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Il
Caduceo, o bastone alato del dio greco Hermes (Mercurio per i romani), è
uno dei simboli più antichi della storia dell'umanità, comune a civiltà
diverse. La
sua immagine, raffigurante spesso due serpenti attorcigliati in senso
inverso intorno ad una verga ornata d'ali, è stata rinvenuta, oltre che
nei templi greco-romani, su tavolette indiane dell'antica civiltà vedica
e altrove. Il reperto archeologico più antico è una coppa appartenuta al
re Guda della città mesopotamica di Lagash, alla confluenza dei fiumi
Tigri ed Eufrate, sulla quale è nitidamente inciso il simbolo. A
cosa è dovuta la presenza di serpenti nel Caduceo? Gli
antichi, come narra Plinio, diedero al serpente intelligenza e sentimenti
particolari, tanto che certi serpenti di Soria non offendevano quelli del
paese mentre erano terribili contro i forestieri. Quest'animale
suscitò negli antichi grande impressione per la sua vita misteriosa e
sotterranea, per la sua capacità di secernere veleni mortali e per la sua
grande velocità pur senza organi motori, nonché per la sua capacità di
ipnotizzare le sue prede. Il
serpente è anche simbolo di potenza: lo troviamo sulla testa dei re
d'Egitto, come ornamento e simbolo insieme. Inoltre, il Caduceo è un
simbolo che veniva rappresentato sui monumenti egiziani costruiti prima di
Osiride: astronomicamente la testa e la coda dei due serpenti
rappresentavano i punti dell'eclittica in cui il Sole e la Luna si
incontrano, quasi in un abbraccio; metafisicamente, invece, il caduceo
rappresentava la discesa della materia primordiale nella materia
grossolana; fisiologicamente rappresentava le correnti vitali che scorrono
nel corpo umano. Anche l'antichissima divinità
egizia Anubi, protettrice dei defunti, veniva a volte rappresentata con in
mano un caduceo. Nella mitologia babilonese
troviamo il serpente che accompagna sempre il dio Mingzida; anche un vaso
di libagioni ci rappresenta due serpenti attorcigliati ad un bastone. Apollo è spesso raffigurato con
il serpente e non dimentichiamo che Apollo fu considerato padre di
Asclepio, dio della medicina, ed anche di Igea, dea della salute in Roma
(dove venne chiamato Esculapio). Ma perché l'Asclepio dei Greci e l'Esculapio
dei Romani vengono sempre rappresentati con il serpente, quasi
confondendosi, a volte, con esso? Secondo Le Clèrc, il serpente
sacro al Dio Esculapio sta a significare che gli infermi per guarire
devono farsi un corpo nuovo, ovvero lasciare l'antica pelle come fanno i
serpenti ad ogni muta. Hecker ammette l'idea del ringiovanimento, ma
afferma che gli antichi avevano un alto concetto di tale animale
soprattutto per le acuzie della sua vista e della sua attenzione,
prerogative indispensabili ai Medici del tempo. Pinto esalta invece la
vigilanza del serpente, la quale deve essere la qualità precipua di ogni
Medico. Il misterioso animale non manca
mai nelle raffigurazioni Greche e Romane del Dio della salute. Il Corsini
parla di un piccolo monumento votivo a Lebola nel quale, mentre l'immagine
del Dio è piccolissima, tutta la lastra è dominata dalla figura del
serpente, molto grande. In un bassorilievo votivo si vede soprattutto il
serpente attorcigliato ad un albero, ai piedi del quale tre giovani
depongono una barella con un malato. Pausania parla di serpenti
addomesticati dagli uomini e educati ad avvicinarsi ai malati e a lambirli
per guarirli. Si è affermato che, talvolta,
il serpente rappresenta da solo il Dio. A questo proposito, è celebre un
fatto narrato da Livio, Ovidio, Valerio Massimo ed altri. A Roma una
mortale pestilenza affliggeva la città da tre anni: consultati i libri
Sibillini, i Romani mandarono un'ambasciata ad Epidauro, sede di un tempio
famoso dedicato ad Esculapio. Mentre i Romani ammiravano i frontoni del
Tempio, un grosso serpente uscì da esso, sgusciò in mare e salì sulla
trireme, accoccolandosi nella cabina del capitano. Giunti sul Tevere il
