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Resoconto del viaggio di istruzione che un gruppo di studenti dell'I.T.G. "Vanvitelli" ha fatto, da Mercoledì 16 a Venerdì 19 Ottobre, al SAIE di Bologna. Mercoledì 16 ottobre 2002 un gruppo di circa 50 ragazzi delle classi quarte e quinte dell’I.T.G. “L. Vanvitelli” è partito alla volta di Bologna per visitare il SAIE (Salone Internazionale dell'Edilizia). La comitiva, partita alle ore 7:30 da Cava de’ Tirreni, è giunta ad Urbino, per una sosta intermedia, alle ore 14:30.
Urbino, che rappresenta il “passato” dell’intero viaggio, è una sosta che i ragazzi non potevano perdere. Infatti, la piccola cittadina marchigiana offre tracce vivissime di storia rinascimentale che si ritrova nel suo tessuto urbano, nei suoi monumenti e, forse, anche nell’aria. Qui, grazie alle conoscenze degli accompagnatori ed al supporto di una guida, sono stati illustrati alla scolaresca il palazzo ducale voluto da Federico di Montefeltro e qualche cenno sulla vita del duca. E’ stato possibile ammirare i dipinto che ha caratterizzato la pittura del tempo, si tratta de: “La città ideale” di Luciano Laurana, architetto del palazzo ducale. Il dipinto è di importanza assoluta, in quanto viene rappresentata, per la prima volta, la prospettiva geometrica perfetta, comprendente punti di fuga e l’utilizzo delle tre dimensioni con l’aggiunta della quarta, il tempo. Conclusa la visita ad Urbino la comitiva è ripartita alle 17:30 alla volta di Milano Marittima, dove è giunta alle 19:30. Dopo la sistemazione nell’hotel Adria e una buona cena, i ragazzi hanno avuto la possibilità di muoversi un po’ più liberamente per sgranchire le gambe dopo il lungo viaggio e la giornata faticosissima. Ormai la notte è calata e la maggior parte dei ragazzi si è recata a letto per poter recuperare le forze, in vista dell’indomani mattina, quando li attende la grande fatica della giornata in fiera. Siamo ormai a giovedì 17 ottobre. L’intera comitiva, svegliatasi di buon ora, alle 8 ha intrapreso il viaggio per il SAIE, dove ha trascorso l’intera giornata. La fiera dell’edilizia, secondo la mia opinione, rappresenta il “futuro” del viaggio, vista la presenza di nuovi strumenti e tecniche che saranno utilizzate diffusamente solo in futuro.
Dopo un paio d’ore di tragitto in pullman, alle 10:30 il gruppo è finalmente entrato all’interno della fiera. Data la vastità del comprensorio fieristico e quindi un alto rischio di dispersione, gli accompagnatori hanno deciso di visitare lo stand della Leica tutti insieme, per poter ammirare nuovi strumenti come il “Laser Scan”. Quest’ultimo è lo strumento rivelazione, in campo elettronico, del SAIE. Il suo funzionamento consiste nel colpire l’oggetto da rilevare con un laser, dal quale poi si potrà ricavare informazioni metriche su circa 400 000 punti. Il raggio, generato all’interno dello strumento, colpisce i vari specchi sempre presenti all’interno, i quali iniziano a ruotare moltiplicando così la quantità di raggi che colpiscono l’oggetto. Il Laser Scan si può considerare l’evoluzione del Cyclop, infatti, in quest’ultimo strumento l’utente deve indicare i punti, qui invece è già lo strumento ad individuare i punti e di conseguenza la loro posizione nello spazio. Inoltre, il dispositivo funziona anche da macchina termografica. Riassumendo, con questo strumento c’è solo da disegnare sopra l’immagine (avendo già tutti i punti è una sorte di collimazione) e il rilievo tridimensionale, con precisione nell’ordine di 1/2 cm, sarà fatto. La misura dell’innovazione costituita da questo strumento è data anche dal prezzo; infatti, in tutta Italia, costando 360 milioni di vecchie lire, è in dotazione solo a due o tre società. Ormai è giunta l’ora del ristoro e ogni gruppo si è organizzato per la pausa pranzo. I miei compagni di classe ed io abbiamo deciso di mangiare una pizza, della quale solo ed esclusivamente il nome, e non il gusto, ci riporta all’alimento che consumiamo solitamente. Terminata la pausa pranzo, ogni ragazzo, col permesso degli accompagnatori, ha avuto la libertà di muoversi all’interno del quartiere fieristico.
