Periodico degli allievi dell’Istituto Tecnico per Geometri “L. Vanvitelli” di Cava de’ Tirreni (SA)
Dirigente Scolastico Prof. Claudio Mazzotta
Via Giovanni XXIII — Cava de’ Tirreni (SA) Tel. 089 340061- 089 341936 Via Bottiglieri - Roccapiemonte (SA) Tel. 081 9368246

Numero 2
Maggio 2003
Pag. 6

 

Origini della valle di Mercato San Severino

Andrea Aliberti,
Giovanni De Pascale
2^B

L' assenza di documenti sulle origini di Rota ci inducono ad iniziare la storia urbana del sito dal secolo VIII, cioè da quando è nota l'attestazione documentaria del suo Gastaldato. Non vi è dubbio che la storia della Valle affondi le sue radici nella civiltà romana, se non preromana. Molti sono i segni che lo confermano: una sezione dell' acquedotto Claudio nei pressi della locale ferrovia, la torre Marcello in prossimità della frazione Curteri e le tracce di una centuriazione in località Faraldo. E' accertato che Rota già nel IX secolo era un centro con una sua autonomia. Per comprendere l'importanza di Rota basta pensare che nell'840 la provincia di Salerno era formata dai gastaldati di Conza, Sarno, Lucania (Cilento), Rota e Salerno. Sono noti anche i confini amministrativi del Gastaldato. Questi raggiungevano a nord, l'actua Nuceria; a sud la demarcazione confinaria era al di sopra di Acquamela, nei pressi della frazione Aiello; ad est il confine naturale era rappresentato dalle Serre di Montoro. Rota quindi era il centro propulsore della vita amministrativa di Gastaldato.

Sulla sua localizzazione esistono versioni contrastanti. C'è, infatti, l'ipotesi di Rota sorta presso la frazione Curteri e l'ipotesi che ne vede le origini ai piedi della collina del Castello. Non si può comunque escludere l'esistenza di ambedue i siti: Rota, presso Curteri - ancora da scoprire -, e un villaggio, ai piedi della collina del Castello, conosciuto col nome di Mercato.

Mercato non diventerà mai un grande centro urbano, esistevano fondati motivi (di cui parleremo più avanti) che ne impedirono l'espansione. Ma la posizione felice rispetto ai traffici favorì la sua affermazione quale luogo di stazione. Più che residenza urbana, dunque, Mercato fu fino al XVIII secolo -come dimostreremo- sede di pubblici uffici, come la Cancellaria e la Dogana, o di banchi di pegni per favorire il credito più di tutto. Mercato, inoltre, fu sede di svariati empori per il commercio fisso e piazza molto ambita per la mercatura girovaga. La istituzione della Fiera annuale del 1303 è la prova dell'importanza mercantile del luogo. Infatti sulla piazza si svolgevano non solo transazioni con i mercanti del circondario, ma anche con mercanti genovesi e fiorentini. Le merci trattate erano le più diverse: da quelle povere, come granaglie e alimenti vari, a quelle più ricche, quali pelli, sete, panni di lana, oro e rame. Una attività mercantile così fiorente spesso richiamava sulla piazza l'investimento di diversi capitali da parte di mercanti-banchieri, ebrei e ricchi possidenti. Nel circondario, poi, rifiorivano le attività artigianali. Ricordiamo la presenza dei maestri di muro, degli intagliatori di pietre, dei pipernieri, dei maestri ferrai, dei maestri ramieri, dei fonditori di metalli, dei tessitori, dei tintori, dei maestri di cotto, dei fabbri lignari, degli aurifabri, dei corsari.