serpente, che era chiaramente il Dio in persona, si lanciò in acqua e
scomparve in un'isoletta del fiume che da allora fu chiamata del dio
Esculapio. Da quel giorno la pestilenza cessò improvvisamente. Il Maiocchi, in uno studio sulla
Medicina preistorica, afferma che il caduceo rappresenta il serpente ed è
una specie di bacchetta magica che presso i popoli primitivi veniva usata
dagli scaltri stregoni per espellere dal corpo dei malati gli spiriti
maligni. Secondo il Maiocchi il caduceo primitivo avrebbe un carattere
fallico, simbolo della vita e del rinnovamento e potrebbe preludere al
caduceo di Asclepio che guarisce con il tocco. Asclepio, spesso, al posto
del caduceo porta un grosso bastone attorno al quale è attorcigliato un
solo serpente. Nel Museo Capitolino, Asclepio è raffigurato solo con una
grossa mazza simbolo del serpente. Nell'Esculapio da Casalio il dio viene
raffigurato con un serpente attorno al corpo, mentre il bastone è tenuto
in mano come appoggio. Nella simbologia antica, dunque,
il dio è rappresentato a volte da un solo serpente. Tuttavia, molto spesso il
Caduceo viene rappresentato con due serpenti avvolti a spirale: in questo
caso i due animali raffigurano le polarità del bene e del male tenute in
equilibrio dalla bacchetta del dio che ne controlla le forze. Sono le
correnti cosmiche riferite sia all'universo che all'uomo nella complessità
del suo organismo (macro- e microcosmo). Le ali simboleggiano il primato
dell'intelligenza, che si pone al di sopra della materia per poterla
dominare attraverso la conoscenza. Il Caduceo con due serpenti
indica anche il potere di conciliare tra loro gli opposti, creando armonia
tra elementi diversi, come l'acqua, il fuoco, la terra e l'aria. Per
questo ricorre frequentemente in alchimia, quale indicazione della sintesi
di zolfo e mercurio, oltre che nel simbolismo della farmacopea e della
guarigione fisica. Riferito all'universo, indica la
potestà di dominare il caos e mettere ordine, creando armonia tra le
tendenze ruotanti intorno all'asse del mondo. Riferito al corpo umano, indica
il potere taumaturgico di colui che è in grado di portare armonia in un
organismo malato. Prima che al Mercurio dei
romani, il Caduceo venne attribuito come emblema ad Ermete Trismegisto (trismegisto
significa "tre volte saggio"), mitico progenitore dell'arte
magica tradizionale, intesa come nobile sintesi del sapere universale in
ogni sua applicazione: medicina, legge morale, religione, filosofia,
matematica, scienze naturali e via dicendo. Dal nome di Ermete Trismegisto
scaturisce il termine ermetismo per indicare la conoscenza iniziatica, il
cui apprendimento richiede studio profondo e dedizione. Il mito di Ermete risale alla
civiltà egizia più remota. Fu ripreso dalla mitologia greca che ne
trasse il dio Hermes, poi divenuto il Mercurio dei romani. Presso questi ultimi il Caduceo
ebbe anche una valenza morale oltre che medica, poiché rappresentava la
condotta onesta e al tempo stesso la salute fisica della persona. Ne fa
fede l'elmo scintillante del dio decorato anch'esso con un paio d'ali, che
ha la duplice funzione di proteggere il capo - sede di memoria, intelletto
e spirito - e accrescerne la dignità con il suo splendore. Sarebbe dunque riduttivo e
fuorviante privilegiare il luogo comune che fa di Hermes-Mercurio il dio
dei ladri rispetto alle attribuzioni di ben altro spessore che ne
caratterizzano il ruolo. Mercurio è il messaggero degli dei ed è quindi
il mediatore della loro volontà presso gli uomini. Sa stare accanto ai
comuni mortali e recepire i loro desideri, le loro necessità. È stato
perciò incaricato da Zeus-Giove di assistere gli uomini nel loro
passaggio dalla vita alla morte, accompagnandoli nelle dimore dell'Ade. È
chiamato per questo Hermes Psicopompo, che significa "accompagnatore
di anime". In quanto messaggero degli dei,
si muove con la rapidità del pensiero ed anche i suoi calzari, come