Il mio gruppo ha deciso di visitare per prima il padiglione dedicato al legno lamellare. Materiale che è stato da molti riconosciuto come il protagonista del SAIE 2002. E’ stato possibile visitare altre applicazioni e l’innovazione per eccellenza: il legno armato. Dopo aver concluso la visita all’area del legno, il gruppo si è recato nei padiglioni dedicati all’informatica. Qui abbiamo assistito a varie dimostrazioni dei nuovi programmi CAD, quasi tutti di derivazione di AutoCAD, e altri software per l’elaborazione del computo metrico e strutturale. In questi padiglioni, considerata la grande attrazione che suscita il mondo dell’informatica, è trascorsa gran parte del pomeriggio. Infine, il gruppo ha deciso di recarsi nel padiglione dove sono state esposte le attrezzature per la lavorazione delle armature metalliche. E’ stato possibile visionare macchine costosissime in grado di produrre, in modo automatico, sagomati e staffe molto precise. La particolarità di questi macchinari sta nel fatto che sono collegati ad un personal computer, dal quale vengono prelevati direttamente i dati metrici di progetto e quindi le varie armature. Questo dà la possibilità di produrre fedelmente le armature metalliche dimensionate in sede di progetto. Alle 17:30, riunita tutta la comitiva, il gruppo è ripartito alla volta dell’albergo. Dopo il meritato relax, la necessaria doccia ed una lauta cena, un gruppo numeroso di ragazzi, compreso molti della mia classe e due degli accompagnatori, si è recata in un pub dove ha trascorso una bella serata in compagnia. Verso mezzanotte il gruppo è rientrato in hotel, dove, nelle singole camere, sono continuate le chiacchierare ed il divertimento. Io, con la complicità del mio inseparabile compagno Carmine Annunziata, ho sfidato a scopone il prof. Giordano il quale ha fatto coppia con il nostro compagno di classe Giuseppe Vicedomini. Come dice il saggio, la classe non è acqua, e in un batter d’occhio la coppia Amarante-Annunziata ha messo KO l’insolito e amareggiato team Giordano-Vicedomini. Terminata la partita, agli sconfitti non è rimasto che nascondersi a letto e meditare, in attesa del sonno, non tanto sugli errori commessi, quanto sulla superiorità degli avversari. Al risveglio sembrava di essere ancora all’inizio, e invece no: il viaggio volgeva rapidamente, troppo rapidamente, al termine! Lasciato l’hotel alle 8:45, verso le 11:30, la comitiva è giunta ad Assisi dove ha visitato la Basilica Superiore, la Basilica Inferiore e la tomba di S. Francesco, patrono d’Italia. La Basilica è un simbolo nel mondo odierno e per questo motivo ritengo di poter definire questa tappa come il “presente” di questo viaggio.
Nella Basilica, oltre ai vari affreschi, è stato possibile notare parte della navata centrale crollata durante il recente terremoto. Grazie agli accompagnatori tecnici, è stato possibile capire le tecniche che sono state impiegate per la ristrutturazione. Sono state usate, infatti, delle barre di carbonio, una delle ultime e innovative tecniche edilizie. Il carbonio ha un modulo di elasticità E pari a 15-20 volte quello dell’acciaio, che è 2.100.000 daN/cm2, motivo per il quale viene classificato come materiale infinitamente rigido. Nonostante ciò ha due grandi svantaggi: la rottura fragile e la scarsa resistenza alle alte temperature. Dopo questa breve parentesi tecnica, ritorno al viaggio. All’ora di pranzo il gruppo si è recato in un ristorante dove è stato possibile consumare un buon pasto. Dopo il pranzo e prima della partenza la comitiva ha potuto fare una pausa presso la Porziuncola dov’è presente la chiesa di S. Maria degli Angeli. Qui, data la massima libertà, alcuni hanno potuto visitare la Basilica mentre altri si sono riposati nei giardini antistanti la Basilica. La Porziuncola è molto nota in quanto rappresenta il luogo dove è nato il primo gruppo di frati seguaci di S. Francesco. Dopo quest’ultima visita l’intera comitiva è ripartita alle ore 16 per poi giungere, dopo una sosta in Autostrada per una frugale cena in Autogrill, a Cava de’ Tirreni verso le 22. Terminando, e tralasciando le solite banalità conclusive, posso dire che è stato forse il primo viaggio dove sono stati curati tutti gli aspetti, dal tecnico al sociale, sino al divertimento, per tornare a casa più ricchi di come si era alla partenza. Ritengo
che l'intero viaggio possa essere sintetizzato con questo slogan:
