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Prigionieri di un UFO

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John G. Fuller

PRIGIONIERI DI UN UFO

Armenia, Milano 1974, 1997


Ci sono tre buone ragioni per riproporre al pubblico italiano questo libro dopo trent'anni dalla sua pubblicazione originale (ventitré dalla sua prima edizione italiana): il viaggio interrotto dei coniugi Hill rimane una pietra miliare della casistica ufologica, nonché il capostipite dei casi di "rapimento UFO" (abduction); il volume di Fuller è stato uno dei classici della letteratura ufologica; il caso e la sua indagine hanno ancora molto da dirci oggi che le abduction non sono più così rare ed anzi a parere di molti costituirebbero il nucleo centrale del fenomeno UFO.
E' difficile trovare qualcuno, fra gli studiosi e gli appassionati di ufologia, che non abbia mai sentito parlare del "caso dei coniugi Hill". Più o meno diffusamente ne hanno scritto quasi tutti i libri e le riviste specializzate.
Il caso ebbe un'importanza storica unica, perché fu il primo in cui i testimoni raccontarono di essere stati rapiti da un UFO, a giungere a conoscenza del grande pubblico; nel contempo fu il primo caso di questo tipo ad attirare seriamente l'attenzione degli stessi studiosi di ufologia, all'epoca estremamente prudenti (per non
dire scettici) perfino sui casi di incontri ravvicinati del terzo tipo (IR-3).
Fin dai primi anni '50, i racconti dei contattisti (persone che si dicevano in contatto più o meno regolare con gli extraterrestri piloti dei dischi volanti) avevano infatti avuto il duplice effetto di generare un sottobosco di movimenti quasi-religiosi (in cui il contattista svolgeva la funzione del profeta ispirato da divinità tecnologizzate), e di squalificare agli occhi del pubblico, dei mass media e degli scienziati ogni futura testimonianza di esseri umanoidi associati alla presenza di UFO. Questo pregiudizio di fondo durò fino alla metà degli anni '60, quando - più o meno contemporaneamente - furono pubblicati alcuni libri monografici che riabilitarono quelli che solo anni dopo furono poi chiamati IR-3, anzi li portarono prepotentemente al centro dell'attenzione degli studiosi. Il libro di Fuller (insieme al volume dei coniugi Lorenzen [1] e al primo numero speciale della rivista inglese Flying Saucer Review [2]) fu uno di questi, ma non solo: l'esperienza degli Hill aveva peculiarità particolari, che lo rendevano unico.
Intanto non si trattava solo dell'osservazione di occupanti di un UFO, ma di un vero e proprio contatto fisico con loro. Non però un contatto "classico", con il protagonista invitato a bordo da esseri di aspetto umano o addirittura semi-angelico, ma la cattura da parte di umanoidi di piccola taglia, piuttosto simili a quelli
descritti dagli occasionali testimoni di tanti atterraggi UFO; un episodio isolato, mentre i contattisti vantavano di solito una frequentazione non occasionale; un'esperienza traumatica, tutt'altro che messianica; l'assoggettamento a quelli che sembravano sgradevoli esami medici, invece che pacate discussioni di scienza e filosofia; dialoghi surreali, invece che rivelazioni e messaggi da parte di "fratelli cosmici"; un atteggiamento apparentemente neutro e distaccato, invece che amichevole, da parte degli alieni.
Una seconda peculiarità era data dal fatto (praticamente senza precedenti nella letteratura contattista) che il contatto non riguardava uno ma due diversi testimoni, che avevano vissuto una stessa esperienza o addirittura due fasi in parte diverse ma complementari della stessa vicenda (si veda l'episodio della dentiera di Barney)
e che le avevano riferite separatamente, senza contraddizioni, escludendo ogni ipotesi di montatura, menzogna o fantasia, al punto che ne avevano rimosso il ricordo dalla propria memoria cosciente, e solo sotto ipnosi erano riusciti a rievocarlo.
Proprio l'uso dell'ipnosi costituiva la terza peculiarità di questo caso. Se non fu la prima applicazione delle tecniche di regressione ipnotica a un'esperienza UFO, la serie di sedute condotte dal dott. Benjamin Simon sui coniugi Hill aprì comunque una strada nuova, che negli anni successivi venne battuta da un numero crescente di studiosi, soprattutto in casi simili (episodi di "tempo mancante" che facevano sospettare un rapimento alieno): la scienza medica forniva uno strumento a prova di menzogna per ricostruire i fatti e indirettamente ottenere le prove dell'esistenza di visitatori extraterrestri.
Il caso degli Hill è stato giustamente definito "seminale", in quanto fu il vero prototipo di una fenomenologia che in trenta anni si è enormemente evoluta e complicata, al di là di facili letture a sensazione [3, 4]. Secondo alcuni autori, proprio la ricostruzione del loro "viaggio interrotto" nello sceneggiato-verità The UFO Incident,
mandato in onda in prima serata dalla rete televisiva americana NBC il 20 ottobre '75 e poi nuovamente il 9 settembre '76, avrebbe innescato la piccola ondata statunitense di casi di abduction tra il '75 e il '76. Al di là della rilevanza del caso, il libro che ne ha raccolto in dettaglio la vicenda ha indubbiamente contribuito a
farne un classico dell'ufologia.
Nel 1965 John Fuller era un noto giornalista della carta stampata e un documentarista televisivo, già vincitore di un Emmy Award (il Premio Oscar dei programmi TV americani). Il suo coinvolgimento con l'argomento ufologico era stato casuale: ai primi di ottobre, incuriosito dalla notizia apparsa su un giornale locale, aveva