l'elmo ed il Caduceo, sono dotati di ali. Grazie a quest'ultima facoltà
è investito del compito di proteggere i commerci e gli scambi, cui
assolve con intelligenza pratica ed utilitaristica, come richiede la
materia: si è così guadagnato fama di ladro. Ma le sue qualità più
rilevanti investono le capacità creative, caratterizzate da una buona
commistione di spirito scientifico e sensibilità artistica. Inventò la
cetra, di cui fece dono ad Apollo, tendendo nel guscio di una tartaruga
gli intestini di pecore sacrificate alla divinità. Inventò anche il
flauto, che pure donò ad Apollo, ricevendone in cambio lezioni di magia
divinatoria. Da Apollo gli fu donato il
Caduceo, divenuto poi simbolo dei suoi poteri. La Federazione Nazionale degli
Ordini dei Medici vorrebbe abolire un serpente dal simbolo, che si
raffigura come un Caduceo attorno al quale sono attorcigliati due
serpenti, sia perché, come abbiamo visto, spesso il simbolo veniva
rappresentato con un solo serpente, sia perché con il simbolo a due
serpenti viene raffigurato Mercurio, dio dei trafficanti e dei ladri.
Sarebbe però un grossolano errore associare il Caduceo - che ha
significati del tutto peculiari - alla nomea di "dio dei ladri"
comunemente attribuita a Mercurio, con la quale non ha alcun nesso
semantico. Si possono bene immaginare quali
facili ironie susciterebbe una decisione, da parte dei medici, di cambiare
il loro emblema tradizionale solo sulla base di certi pettegolezzi
mitologici, per ridimensionare i quali basta citare quel che dice Omero
nell'Iliade (canto XXIV) sull'uso che fa Hermes del Caduceo: "La
bacchetta mediante la quale il dio incanta al suo piacere gli occhi dei
mortali o sveglia coloro che dormono". A prescindere dalla tradizione
greco-romana, si hanno del resto riscontri sui significati ancestrali del
Caduceo anche nell'iconografia cinese dei draghi alati (che a differenza
di quelli occidentali sono anche simbolo di benessere), nella leggenda
azteca di Quetzalcoatl (il dio che rinasce in forma di serpente piumato),
nella filosofia indiana (dov'è associato all'albero della vita) e nell'esoterismo
buddista (che accomuna il sacro bastone all'asse della terra). È significativo che anche
l'insegnamento tantrico ponga il simbolo in relazione ai meccanismi sia
dell'universo sia del corpo umano: in quest'ottica, i due serpenti
rappresentano la forza primordiale (Kundalini) che si leva dal fondo della
schiena per innalzarsi su per la spina dorsale attraverso i vari chakra,
fino alla fontanella del cranio, sede dell'energia pura da cui scaturisce
lo spirito evolutivo dell'uomo. In conclusione, il Caduceo
simboleggia in senso lato l'enigma della complessità umana e delle sue
infinite possibilità di sviluppo. In senso specifico è
universalmente riconosciuto come emblema della medicina, in base alle
stesse motivazioni etico-biologiche che determinano un'evoluzione del mito
in tal senso, ponendo l'originaria bacchetta di Hermes nelle mani di
Asclepio, inventore e futuro dio della scienza medica. Con Asclepio l'antica verga
diventa scettro di dominio sulla natura, consentendo all'operatore di
utilizzare i veleni per guarire i malati e resuscitare i morti. Ciò che
vi era di negativo nelle cose terrene diventa positivo grazie al Caduceo e
alla lotta dei due serpenti che in esso si fronteggiano: sostanze
originariamente benefiche diventano salvifiche, tramutandosi in rimedio
grazie alla sapienza del medico-dio. È il trionfo della "coppa
salutare", nella quale si compie il recupero della forza vitale
pervertita risanata e armonizzata grazie alla "giusta misura" di
cui solo il redentore del Caduceo conosce il segreto. Aderiscono a questa visione
d'origine antichissima numerosi autori d'età contemporanea, tra i quali
Jung ed il suo allievo Henderson, che decodificano il Caduceo come veicolo
emblematico di un ancestrale messaggio di liberazione e guarigione. |