Ci è capitata tra le mani una brochure prodotta dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale che illustra varie opportunità di lavoro che si presentano ai giovani. Abbiamo pensato di fare cosa utile a quanti vorranno leggerla pubblicandone un ampio estratto sulle nostre pagine. Nel testo sono presenti numerosi link che potrai esplorare nella certezza che potrai trovare ulteriori notizie utili. …NON SAI DA DOVE COMINCIARE? UN'IDEA: IL FORMA LAVORO I cambiamenti in corso nel mondo dell'istruzione, della formazione e del lavoro sono fonte di interrogativi ed a volte di incertezze soprattutto per i giovani che devono scegliere la strada da percorrere in ambito scolastico, formativo e professionale. La scelta è certamente difficile perché bisogna elaborare un percorso a lunga scadenza". "Sapersi orientare" diviene, in questo contesto, indispensabile. In risposta a tali esigenze il Ministero del Lavoro e dette Politiche Sociali UCOFPL è da tempo impegnato a realizzare un piano di orientamento, informazione e comunicazione per offrire un "servizio" utile ad un sempre maggior numero di soggetti. Tra le attività e gli strumenti scelti è stata prevista anche la pubblicazione del "FormaLavoro" che oltre ad individuare percorsi possibili per l’accesso al mondo del lavoro, fornisce riferimenti ed indirizzi utili per eventuali approfondimenti. OBBLIGO FORMATIVOL’obbligo
formativo ha l’obiettivo di innalzare il livello di istruzione e di
formazione dei giovani. Mira ad assicurare il successo formativo di tutti
i giovani, fornendo l’opportunità di completare un percorso scolastico
o formativo effettivamente spendibile sul mercato del lavoro che termini
con un titolo riconosciuto.
Per questi giovani si profilano tre possibili percorsi: SCUOLA FORMAZIONE APPRENDISTATO PERCORSI FORMAZIONE
LAVORO APPRENDISTATO TIROCINIO PART-TIME LAVORO
TEMPORANEO PIP
(PIANI D'INSERIMENTO PROFESSIONALI) FARE
IMPRESA EUROPASS-FORMAZIONE LAVORO
ALL’ESTERO INIZIATIVE E PROGRAMMI COMUNITARI FONDO
SOCIALE EUROPEO L’iniziativa
comunitaria EQUAL Il
Programma Comunitario Leonardo da Vinci
Un articolo di Luca Sofri del 27 Luglio 2002 tratto da "Il Foglio" sul tema dei Weblog. Un'altra rivoluzione su internet? Con tutte le bufale che ci avete già rifilato? Eppure, sprezzante del pericolo, Jeremy Wagstaff ha cominciato così il suo fondo sul Wall Street Journal: "Un giorno i vostri nipoti vi salteranno in braccio e chiederanno 'Nonno, nonna, generica figura di avo, cosa facevi durante la Grande Rivoluzione dei Blogs?'". Blogs? Blogs. Un'altra rivoluzione su internet, ma questa è una vera, come non se ne vedevano dall'invenzione dei motori di ricerca, e concreta, un fenomeno sociale e dell'informazione, non un'altra bolla economica da cui immaginare fantomatici guadagni. Blogs. Blogs è un'abbreviazione di weblogs, e negli slang internettiani tutto ha un nome nuovo: i due termini si usano come sinonimi. La definizione di un weblog è abbastanza elastica e dibattuta, dunque ricorriamo ancora al Wall Street Journal: "Di solito si tratta si semplici siti web gestiti da individui che riferiscono di qualsiasi cosa, dai loro fallimenti sentimentali ai problemi delle telecomunicazioni. Disseminano i loro scritti di links ad altri siti, inseriscono commenti loro, e dei lettori. I blogs riflettono il meglio di internet: un medium informale per idee informate, anarchico, commercialmente ingenuo e affascinante". Un weblog è un sito personale, a cavallo tra un diario, un articolo di commento e una rassegna stampa, aggiornato quotidianamente o quasi. Come tutte le versioni di rassegne stampa sul web, ha il vantaggio di consentire l'accesso immediato, tramite un clic, al testo originale passato in rassegna, articolo di giornale o di sito web, o pagina di qualsiasi genere. L'autore del weblog è insieme lettore ed editore. Lettore delle cose che vengono pubblicate in rete, che poi seleziona, raccoglie e commenta come editore del suo weblog. La mole sterminata di contenuti che circola su internet (compresi gli articoli di carta stampata riprodotti in rete) viene così scelta da qualcuno che ne fornisce ai lettori una scelta mirata, secondo criteri che possono essere tematici o di suo gusto personale. Di fatto, si tratta di quello che fanno su carta giornali come il Foglio dei Fogli e Internazionale, ma impreziosito da un accesso a molte più fonti, nessun costo di riproduzione (i link rimandano all'originale) e uno spazio e un aggiornamento illimitati. Come tutti gli iniziatori, i webloggers si sentono