SALUTO DELL’ASSESSORE ALLA CULTURA

Spesso capita di ascoltare artisti che dichiarano di dipingere solo per sé e di voler tenere "a distanza" il pubblico. Se ciò avviene, è sempre per civetteria o in malafede.

In realtà, l’artista ha un messaggio, una verità da comunicare al mondo e vuole che esso si ponga in ascolto. Non è questione di soldi o di fama; c’è anche questo, ma ogni artista è soprattutto spinto dal desiderio di avere udienza, di ottenere un riscontro alla sua opera, dialettico quanto si vuole, ma che gli dica qualcosa sull’efficacia del suo lavoro. Egli non vuol parlare al deserto, né essere ignorato. A volte, questa situazione si crea, ma non è sicuramente cercata. Essa si crea allorquando il linguaggio o il messaggio sono così "alti" o "in avanti" rispetto ai tempi che pochi sono in grado di comprenderli.

Si pone, dunque, per ogni artista un problema di comunicazione.

L’iniziativa "l’arte in vetrina" è una buona idea per risolverlo in una maniera poco costosa e accattivante per tutti, pittori negozianti e semplici cittadini, saldando in un circolo virtuoso la Bellezza con la maiuscola con quella che i prodotti utili si sforzano di realizzare riuscendovi solo in parte.

Il limite che gli studiosi hanno segnalato più volte è quello della volgarità e dell’ovvio del quotidiano, lontano, molto lontano dal regno dell’arte. Ebbene, in vetrina, ogni negoziante cerca di esporre il meglio, il più elegante, il più bello. Che sia un vestito, un dolce, una borsa, l’intenzione non cambia. In realtà, sia il prodotto artigianale, in virtù della peculiarità della sua fabbricazione, che quello industriale, che si adegua all’inventiva del design, esprimono in forme evidenti valenze estetiche. Cercare la "griffe" non è che un modo di volere un prodotto che si presenti con una sua originalità e bellezza.

Esporre quadri nelle vetrine significa , io credo, stimolare, nei negozianti, una cura più attenta per l’esposizione, meno banale e frettolosa, e nei possibili compratori, per una specie di pubblicità comparativa, una sensibilità più vigile ed acuta alla qualità delle forme e dei colori, a non accontentarsi del mero funzionale.

L’iniziativa fa bene all’arte: ogni visitatore, giorno dopo giorno, si rende conto che il linguaggio pittorico non è univoco, che ogni pittore possiede il suo e sperimenta che anche il quadro, a prima vista incomprensibile, gli diventa meno oscuro ed estraneo a forza di osservarlo.

E poi: passeggiare lungo via Roma, che ha una ragguardevole lunghezza, diventa una esperienza suggestiva e piacevole: soffermarsi di quando in quando a guardare, scambiare un parere con gli amici o con occasionali compagni davanti ad una vetrina diventano un modo nuovo di vivere l’esperienza del luogo natio o di villeggiatura.                                                                                                                                                                                        Prof. Mario PALMERIO
 

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