Questi maestri artigiani operavano non solo nello Stato di Sanseverino, ma anche a Salerno, Napoli, Gaeta, Vicenza, fino alle province lombarde, richiamati per la loro perizia. Per quanto concerne l' agricoltura sappiamo che Rota sin dalla fine del X secolo rappresentava rispetto all'intera provincia un centro di produzione agricola di rilievo. Da un documento del 1286 si rileva che Mercato era uno dei principali fornitori, con i paesi dell'agro sarnese-nocerino, del mercato di Salerno. Comunque siamo autorizzati a pensare che Mercato, più che un centro di produzione agricola, all'epoca, si doveva considerare un luogo di raccolta e distribuzione delle varie derrate che si producevano nei villaggi rurali del circondario. Il vino e il grano erano i prodotti più affermati. Il primo per la sua rinomanza e il secondo per le numerose contrattazioni che si svolgevano sulla piazza. A questo fermento non fu estranea la presenza dei principi di Sanseverino e della corte. I principi, infatti, spesso proteggevano e incoraggiavano i traffici, mentre i nobili non disdegnavano l'impiego di capitali nei traffici mercantili.

Sulle origini e sulla localizzazione di Mercato S. Severino esiste oggi una vasta letteratura. Del periodo preromano e romano mancano studi sistematici e solo la presenza di alcune tracce sul territorio conferma l'antichità delle origini del luogo. A parte qualche raro toponimo, nessuna traccia documentaria esiste di un eventuale stanziamento bizantino. Con i longobardi di Arechi I si ha notizia di un primo consistente popolamento della Valle, con la fondazione di diversi villaggi che ancora oggi la caratterizzano.

Dell'invasione longobarda fu proprio Rota -intorno al 640- a subirne le conseguenze. Infatti il complesso urbano-rurale venne distrutto allorchè gli abitanti del luogo osarono tagliare la strada alle truppe di Arechi, dirette verso Salerno. Successivamente il paese rifiorì grazie alla sua posizione eminente rispetto ai traffici. Con l'avvento dei normanni, e quindi di Troisio, per motivi strategici, la vita amministrativa fu trasferita sul Castello. Siamo nella seconda metà del secolo XI. Intanto ai piedi della collina, nei pressi della distrutta Rota, si andava affermando un nuovo sito -poco più di un villaggio- che, per la sua attività prevalente nel settore degli scambi commerciali, fu nominato Mercato.

Fuori mura, poi, oltre ad alcune masserie sparse nella campagna circostante, era posto il convento dei Domenicani la cui costruzione fu voluta da Paolo II con una papale del 9 luglio 1466.

Il convento -oggi palazzo Vanvitelli-, oltre all'annessa chiesa e campanile, era fornita di dormitorio, refettorio, chiostro, orto, giardino e cimitero. In posizione periferica, infine, erano situate pure le attuali chiese di S.Antonio, S.Giacomo e S.Maria delle Grazie, di più remota fondazione rispetto al convento dei Domenicani.

A quell'epoca l'attuale corso Diaz, doveva essere costeggiato da abitazioni solo lungo il lato sud, mentre a nord la strada,  probabilmente, si confondeva con una piazza, che, considerata la morfologia del luogo, doveva estendersi fino alle pendici della collina del Castello. Quella piazza, nominata Mercato Vecchio era certamente la più antica sede del mercato. L'unica costruzione sul lato nord del Corso, di cui è documentata la presenza nella prima metà del XV secolo, era il palazzo dei principi di Sanseverino. Il Palazzo, ancora esistente -noto col nome di "Landi"-, nacque come ospizio, una sorta di albergo per i forestieri in transito. Successivamente venne restaurato e convertito in dimora principesca nell'epoca di transizione tra Antonello e Roberto II, principi di Sanseverino. Il collegamento tra Mercato e il Castello, con buona attendibilità, era assicurato, per un tratto, dall'attuale via Municipio, e per il resto da un sentiero relativamente agevole che conduceva alla torre Mastio. Infatti nel testamento comitale di Giovanni, principe di Sanseverino, redatto il 19 dicembre 1444 presso l'ospizio di cui abbiano parlato, si fa riferimento in una citazione di confine, allo ruigo de lo Parcho. Questa viam puplicam conduceva al parco del Castello.

 

STAMPA LA PAGINA

STAMPA
LA PAGINA
CHIUDI

 

ITG "Vanvitelli" - Cava de' Tirreni (SA)

 Webmaster: Prof. Michele Perone

 Ultimo aggiornamento..... martedì 26 agosto 2003