degli iniziati: eletti tra il popolo bue dei navigatori di internet ad avere capito tutto il senso e le potenzialità della rete e ad essere in grado di sfruttarli. Sono nati siti che trattano del fenomeno weblog, weblogs di weblogs, discussioni e teorizzazioni. I primi libri e manuali sui weblogs vanno a ruba su Amazon. Archeologi del weblog hanno fatto risalire i primi esempi a quattro anni fa, quando alcuni scaltri trafficanti di internet si scambiavano liste di indirizzi web a cui andarono progressivamente aggiungendo note e commenti. Alla fine del millennio, venne la svolta tecnologica che permise a chiunque di diventare weblogger: i primi software dedicati alla compilazione delle pagine dei weblog. Non c'era più bisogno di masticare un po' di html, di individuare un server apposito, di conoscere i rudimenti della creazione di un sito web. Programmi come Blogger e Pitas, offrirono una struttura grafica standard, modificabile a piacimento, in cui era sufficiente inserire il proprio testo: pubblicare online divenne facilissimo. Le prime legioni di webloggers erano costituite da giovani appassionati di internet che scglievano di esibire agli altri i propri pensieri, i propri diari, le proprie esperienze, in cui hanno gran parte le cose lette e scoperte su internet. Vanità e ambizione giornalistica mescolate a passione per il tipo di contatti e comunità che crescono in rete. Il fenomeno si gonfiò e si gonfiò: questo o quel weblog è diventato un riferimento per quote consistenti di navigatori che vi trovano un interessante indice di materiali scelti dalla palude del web e una persona che diventa familiare, amica, esperta. Piccoli giornali a immagine e somiglianza dell'autore in cui i fatti vengono dagli altri siti e sono separati dalle sue opinioni. Nellle loro espressioni migliori, i weblog offrono simultaneamente tre cose: un'informazione, la sua fonte originale, un commento su quell'informazione. Bene: dalla fine dell'anno scorso il fenomeno weblog è esploso sui media americani, e timidamente sta arrivando anche su quelli europei, soprattutto per il suo aspetto conflittuale o complementare con il giornalismo tradizionale. Tutti i grandi giornali e siti statunitensi hanno prima informato i lettori del boom e poi hanno cominciato a interrogarsi su cosa significasse dal punto di vista della circolazione delle informazioni. Ad accelerare il dibattito ci si sono messi i molti giornalisti professionisti che hanno visto nei weblogs un mezzo straordinario per moltiplicare la diffusione delle proprie opinioni e raggiungere i lettori molto più direttamente. Dopo Andrew Sullivan - seguitissimo polemista dalle molte grandi collaborazioni internazionali che è stato tra i primi a creare un suo weblog, di grande successo - altri hanno fatto lo stesso, e i gruppi editoriali online hanno cominciato a farci i conti. Oggi hanno dei loro weblog il Guardian, Salon, Slate, MSNBC, CBS e molti altri. Alcuni sono a immagine e contenuti degli umori e interessi del loro autore, altri riguardano questo o quell'argomento. L'Economist ha sintetizzato l'approccio curioso e preoccupato insieme dei giornali tradizionali nel titolo "I vecchi media devono abbracciare il weblog?": altri commentatori invitano i giornali a offrire un weblog a ciascuno dei loro giornalisti, per creare nuovi rapporti con i lettori e un flusso continuo di scambio di informazioni e comunicazioni. Qualche direttore nicchia e teme che i redattori finiscano per appassionarsi al mezzo a scapito del loro lavoro su carta. Altri tardano a capirne il successo o si chiedono quale sia l'utile economico. Ma oltre all'estensione spaziale e temporale dell'offerta giornalistica, anche nella consultazione di quelli altrui i blogs sono uno strumento straordinario: offrono notizie e testi interessanti che possono altrimenti sfuggire e permettono di capire quali sono i temi prediletti dai lettori, nel momento in cui questi si fanno editori. Daypop, un motore di ricerca che lavora sui weblogs, segnala gli articoli più linkati: prevalgono i temi di internet e tecnologici, ma moltissimi compilatori di weblog non hanno resistito a dare ampio spazio alla notizia del calamaro gigante trovato in Australia. I weblogs mostrano cosa i lettori metterebbero in un giornale, se ne avessero uno. Sbrigatevi, conclude Wagstaff: dopo non saprete più smettere, e quando i vostri nipoti vi faranno quella domanda, potrete rispondere: "c'ero, e stavo curando il mio weblog".
