Prima
di inoltrarci tra le antiche mura è opportuno soffermarsi con
qualche considerazione su questa valle la cui morfologia e la
cui ubertosità tanta parte ebbero nella localizzazione del
Castello. La valle di Mercato San Severino è delimitata, verso
nord-est, da una cortina montuosa (montagne di Montoro) la cui
importanza non è trascurabile.
Questa
cortina, infatti, è alla base dell'evoluzione e della divisione
amministrativa della Campania. In particolare, questi monti
segnano il confine tra il Principato Ultra (le attuali province
di Avellino e Benevento) e il Principato Ultra (zona
appartenente al principe di Salerno). La divisione fu fatta in
epoca angioma, tra il 1290 e il 1299. Nell'atto di divisione
furono precisati anche i paesi appartenenti all'uno e all'altro
Principato. Andando molto più indietro nel tempo, è accertato
che questi monti (particolarmente la zona alta della valle di
Montoro) erano già abitati in età osca: Solofra, ad esempio,
è un termine "osco" che significa
"salubre". In seguito la vallata fu occupata dai
Romani che vi impiantarono ville e fattorie. Fu intorno a queste
ville e fattorie che si formarono i primi centri abitati che
presero il nome del loro possessore.
Tuttavia
mancano nel territorio tracce di stanziamenti bizantini, se si
esclude qualche raro toponimo come "Catavato", che
indica una "forra profonda", o "Lancusi",
che ha il senso di "pezzo di terra assegnato". Più
consistenti, invece, sono le tracce di una presenza longobarda.
I Longobardi, intorno al 640, si accasarono su buona parte della
valle Sanseverinese. Ricordiamo Pandola, Galdo, Piazza del
Galdo, Faraldo, Lombardi, come alcuni dei luoghi in cui essi si
stabilirono.
Passiamo
ora a considerare quella parte della valle verso sud-ovest dove
la morfologia del luogo è tale che sussiste un passaggio
obbligato naturalmente determinato da una strozzatura della
valle. Un passaggio obbligato dunque o un luogo strategico dove
i Romani, se non proprio i precedenti italici, vi si stabilirono
con una "statio", posto di controllo ad un tempo
politico-fiscale-amministrativo.
Questa
prima "statio" fu chiamata "Rota", nome
derivante da "rotaticum", pedaggio a carico di coloro
che con carri, merci od altro transitando per il luogo nei due
sensi intendevano raggiungere Nocera, oppure Salerno, Avellino o
Benevento, fino alla Puglia. Attorno a questa "statio"
venne a formarsi in breve un vero e proprio villaggio chiamato
appunto "Rota", che va considerato come il nucleo
abitativo originario di Mercato San Severino. "Rota",
ubicata nei pressi dell'attuale frazione Curteri, fu
probabilmente distrutta dalle truppe longobarde di Arechi I, che
si vide tagliare la strada per Salerno dalla popolazione del
luogo. Ci troviamo, quindi, con Rota, e successivamente con S.
Severino, poi Mercato, al centro di grandi vie di comunicazione
essenziali e insostituibili per un tempo lunghissimo, a partire
dalle dominazioni italiche fino al periodo medievale e moderno.
In età contemporanea le cose, invece, cambieranno. La
costruzione delle strade costiere taglierà fuori dalle
principali vie di collegamento le zone interne, creando così
anche le premesse per una lenta ed inesorabile decadenza dei
traffici e quindi dei commerci. Rota, pertanto, sarà un centro
politico-amministrativo notevole, la cui attestazione
documentaria è antichissima. Infatti il secondo più antico
documento della estesissima provincia di Salerno è dell'anno
798.
Esso
è un atto notarile stipulato proprio nell'atrio della chiesa di
S. Marco a Rota e le persone che vi intervengono sono, dai nomi,
Longobardi di chiara estrazione celtica. Ritornando poi al
Castello, sono tutti da scoprire i collegamenti con la valle.
L'ipotesi più attendibile è quella secondo cui il Castello
possa aver rappresentato una primitiva costruzione di tipo
militare, eretta a difesa dall'alto delle vie di traffico e di
tutta l'attività che si svolgeva a fondo valle.
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