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Antonio Tarantino
Da una fredda e perspicace osservazione dell'umana realtà,
da uno studio accurato del pensiero, da un radicato bisogno
di chiarezza interiore, un linguaggio libero: un discorso
vero ed organico: una pittura a carattere figurativo, in cui
i segni e le linee sono essenza e il calore è sostanza.
Insomma, una esperienza nuova ed autonoma che affonda le proprie
radici in un lavoro di ricerca deciso e severo.
Guido Sgaravatti è artista autentico, uno dei pochi
che sappia operare una ricerca interiore, prima umana che
artistica. In tempi, in cui la fretta è regina e in
cui si vuole meravigliare ad ogni costo, il fatto fa sensazione.
Quale sarà, allora, la fonte psicologica di tanta insolita
"vocazione"? Un'eccessiva prevalenza della ragione
sull'istinto o dell'istinto sulla ragione?
L'amore per una regola capace di correggere l'emozione o l'amore
per l'emozione capace d'infrangere ogni regola?
E difficile rispondere.
Di sicuro, il risultato, che ne è scaturito, riflette
l'affermazione della disciplina di un sistema semplicemente
personale. Sgaravatti è tutta la sua arte. Non vi sono
dubbi sul valore del suo intervento.
Modulando il colore, scaldando un tono, essenzializzando la
linea, interrompendo il segno, deformando i tratti, rinforzando
i profili, spatolando con impasti dalla matericità
granulosa, allargando le campiture, incidendo sottilmente
le superfici, raffreddando la luce, riesce ad accordare, in
una delicata sinfonia, ogni rapporto esistente tra i blocchi
delle forme rappresentate.
L'effetto impaginativo è di prim'ordine, e la figurazione,
sempre affidata alle grazie del fraseggio
plastico-disegnativo, è pulita, sintetica e dal lessico
chiaro.
L'arte sgaravattiana non presenta intrusioni letterarie e
moralistiche e, naturalmente, sfugge ai facili incasellamenti
estetici. Essa è pensiero, verità viva, libertà
liberatrice, consolazione suprema, investigazione suprema;
è una pittura dall'impostazione grafica, che esiste
come spazio, forma plastica, luce e tensione; è un
bello non violento, fatto di creature semplici ed anonime,
di esseri viventi e di silenziosi fantasmi immersi nella geometria
di uno spazio simbolico, di mobilissime visioni, in bilico
tra la realtà e la fantasia, che lievitano in un cumulo
di macchie informali; è la nuda espressione di un momento
muto, che ricorda ora una figura o un gruppo di figure, ora
una natura morta, ora una paesaggio.
E' certo, che la misura di Sgaravatti rimane legata ad un
discorso basato su una profonda partecipazione psicologica
e su un grande "mestiere".
Sotto l'aspetto dei contenuti, le sue opere non presentano
nulla di insensato e di irrazionale. Sono le intuizioni sensibili,
le captazioni sensoriali, le sensazioni e le percezioni a
partorire il mondo delle sue immagini.
In questo mondo ben costruito, il "visibile" è
a chiarire un "invisibile" ben preciso, l'intelligibile
è complementare dell'incomprensibile, l'armonia è
esaltazione dell'istinto, l'"umano" è insidiato
da oscure presenze formali.
Si potrebbe pensare che nella parte descrittivo-narrativa
imperi l'oppressione.
In effetti, non è cosi. In essa, l'intervento del colore
si pone come una proposta di evasione.
Guido Sgaravatti:
Intuizione e maestria per un linguaggio libero, mostra personale,
Torino 1975
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