Ieri è morto Pierangelo Bertoli, cantautore tra i più sensibili degli ultimi decenni. Ho tratto da repubblica.it del 7 Ottobre 2002 l'articolo che segue che ne tratteggia il profilo. In calce ho voluto pubblicare il testo di una delle sue canzoni più belle. E'
morto a Modena Pierangelo Bertoli Era il 1976 quando dalle frequenze delle prime radio libere italiane uscirono le note di una canzone che, per molti versi, può essere ricordata come il primo vero e proprio inno "ecologista" della canzone d'autore italiana, Eppure soffia. L'aveva scritta Pierangelo Bertoli, cantautore di Sassuolo, lo stesso luogo di nascita di Caterina Caselli, musicista di grandi doti personali e artistiche, esponente di una scuola musicale, quella emiliana, che ha saputo dar voce a tendenze moderne e al tempo stesso popolari della nostra canzone. Bertoli, scomparso oggi, a pochi giorni dal suo sessantesimo compleanno (era nato il 5 novembre del 1942), non era mai stato una star, non ne aveva lo spirito né gli atteggiamenti, eppure molte delle sue canzoni sono arrivate al successo, dalla già citata Eppure soffia alla bellissima Certi momenti, da Pescatore a Spunta la luna dal monte, portata sul palco di Sanremo assieme ai Tazenda. Rude e forte, impegnato veramente in battaglie politiche e sociali, pronto a cantare l'Italia con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, Bertoli ha attraversato la storia della canzone italiana affrontandola con passione, combattendo contro i luoghi comuni, mescolando volentieri la melodia alla poesia, al rock, al folk, senza restare fedele a null'altro che a se stesso. E oltre a essere un eccellente autore è stato anche un interprete personalissimo, sia quando cantava Sogni di rock'n'roll di un suo conterraneo allora sconosciuto, Ligabue, sia quando si metteva alla prova con repertori apparentemente lontani dalla sua sensibilità (Paolo Conte o De André). Lontano dai clamori, "inadatto" per natura alla programmazione delle radio, personaggio "difficile" per la televisione, orgoglioso e appassionato, con la sua sedia a rotelle cui l'aveva costretto la poliomelite, Bertoli si era costruito una carriera di cantautore, fatta di concerti in tutta Italia, dell'affetto di fan fedelissimi e di un pubblico che nei venticinque anni della sua avventura musicale non lo ha mai abbandonato. ******** Segue il brano della definitiva affermazione di Pierangelo Bertoli sua canzone-manifesto (non di rado è quella che concludeva i suoi concerti, col pubblico che cantava in coro), trae la sua ispirazione da un problema personale e professionale. La comparsa di un nuovo direttore artistico alla casa discografica Ascolto lo aveva messo in crisi. Il cantautore di Sassuolo aveva inciso tre album: il primo era stato molto apprezzato dalla critica ('Eppure soffia', 1976) ma, come i successivi, non aveva ottenuto lo sperato riscontro di pubblico; il terzo, 'Al centro del fiume' (1978) era arrivato soltanto al n.35 in classifica. "Il tale mi chiama nel suo ufficio e mi spiega che il mio lessico è vecchio e tutto da rivedere. 'Se parli di carote devi dire carote, se parli di carciofi devi dire carciofi'. Io me ne vado a casa preoccupatissimo e passo diversi giorni di fortissimo disagio. Quando finalmente comincio a risollevarmi, mi capita di telefonare alla casa discografica, e malauguratamente risponde lui, che torna a ripetermi che il mio lessico è vecchio e devo cambiarlo. Di nuovo vado in crisi, ma all'improvviso durante la notte, nel mio letto, ho una reazione, mi alzo e scrivo "A muso duro". Un testo che dichiara esplicitamente: "Adesso dovrei fare le canzoni con i dosaggi esatti degli esperti, magari poi vestirmi come un fesso, per fare il deficiente nei concerti". Nel libro "Bertoli", il cantautore si concede il gusto della rivincita: "Pochi giorni dopo che ho fatto sentire la canzone ai miei discografici, il tale ha fatto le valigie. Sinceramente non credo che sia stato per causa mia, ma devo ammettere che un po' mi piace pensarlo…". A muso duro, 1976