brevemente intervistato per telefono i testimoni di un avvistamento avvenuto ad Exeter, nel New Hampshire, e ne aveva parlato nella sua rubrica sulla compassata rivista Saturday Review of Literature; a seguito delle reazioni dei suoi lettori, aveva deciso di approfondire il caso con una meticolosa inchiesta sul posto,
pubblicata con risalto dal prestigioso settimanale illustrato Look [5] e poi sfociata in un libro [6]. In successivi articoli su riviste a grande tiratura, aveva poi sostenuto l'inadeguatezza delle indagini condotte dall'Aeronautica militare americana. Come conseguenza, si era trovato ad essere ripetutamente intervistato in radio e TV ed era di fatto divenuto uno dei più noti sostenitori della serietà dell'argomento UFO.
Per questo gli Hill lo scelsero per fornire una versione ufficiale della loro storia, già finita malamente in pasto al pubblico nell'ottobre del '65, quando il giornalista John Luttrell (dopo aver appreso casualmente della loro esperienza ed aver raccolto informazioni sul caso e su di loro in una lunga indagine, senza però intervistarli
direttamente) aveva pubblicato un lungo servizio in prima pagina per cinque giorni consecutivi sul quotidiano Boston Traveler Herald.
Fuller, come suo solito, si applicò all'indagine con ostinazione e precisione: passò due mesi interi con gli Hill, nella loro casa, sondandoli da ogni possibile angolo; ripercorse in due settimane con Barney e Betty tutto il tragitto del loro viaggio in Canada e ritorno, chiedendo ai coniugi di ricostruire tutte le tappe e le loro azioni, in particolare per le varie fasi dell'avvistamento; passò le sere di sei settimane nello studio del dottor Simon ad ascoltare con lui i nastri registrati delle 40 ore di sedute ipnotiche, chiedendogli chiarimenti e spiegazioni; riascoltò i nastri insieme a Barney e Betty per alcune settimane; passò giornate a interrogare gli amici e conoscenti degli Hill, i loro vicini, i loro superiori, per farsi un'idea più precisa delle persone. [7]
Ne uscì un clamoroso servizio pubblicato in due puntate su Look [8], che con quei numeri batté ogni record di vendita. Dal servizio, anticipato da un articolo sulla Saturday Review [9], scaturì poi questo libro che, pubblicato in diverse edizioni e tradotto in numerose lingue, rimane un classico dell'ufologia investigativa,
presentando al lettore i fatti e i dati (in particolare le trascrizioni integrali delle sedute ipnotiche), senza mai cadere nella facile tentazione di forzare la conclusione.
Il pubblico italiano - che aveva già potuto leggere il servizio di Fuller pubblicato sul settimanale Epoca addirittura prima di Look [10] - fu per una volta fortunato, potendo disporre nel '74 della traduzione italiana de Il viaggio interrotto.
Quella prima edizione è però esaurita ormai da vent'anni, per cui si è resa opportuna questa nuova edizione del libro di Fuller, che non si riduce ad una ristampa perché include - oltre ad alcune rettifiche sul testo - la prefazione dello stesso Fuller all'edizione inglese del 1979 ed un'appendice di aggiornamento curata dal
Centro Italiano Studi Ufologici, che riferisce degli sviluppi che il caso dei coniugi Hill ebbe negli anni successivi.
Proprio l'enorme diffusione che anche in Italia hanno oggi i racconti dei "rapimenti alieni" rende utile questo volume scritto nel '66, quando il terreno era ancora vergine dalle non secondarie contaminazioni che oramai l'argomento ha subito ad opera dei mass media e della stessa letteratura ufologica (basti pensare a pellicole
cinematografiche come Bagliori nel buio [11], a libri a grande tiratura come Communion [12], a certe videocassette sensazionalistiche [13], a riviste commerciali che fanno delle abduction un argomento centrale, a telefilm come X-Files [14]).
Ne trarranno vantaggio i giovani appassionati degli anni '90, che stanno venendo su con un bagaglio di convinzioni e credenze in gran parte distorte, inoculate da una pubblicistica tendenziosa che punta, nel migliore dei casi, a vendere facili sensazioni, e nel peggiore a fare del missionariato a favore di una mitologia moderna in cui le abduction trovano posto accanto alle basi sotterranee degli extraterrestri, i filmati di autopsie aliene alle congiure planetarie del silenzio sull'orribile verità di un'invasione che non avrebbe nulla da invidiare alla fantascienza di Independence Day.
A fronte delle spavalde certezze propagandate da sedicenti "alien hunters" di professione; delle ipnosi improvvisate da nostrani dilettanti; dell'irresponsabile propagazione di racconti che andrebbero analizzati lontano dalla ribalta; delle simmetriche credenze preconcette di chi nei rapimenti alieni vede un'apertura verso la coscienza cosmica o viceversa il sintomo di un'invasione aliena; valgano come esempio lo stile asciutto e fattuale di un vero giornalista come John Fuller e la prudenza asettica di un vero psichiatra come Benjamin Simon. Con l'ulteriore precisazione - d'obbligo per i lettori italiani malamente indottrinati da una pubblicistica commerciale - che anche in questo momento vi sono in tutto il mondo studiosi e ricercatori obiettivi e scientifici che si occupano dei casi di abduction, da punti di vista anche molto diversi fra loro (medici, di assistenza psicologica, antropologici, filosofici), come dimostra un'ampia bibliografia specializzata a livello internazionale, che non troverete però citata né recepita sulle riviste misteriosofiche e pseudo-ufologiche che stanno affollando le nostre edicole.

Chi fosse interessato all'argomento al di là di facili ed epidermici sensazionalismi, può mettersi in contatto con il Centro Italiano Studi Ufologici (CISU, casella postale 82, 10100 Torino, tel. 011-329.02.79), che sull'argomento ha raccolto un'ampia bibliografia e prodotto varie monografie.

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