Buchi neri a forma di cipolla

Un'idea di Vinicio Coletti

Articolo pubblicato il 16 febbraio 1999
Modificato il 20 settembre 1999
Aggiunta del 18 maggio 2006

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Quello che si sa sull'argomento

Quando una massa stellare di grandi dimensioni esaurisce il suo carburante nucleare, non c'è nessuna forza in grado di opporsi al collasso gravitazionale. La massa raggiunge quindi densità molto alte e la stella diviene un buco nero. Al centro del buco nero tutta la massa collassa in una singolarità, mentre intorno ad esso si forma un orizzonte degli eventi, sfera immaginaria che ne delimita il confine. La materia e l'energia che precipitano oltre l'orizzonte degli eventi non possono più tornare indietro e sono destinate a raggiungere rapidamente la singolarità.
Secondo le ipotesi avanzate da Schwarzchild, l'orizzonte degli eventi delimita quindi una regione chiusa dello spazio-tempo, totalmente inaccessibile dall'esterno. In seguito Steven Hawking ha dimostrato che in realtà i buchi neri irradiano e che possono persino perdere pian piano tutta la loro massa.

In ogni caso la materia che precipita in un buco nero perde del tuttole sue caratteristiche iniziali e viene ridotta ad uno stato elementare in cui sono osservabili dall'esterno solo tre dati: la massa, il campo magnetico e il momento angolare del buco nero, che assomiglia così molto da vicino ad una particella elementare. Ciò pone molti problemi, perché si suppone che la quantità di informazione presente nell'universo debba rimanere costante, mentre della materia che cade in un buco nero va perso quasi tutto.

L'effetto dell'orizzonte degli eventi, sempre secondo Schwarzchild, è però anche un altro: la sorte della materia è molto diversa se osservata nel sistema di riferimento interno di un buco nero oppure in un sistema di riferimento esterno, ad una certa distanza da esso.
Vista dall'interno, la materia si avvicina all'orizzonte degli eventi, lo attraversa e precipita rapidamente sulla singolarità. Vista dall'esterno, la materia si avvicina indefinitivamente all'orizzonte degli eventi, raggiungendolo solo nel tempo pari a più infinito.
I fisici teorici hanno anche introdotto degli schemi e diagrammi per eliminare questa discrepanza, introducendo tra l'altro la possibilità di viaggi nello spazio e nel tempo per la materia che cade attraverso l'orizzonte degli eventi.
Ma chi ci dice che le cose non stiano proprio come indica il primo approccio, con la materia che, vista dall'esterno, si accumula indefinitamente vicino all'orizzonte degli eventi?

Quindi

Dati questi presupposti, la mia ipotesi è la seguente. Visto che noi siamo all'esterno dei buchi neri che osserviamo, in effetti la materia che cade su di essi finisce solo per avvicinarsi all'orizzonte degli eventi. Essa non cade all'interno e dunque l'informazione in essa contenuta rimane accessibile dal nostro universo. La sola materia all'interno è quella che era presente sulla stella prima del collasso gravitazionale.
Questo implica che la densità della materia in una sfera posta immediatamente all'esterno dell'orizzonte degli eventi, tende ad aumentare fino all'infinito. Cosa succede quando la densità della materia in questo sottile strato sferico raggiunge quella di un buco nero, cioè quando la densita del buco nero fino all'orizzonte degli eventi più un sottile strato esterno è complessivamente superiore a quella necessaria alla formazione di un buco nero?
Penso che a questo punto nasca in pochi istanti un nuovo orizzonte degli eventi, con un raggio appena più ampio di quello precedente.
La sottrazione rapida di una grande quantità di materia dal nostro universo potrebbe produrre un intenso lampo di radiazione molto energetica (un impulso gamma?) oppure forse non avverrebbe nulla di visibile, ma in ogni caso i buchi neri sarebbero simili a delle enormi cipolle, con molti orizzonti degli eventi, l'uno dentro l'altro.
Stabilire cosa succeda esattamente allo spazio e al tempo all'interno di questi strati, è di gran lunga fuori dalle mie possibilità di analisi.
 
