Periodico degli allievi dell’Istituto Tecnico per Geometri “L. Vanvitelli” di Cava de’ Tirreni (SA)
Dirigente Scolastico Prof. Claudio Mazzotta
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Numero 2
Maggio 2003
Pag. 8

 

Degrado ambientale e sviluppo sostenibile

Domenico Capone
3^B

Boschi distrutti fino all'ultimo cespuglio, abbattuti albero dopo albero, bruciati da incendi dolosi, inariditi per incuria o per inquinamento. Montagne e colline brulle, senza verde abbandonate a se stesse o selvaggiamente prese d'assalto dalla speculazione edilizia, come le coste. Strade e autostrade aperte dovunque come larghe valli. Frane, smottamenti e crolli. E poi, laghi che muoiono, ridotti a pattumiere chimiche o prosciugati; fiumi che straripano o si trascinano senza vita, inquinati come i mari da scarichi industriali, da fogne, da detriti d'ogni tipo e natura. Mentre l'aria diventa ogni giorno più sporca e irrespirabile, avvelenata da industrie e motori, dal fumo delle ciminiere e dai gas di scarico, che portano in alto masse enormi di particelle chimiche nocive ed estremamente pericolose.

Il territorio del nostro Paese si sfalda, si disgrega, si degrada anno dopo anno, stretto nella morsa di uno sfacelo lento ma inarrestabile. Uno sfacelo drammatico, di cui nessuno tuttavia sembra accorgersi e interessarsi, tranne che nelle occasioni dolorose in cui "ci scappa il morto" per una alluvione, una frana, il crollo di un ponte, dì una strada, la fuga di sostanze chimiche micidiali da una fabbrica, la comparsa improvvisa di una epidemia, la nascita di bambini deformi. Allora i giornali escono con titoli a tutta pagina: tutti accusano, strillano, sbraitano, la gente si indigna, chiede "severi provvedimenti" non si sa bene contro chi, e poi tutto ritorna puntualmente come prima. In attesa della successiva sciagura.

Almeno ufficialmente, nel nostro Paese non si conosce bene né il livello d'inquinamento dell'aria, delle acque, del suolo, né lo stato di conservazione del territorio nazionale del quale mancano addirittura rilevazioni scientifiche aggiornate e documentate: si va avanti "alla buona", a caso, come viene, fingendo che non esistano problemi o che quelli noti all'opinione pubblica siano meno gravi di quanto comunemente si crede.

E intanto non solo il disfacimento del territorio procede per conto suo, nell'indifferenza generale, ma anno dopo anno cresce il numero e aggrava l'intensità delle malattie provocate direttamente e indirettamente dall'inquinamento, dalla degradazione dell'ambiente di vita, dagli squilibri ecologici: cancro, affezioni dell'apparato respiratorio e di quello digerente, del sistema nervoso e cardio-circolatorio in misura particolare.

Per non parlare delle malattie infettive che imperversano senza tregua soprattutto nelle regioni più povere e abbandonate a se stesse, degli alti indici di mortalità infantile, delle epidemie che si diffondono con puntuale frequenza, passando da una zona all'altra della penisola. Lo sfascio del territorio e l'inquinamento ambientale sono strettamente collegati e interdipendenti: essi rappresentano, infatti, le conseguenze estreme di un complesso di cause comuni che sono oggettivamente all'origine sia dell'uno sia dell'altro problema.

Tra i fattori dello squilibrio ecologico e dell'inquinamento generale del nostro territorio l'industrializzazione occupa certamente il primo posto. Tutte le industrie, in verità, provocano alterazioni profonde e pericolose nei delicati equilibri ecologici: i gas liberati dalla combustione delle materie necessarie per produrre energia si diffondono ininterrottamente nell'atmosfera; i rifiuti e i residui della produzione industriale vengono sversati dappertutto; le acque del sottosuolo sono intensamente sfruttate nei processi di lavorazione, tanto che già si profila il rischio concreto di una ridotta disponibilità di acqua potabile; in molte zone della penisola notevoli estensioni di terreno sprofondano; mari e fiumi non hanno quasi più pesci, ridotti come sono a veri immondezzai.

A tutto questo si deve poi aggiungere l'effetto inquinante e sconvolgente provocato dai milioni di veicoli a nafta e a benzina che con i loro scarichi di gas avvelenano senza interruzione l'atmosfera di città e di campagne, di monti e di pianure. Inquinamento, squilibrio ecologico, abbandono delle campagne, distruzione del territorio, aumento delle malattie. scomparsa progressiva del verde, adulterazione e avvelenamento degli alimenti, riduzione della vita animale nei mari, nei fiumi. nei laghi, desertificazione delle zone rurali e sovraffollamento delle città di pianura e lungo le coste. Sono queste alcune tra le più gravi e preoccupanti conseguenze di un disfacimento avanzato del nostro ambiente di vita che non soltanto minaccia seriamente, ormai, la salute e il benessere dei singoli e della collettività, ma pregiudica anche qualsiasi ipotesi o programma di sviluppo futuro del nostro Paese.

E allora? Ci si deve rassegnare? Si devono accettare come inevitabili tutti i problemi e le tragedie che la civiltà tecnologica ha portato con sé? Niente affatto.

In realtà, grazie a un nuovo concetto introdotto alla fine degli anni ottanta dalla commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo –lo sviluppo sostenibile- si stabilisce uno sviluppo che persegua la crescita senza saccheggiare il pianeta. Concetto che nel 1992 fu riproposto in Brasile da oltre 150 Paesi.

Si contava, infatti, sulle risoluzioni di Río per conciliare la tutela dell'ambiente con un progresso tecnologico più "pulito", ma che sistematicamente dopo qualche anno non fu rispettato, o meglio solo da 31 Paesi.

In questi ultimi anni sono sorte, solo in Italia, centinaia di ditte specializzate nel restauro di beni ambientali ma riescono ad effettuare solo un "abbellimento" che mette d'accordo ambientalisti e politici. E' necessario quindi inculcare amore e rispetto per l’ambiente perché ognuno di noi si impegni a salvaguardare il proprio mondo da qualsiasi attacco che ne metta in pericolo la sopravvivenza.

 

Vivo per miracolo

Antonino Ferrara 2^C 

Un uomo di 53 anni si è salvato per miracolo nonostante un terribile incidente. Mentre lavorava nel suo terreno, una motosega gli ha squarciato entrambe le gambe lasciandolo per terra sanguinante.

Le sue strazianti grida sono state udite dai contadini che lavoravano nei campi vicini. Dopo aver tamponato al meglio la ferita, per ridurre la fuoriuscita di sangue, lo hanno immediatamente trasportato al più vicino ospedale. Con un delicato e lungo intervento chirurgico, gli sono state ricucite le ferite e rimessi al loro posto gli arti.

Attualmente l’uomo è in prognosi riservata poiché non è ancora stato scongiurato il pericolo di infezioni. I medici che lo hanno operato hanno riferito che le sue condizioni al momento del ricovero erano disperate, dopo 2 giorni il pericolo sembra scongiurato.

L’uomo miracolato è comunque sotto osservazione nella sala rianimazione dell’ospedale.

 

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 Webmaster: Prof. Michele Perone

 Ultimo aggiornamento..... martedì 26 agosto 2003