Sabato 21 settembre la VC, in rappresentanza dell’ITG, ha partecipato al convegno tenutosi presso la sede municipale di Cava de' Tirreni per la illustrazione dei vari interventi d’innovazione urbana programmati dallo stesso Comune. Il nostro Istituto ha dato un contributo alla manifestazione fornendo attrezzature utili per la presentazione multimediale commentata dai tecnici comunali. L’occasione ha fornito opportunità a noi studenti di prendere contatto con la realtà progettuale che si va sviluppando nell’ambito del territorio. Auspichiamo che tale contatto possa avere un seguito nella fase realizzativa delle opere, consentendo, a noi studenti, l’accesso sui cantieri durante l’avanzamento dei lavori. Tale attività potrà così integrare lo studio teorico, che normalmente si svolge in Istituto, con un’attività esercitativa. Il convegno ha offerto anche spunti per alcune osservazioni critiche che mi permetto di esporre. Durante gli interventi degli amministratori ci sono stati diversi riferimenti all’attività delle amministrazioni passate, sottolineando il salto di qualità che ci sarebbe stato con l’avvento dell’attuale amministrazione di centro destra. A me risulta, però, che alcune opere illustrate (in particolare la copertura del trincerone ferroviario) è la prosecuzione di un’opera già avviata ed in parte già eseguita da oltre un decennio, e che per motivi giudiziari ha subito un notevole rallentamento. Ora, forse, saranno ripresi i lavori dall’amministrazione di centro destra, nella sperando, per l’immagine della città, che non avvengano più fatti giudiziari e delinquenziali avvenuti in passato e che hanno notevolmente rallentato l’esecuzione di importanti interventi urbani.
Propongo questo articolo tratto da "La Repubblica" del 4 Ottobre 2002 con l'intento di provocare un dibattito tra i ragazzi e gli insegnanti. Sono, ovviamente, graditi commenti che potrete inviare cliccando sul pulsante in basso. Il silenzio dei miei alunni che non sanno più ragionare L’ottimismo, anche se temperato dal dubbio e dal buon senso, è un dovere di ogni insegnante, che deve comunicare ai suoi alunni sempre e comunque un po’ di fiducia nella vita. Dunque anche io cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno, di incoraggiare ogni volontà di miglioramento e di rimarcare gli aspetti più belli dell’esistenza. Eppure da un po’ di tempo un pensiero atroce si è installato nella mia mente, mi tormenta, mi perseguita, e ormai sono arrivato al punto di doverlo assolutamente comunicare a chi per età, lavoro, interessi, è lontano dal mondo dei ragazzi. La cosa è questa: a me sembra che sia in corso un genocidio di cui pochi si stanno rendendo conto. A essere massacrate sono le intelligenze degli adolescenti, il bene più prezioso di ogni società che vuole distendersi verso il futuro. Non dovete prendere queste mie affermazioni in modo metaforico, e non dovete neanche pensare ad una delle solite tirate contro i giovani che non hanno voglia di fare niente, che disprezzano i valori alti e la cultura. Non si tratta di denunciare un certo naturale menefreghismo e nemmeno l’inclinazione ossessiva al consumo che dimostrano i gruppi giovanili. La mia non è la sparata moralistica di chi rimpiange i bei tempi in cui i ragazzi leggevano tanti libri e facevano tanta politica. Io sto notando qualcosa di molto più grave, e cioè che gli adolescenti non capiscono più niente. I processi intellettivi più semplici, un’elementare operazione matematica, la comprensione di una favoletta, ma anche il semplice resoconto di un pomeriggio passato con gli amici o la trama di un film, sono diventati compiti sovrumani, di fronte ai quali gli adolescenti rimangono a bocca aperta, in silenzio. Le qualità