S. Maria del Rifugio di Cava de' Tirreni da un dipinto d'epoca.

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I demoni della Terra.
 
Domenica, 3 Novembre 2002

I demoni della Terra

Un articolo da Il Corriere della Sera del 3 Novembre 2002 sull'attenzione che l'uomo presta allo studio delle catastrofi naturali e sulla capacità di apprestare presidi per difendersi dalle loro conseguenze.

I DEMONI DELLA TERRA
I progressi della geologia e le nostre paure

di Massimo Piattelli Palmarini

Le catastrofi naturali in genere, e i terremoti in particolare, ci ricordano penosamente che la nostra esistenza si svolge su una sottile pellicola, colonizzata dall'uomo con grande fatica, nel corso di millenni. Abbiamo miliardi di metri cubi di magma incandescente sotto di noi, qualche chilometro di agitata atmosfera e anni luce di spazio siderale sopra di noi. Da questa pellicola, assai recentemente, grazie allo sviluppo delle scienze, abbiamo inviato sonde di ogni genere, verso il basso e verso l'alto, per comprendere, prevedere e, se possibile, provvedere.

E' legittimo avere orgoglio per il tanto che già sappiamo, ma la natura, a intermittenza, ci fa toccare con mano i limiti delle conoscenze scientifiche e dei mezzi messi a disposizione dalle tecnologie.

Le energie scatenate in un uragano o in un terremoto fanno impallidire perfino quelle liberate in un'esplosione termonucleare. Il contrasto tra la finitezza umana e l'immensità della natura riaffiora costantemente alla nostra riflessione. Gli antropologi testimoniano che tutte le culture hanno, a modo loro, profonda coscienza della sottigliezza dell'insediamento umano, suddividendo il mondo incorporeo degli spiriti e delle divinità in un universo ctonio, cioé sotterraneo, oscuro, per lo più malvagio, e in un universo, invece, luminoso, celeste, iper-uraneo, per lo più benigno. Ognuno ha i suoi angeli e i suoi démoni.

In questo complesso quadro di credenze e di discipline scientifiche la geologia, purtroppo, è un po' la cenerentola. L'esplorazione dello spazio cattura l'attenzione e l'immaginazione, finisce sulle prime pagine. I carotaggi in profondo e gli echi catturati dai sismografi restano discreto appannaggio degli esperti, salvo quando la sciagura colpisce. Poco ci curiamo, giorno dopo giorno, dell'enorme progresso delle scienze della terra. La decade del cervello, o il progetto genoma, per esempio, ci incuriosiscono di più. Eppure i grandi progetti geologici nazionali e internazionali, insieme alla cartografia dei mari e delle coste, sono stati i primi programmi scientifici di lungo respiro ad essere promossi dagli Stati, lungo tutto l'Ottocento. Inghilterra e Francia furono pioniere.

E il 28 Luglio 1861, con uno dei primi atti dell'Italia unita, Vittorio Emanuele II istituì la commissione che doveva creare la carta geologica dell'intero Regno. Come molti hanno appreso in questi giorni, e come gli storici della scienza italiani ci ricordano da gran tempo, il progetto resta a tutt'oggi non completato.

Ma dettagliate carte geologiche d'Italia sono accessibili anche su Internet e il lavoro svolto è immenso, e di qualità. Dato che ci risulta insopportabile accettare la casualità, sempre, dopo una sciagura, cerchiamo l'errore umano, le negligenze, e accusiamo la scarsa lungimiranza che tutti abbiamo verso i progetti scientifici di lungo respiro. Le immagini di quella scuola del Molise devastata stringono il cuore. Non solo la scienza viene messa in discussione.

E' curioso che, nella vecchia Europa, ricca di palazzi splendidi, quando vediamo un edificio brutto, dimesso e male in arnese, possiamo scommettere che è una scuola. Negli Stati Uniti, invece, quando, in una selva di casette anonime, si vede un edificio luminoso e imponente, possiamo ugualmente scommettere che è una scuola. Una lezione da imparare.

Tornando alla scienza, ai suoi meriti e ai suoi limiti, va sottolineato che una rete mondiale di osservatori sismici spia costantemente le «onde di pressione» generate nelle viscere del pianeta e simula con i calcolatori il loro complesso impatto sulle principali faglie della crosta terrestre.

Nell'ottobre del 2001 un terremoto in Cina fu puntualmente previsto e bollettini di all'erta vennero fatti circolare da un esperto sismologo, parrebbe senza risultati. Idem per il terremoto in Perù del 4 dicembre di quell'anno. Il contrasto tra queste previsioni ctonie , sotterranee, cui pare poco si creda, anche quando poi risultano esatte, e le foto satellitari degli uragani, trasmesse da tutte le tv, dovrebbe farci riflettere. La scienza ci dà occhi per scrutare l'invisibile. E' uno dei suoi compiti principali. Ascoltiamo di più i sismologi. La previsione non potrà essere infallibile, e la prevenzione non potrà essere totale, ma grandi passi possono essere fatti. Pur consapevoli della sottigliezza della nostra «pellicola», non dobbiamo rassegnarci all'impotenza di fronte alle forze della natura.

Come le teste regnanti dell'Ottocento, dobbiamo di nuovo mettere sotto i riflettori la geologia, questa scienza esatta ingiustamente snobbata.

Posted by Michele Perone

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