Aggiunta del 18 maggio 2006

Nel numero di aprile 2006 della rivista italiana Le Scienze (numero 452 pagg. 38-39) è stato pubblicato un articolo intitolato "Buchi neri? No, grazie" a firma di Leo E. Ricci.
L'articolo dà notizia di una nuova teoria, sviluppata da un gruppo di ricerca capeggiato dai due fisici George Chapline e Robert Laughlin, secondo cui dal collasso della materia delle stelle pesanti non si forma un buco nero classico, ma la materia si accumula indefinitivamente all'esterno dell'orizzonte degli eventi.
Secondo i due fisici queste stelle oscure emetterebbero nell'infrarosso e potrebbero essere quindi rivelate dai nuovi telescopi che si stanno approntando, verificando così la correttezza della loro teoria. Ancora più interessante il fatto che la presenza di queste stelle spiegherebbe persino lo spettro di emissione dei lampi gamma osservati.
Io l'ho scritto qui sopra sette anni fa: la mia non è una teoria, è solo uno spunto, visto che non ho le conoscenze necessarie a crearne una, ma leggendo l'articolo citato le orecchie mi hanno fischiato a lungo. Indovinate perché.

Segue il testo integrale dell'articolo citato, dove ho evidenziato in grassetto alcuni brani.

Buchi neri? No grazie
Una nuova (e discussa) teoria per spiegare energia e materia oscura
Forse i buchi neri non esistono. Al loro posto potrebbero esserci le "stelle di energia oscura", che, in un solo colpo, risolverebbero tutti i problemi connessi all'esistenza dei buchi neri, dimostrando inoltre che energia oscura e materia oscura sono due aspetti di uno stesso fenomeno.
Sono queste le conclusioni di una ricerca teorica svolta da un gruppo guidato da George Chapline, del Lawrence Livermore National Laboratory in California e dal premio Nobel Robert Laughlin, della Stanford University. Le idee di Chapline e Laughlin, assai controverse, sono state ripresentate a un recente congresso a Santa Barbara, in California, con ulteriori risultati a sostegno, relativi alla stabilità di questo nuovo tipo di stella, elaborati da Francisco Lobo, dell'Università di Lisbona.
In effetti, i buchi neri pongono molti problemi, connessi all'applicazione della meccanica quantistica. Chapline ha quindi deciso di analizzare il collasso di una stella di grande massa, forzando la non violazione di queste leggi. Risultato: al posto del buco nero, a seguito di una "transizione critica di fase quantistica" alla superficie della stella collassata, compare un sottile guscio di materia (privo di singolarità), le cui dimensioni dipendono dalla massa della stella e sono confrontabili con quelle del relativo orizzonte degli eventi. All'interno del guscio si trova il vuoto quantistico, la cui energia - che secondo i calcoli produce effetti antigravitazionali - sarebbe alla base di fenomeni connessi all'energia e alla materia oscure.
La miriade di piccole "stelle di energia oscura" originate dal big bang potrebbe infatti rendere conto del contributo di materia oscura osservato nell'universo. D'altra parte, considerando il nostro universo come l'interno di una gigantesca stella di questo tipo, la quantità di energia del vuoto calcolata dal gruppo è esattamente identica a quella di energia oscura stimata nell'universo attuale. (Ma ci sarebbe da capire l'origine di una stella-universo di questo tipo.)
Poiché buchi neri e stelle di energia oscura hanno la stessa geometria esterna e producono effetti simili, sono praticamente indistinguibili. Ma secondo Chapline, il modo di testare la validità della teoria c'è. Intanto, essa spiega l'eccesso di positroni emessi dal centro della nostra galassia (che ospita un buco nero supermassiccio) e replica molto bene lo spettro osservato dei lampi di raggi gamma. Ma soprattutto, a differenza dei buchi neri, le nuove stelle emettono radiazione infrarossa, che la prossima generazione di telescopi sarà in grado di cercare ed eventualmente rivelare.
(articolo di Leo E. Ricci)



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