sentimentali sono rimaste intatte, i miei alunni amano, odiano, fanno amicizia, si emozionano, si indignano, arrossiscono, ridono, piangono, tutto come sempre – ma le capacità logiche, mentali, paiono irrimediabilmente compromesse. In ogni classe ormai ci sono almeno due o tre studenti che hanno bisogno dell’insegnante di sostegno: voi penserete che si tratti di ragazzi affetti da qualche handicap fisico o da qualche grave disturbo mentale, ma spesso non è così. All’inizio è persino difficile distinguerli dagli altri, perché nella classe paiono tutti ugualmente storditi, come se i cervelli avessero subito qualche lieve ammaccatura. Questi quindicenni sono sani e pressochè normali, e a me sembrano solamente l’avanguardia di un mondo diretto verso le tenebre. Semplicemente non capiscono niente, non riescono a connettere i dati più elementari, a stabilire dei nessi anche minimi tra i fatti che accadono davanti a loro, che accadono a loro stessi. Ripeto: sono appena più inebetiti degli altri, come se li precedessero di qualche metro appena nel cammino verso il nulla. Loro vengono considerati ragazzi in difficoltà, ma i compagni di banco, quelli della fila danti o dietro, stanno quasi nelle stesse condizioni. Gli insegnanti si fanno in quattro, cercano di rendere le lezioni più chiare, più dirette, si disperano, si avviliscono, ma non c’è niente da fare, le parole si perdono nel vento, sono semi che rimbalzano su una terra asciuttissima che non fiorisce mai. La cosa più triste è che questo deficit progressivo dell’intelligenza si nota soprattutto nei ragazzi delle classi sociali più povere. I giovani borghesi hanno in casa libri, dischi e computer, hanno genitori ambiziosi e fratelli in carriera, hanno cento stimoli in più per andare avanti decifrando in qualche modo la realtà. I giovani delle borgate sono avvolti da un’ottusità che fa male. Veramente non capiscono nemmeno chi sono e cosa stanno facendo, spesso non sanno più incollare una parola all’altra, un pensierino a un altro pensierino. Sono perduti in un demenza progressiva e spaventosa. Crescono rintronati dalla televisione, dalla pubblicità e da miti bugiardi, da una promessa di felicità a buon mercato, da mille sirene che cantano a squarciagola, e accanto a loro non c’è altro che riesca a farsi spazio. E così, poco alla volta, perdono ogni facoltà intellettiva, fino a diventare totalmente ottusi. Sia chiaro: il problema non è che non sappiano nulla di una guerra imminente o dell’Europa unita o di chi ha vinto l’ultimo Festival del Cinema di Venezia; il problema è che non riescono a ragionare su nessun argomento, perché qualcosa nella testa si è sfasciato. Vi prego di credermi, non sono un apocalittico non grido al lupo al lupo solo per creare apprensione. Sono semplicemente un testimone quotidiano di una tragedia immensa. Il nostro mondo è in pericolo non solo per l’inquinamento, la violenza, l’ingiustizia, il prosciugamento delle risorse prime. La nostra civiltà rischia grosso soprattutto perché la confusione sta producendo esseri disadattati, creature che non saranno in grado di cavarsela, milioni di giovani infelici che strada facendo –la strada che noi adulti abbiamo disegnato– hanno perduto il pensiero. Dopo essersi spente nelle campagne, le lucciole ora si stanno spegnendo anche nelle nostre teste.
E' prevista la sosta contemporanea di più cani. I cani in parcheggio potrebbero anche avere una love story nell'attesa dei loro padroni, ma non è assicurata la loro sopravvivenza in caso di scarso feeling. Certamente sopravvivono i commercianti che così non vengono assaliti dai cani che, anche se in ottima salute, potrebbero essere presi dalla rabbia per i continui aumenti dei prezzi. Nelle vicinanze certamente ci sarà un parchimetro collocato dal Comune. Non sono note le tariffe orarie! |
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