il come e il perché del primo passo, ma assicura che, fatto il primo passo, tutti gli altri sono sue conseguenze necessarie. Un esempio: c'è un masso fermo sul fianco di una collina; gli do una spinta e il masso rotola giù. Il determinismo non indaga il perché della spinta, ma ci spiega come avviene il moto del masso in funzione della forza applicata, della pendenza, della forma del masso, della resistenza dell'aria, della natura del terreno, ecc.
Il creazionismo è sicuramente comodo e facile: quando si incontra una difficoltà si va dal Prete il quale risponde di aver fede in Dio, il quale tutto sa e tutto ha fatto bene. L'uomo è un eterno bambino capriccioso che vuole smontare i giocattoli per vedere come sono fatti dentro e Dio ogni tanto gli dà uno scappellotto per farlo tornare alla ragione.
Il determinismo è più difficile del creazionismo perché si trova davanti a continue sfide e forse mai troverà il "passo zero", quello che ha fatto cominciare tutta la sequenza di avvenimenti. Riprendendo l'esempio del masso sulla collina, il creazionista dice: il masso lo ha spinto Dio, lui sa perché e non sono affari miei sapere di più. Il determinista dice: chi lo ha spinto? Perché lo ha spinto? Come è arrivato sulla collina? Perché ha scelto quel masso e non quello vicino? Come ha applicato la forza? Ecc. e va indietro nel tempo a cercare cause ed effetti, sin dove lo porta la scienza. E quando giunge ad un punto morto, non delega Dio a risolvere il problema, ma si pone in attesa di nuove conoscenze dicendo: ci penserò domani!
Sull'atteggiamento creazionista vivono tutte le religioni e tutti coloro che si arrogano il diritto di interpretare o mediare "la volontà di Dio", anche a costo di andare incontro a risultati antiscientifici, come accade ad esempio a chi segue alla lettera la Bibbia, secondo la quale l'universo ha poco più di 5.000 anni e nello stesso tempo è laureato in antropologia e sa che l'homo sapiens è vecchio di oltre 100.000 anni. Come è possibile sostenere insieme la veridicità della Bibbia e la veridicità dei ritrovamenti archeologici?
Il creazionista si consola continuamente e addirittura ha creato la favola secondo la quale chi più indaga la natura più si avvicina a Dio, perché, non trovando il passo zero, alla fine si arrende e decide che è necessario che ci sia stato un Ente superiore iniziatore di ogni cosa. Io penso che ciò possa avere valore per il singolo individuo, ma non può valere per l'umanità che, liberata dal peso della religione, troverà una soluzione, forse non a breve scadenza, ma la troverà.

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