Periodico degli allievi dell’Istituto Tecnico per Geometri “L. Vanvitelli” di Cava de’ Tirreni (SA)
Dirigente Scolastico Prof. Claudio Mazzotta
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Numero 2
Maggio 2003
Pag. 4

 

La storia di Roccapiemonte
-Vista Panoramica-

Cristian Ronca e Francesco Viviano
2^B

La zona chiusa dei monti: Albino, Caruso, Castello di S. Giorgio S.Maria a Castello di Lanzara forma le fertili valli di Roccapiemonte e Nocera Superiore, nel cui mezzo, nella sua caratteristica forma di un cono, si innalza superbo e solitario il monte Solano.

Dalla cima del Solano, specie nelle tiepide giornate primaverili, quando il penetrante venticello viene a fugare ogni inizio di foschia, si gode una visione magnifica.

 La città di Roccapiemonte si sviluppa lungo le direttrici che conducono dall’area cavese-nocerina a Castel S. Giorgio e al San Severinese verso Avellino. L’abitato, che insiste sull’area medievale di ‘Apudmontem’, si estende ai piedi del monte Solano, dalla tipica forma conica, dominato dall’antica fortificazione da cui era possibile controllare i flussi di traffico e di uomini sulle direttrici tra Nocera, Cava e Mercato San Severino. La rocca dà il nome alla città, ma di essa oggi restano poche rovine in attesa di valorizzazione, che si possono raggiungere dall’abitato attraverso percorsi viari.

Il centro storico della città si sviluppa ai lati di corso Mario Pagano, principale asse cittadino di attraversamento che conduce a Castel S. Giorgio, sul quale troviamo edifici di età moderna, tra cui significativi portali in pietra sei-settecenteschi. Dal centro, piazza Zanardelli, raggiungendo la strada statale pedemontana che va da Materdomini (in comune di Nocera Superiore) a Mercato San Severino, via della Libertà, si può visitare, all’imbocco della via, la Chiesa di Santa Maria del Ponte, sorta nel secolo XV e restaurata nel secolo XIX. Da via della Libertà è possibile raggiungere, alle pendici del Monte Caruso, l'eremo di S. Maria di Loreto, la cui presenza sul territorio può rilevarsi già da un documento del gennaio 1179, meta del pellegrinaggio della Domenica in Albis degli abitanti di Rocca.

Nella via Roma, ortogonale al corso, in una traversa, viale dell’Immacolata si affaccia il notevole complesso della Collegiata di San Giovanni Battista, sorta nel secolo XI, principale edificio ecclesiastico cittadino, con annessa Confraternita del Corpo di Cristo del secolo XVI. Al limite del centro storico, alla fine di via Roma troviamo la Villa Ravaschieri, importante esempio di stile neogotico ottocentesco, con annesso parco e cappella dell'Addolorata settecentesca disegnata dal noto architetto napoletano San Felice, come si legge in "Rocca Apusmontem" di Mario Vassalluzzo.

Dalla villa si imbocca la strada esterna che conduce al casello dell’A30 di Castel S. Giorgio, per arrivare, di seguito, alla frazione di San Potito, nella cui piazza si vede la Chiesa dell'Addolorata già esistente nel secolo XI, e il novecentesco convento di suore. Proseguendo, si giunge nell’altra frazione di Casali, la cui piazza principale è dominata dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie del secolo XII e, al centro dell'abitato, in via Calvanese, il notevole  Palazzo Marciani -fine secolo XVIII - inizio XIX secolo (destinato ad ospitare attività culturali). In località Codola, posta in prossimità di Nocera Inferiore, troviamo la Chiesa di San Pasquale, secolo XVII, con un portale in tufo barocco.

 

Una rocca ai piedi del Solano

Anna Ciancone
2^B

Il Comune di Roccapiemonte sorge presso la riva sinistra del torrente Solofrana, ai piedi del monte Solano, dal quale si gode un’ampia vista della pianta del Sarno, del Vesuvio, di parte del golfo di Napoli e di quello di Salerno.

Il toponimo è composto dall’unione del termine "rocca", riferito probabilmente al castello medioevale situato sul Solano, con il nome di luogo "Pimonte", ovvero "pie’ di monte", un villaggio sorto ai piedi del monte Solano, verso il XII secolo, intorno a un monastero o a una chiesetta dedicata a San Quirico.

L’atto di nascita del castello, denominato da Guaimario, principe di Salerno, Rocca di San Quirico, risale al 1042: in questa data: Guimario fece iniziare la costruzione, sulla cima del Solano, di una rocca destinata a proteggere le strade militari delle valle sottostanti.

Nel 1059 Roberto Guiscardo assegnò al San Leone, abate di Cava, la maggior parte delle terre della Rocca di San Quirico. Seguirono poi altre elargizioni al monastero cavese, il cui abate esercitava su questi territori un’autorità illimitata. Nel 1169 divenne castellano divenne castellano della rocca Guglielmo de Conturso, della famiglia degli Altavilla. Con la morte dell’ultimo Altavilla la rocca andò nelle mani degli Svevi: negli anni 1214, 1218 e 1223 furono rispettivamente castellani Manerio de Rapoano, Ugone de Rocca e Pietro Marchesano, fedeli a Federico II. Nel 1279 divenne signore della rocca Giacomo di Bursone o Brussone, che si era unito in matrimonio a Ilaria Filangieri. A Giacomo successe il figlio Riccardo, e dopo il 1340, subentrò la contessa Angela de Capua, duchessa di Satriano. Nel 1349 il castello fu donato da Giovanna I d’Angiò a Nicolò Acciaiuoli. Sotto Ladislao fu concesso alla famiglia Latro.

Nel XIV secolo Rocca fu divisa in tre circoscrizioni amministrative (Università), denominate Rocca Corpo, Rocca Monastero e Rocca Casalium, che rimasero tali fino al 1806, quando ottennero lo statuto di liberi comuni.

Nel 1413 divennero signori del castello gli Zurlo. Sotto gli Aragonesi, poi, la rocca passò ai Piscitelli.

Nel Cinquecento il feudo fu venduto dai Piscitelli a Ferdinando Spinelli, duca di Castrovillari, al quale successe Giovanni Battista, che nel 1550 fu condannato a cedere a Isabella Caracciolo, duchessa di Castrovillari, la terra di Roccapiemonte. La Caracciolo la governò in nome del figlio Troiano Spinelli. Nel 1625 il feudo, già venduto in precedenza ai Gaudioso e ai D’Amato, fu alienato, per 32.600 ducati, a Ettore Ravaschieri, principe di Satriano e duca di Cardinale. Nel 1689 l’abate di Cava cedette il feudo al conte Antonio Ravaschieri che lo acquistò per 3000 ducati con l’obbligo di passare annualmente all’abbazia di Cava tredici ducati e tredici galline. Il governo feudale dei Ravaschieri si estese su tutte le tre Università, e si protrasse per molto tempo. Ultima discendente della famiglia è la principessa Ornella Ravaschieri Fieschi, figlia di Vincenzo, ultimo duca di Roccapiemonte.

 

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 Ultimo aggiornamento..... martedì 26 agosto 2003