CRITICA
 
A.d.P. | Antonino Bambara | Antonio Tarantino | Carlo Munari | Franco Solmi | Guy Weirlen | Paolo Rizzi
Salvatore Maugeri | Sandro Marini | Silvana Weiller Romanin Jacur | Vittorio Benvenuti

Antonio Tarantino

Da una fredda e perspicace osservazione dell'umana realtà, da uno studio accurato del pensiero, da un radicato bisogno di chiarezza interiore, un linguaggio libero: un discorso vero ed organico: una pittura a carattere figurativo, in cui i segni e le linee sono essenza e il calore è sostanza. Insomma, una esperienza nuova ed autonoma che affonda le proprie radici in un lavoro di ricerca deciso e severo.
Guido Sgaravatti è artista autentico, uno dei pochi che sappia operare una ricerca interiore, prima umana che artistica. In tempi, in cui la fretta è regina e in cui si vuole meravigliare ad ogni costo, il fatto fa sensazione. Quale sarà, allora, la fonte psicologica di tanta insolita "vocazione"? Un'eccessiva prevalenza della ragione sull'istinto o dell'istinto sulla ragione?
L'amore per una regola capace di correggere l'emozione o l'amore per l'emozione capace d'infrangere ogni regola?
E difficile rispondere.
Di sicuro, il risultato, che ne è scaturito, riflette l'affermazione della disciplina di un sistema semplicemente personale. Sgaravatti è tutta la sua arte. Non vi sono dubbi sul valore del suo intervento.
Modulando il colore, scaldando un tono, essenzializzando la linea, interrompendo il segno, deformando i tratti, rinforzando i profili, spatolando con impasti dalla matericità granulosa, allargando le campiture, incidendo sottilmente le superfici, raffreddando la luce, riesce ad accordare, in una delicata sinfonia, ogni rapporto esistente tra i blocchi delle forme rappresentate.

L'effetto impaginativo è di prim'ordine, e la figurazione, sempre affidata alle grazie del fraseggio
plastico-disegnativo, è pulita, sintetica e dal lessico chiaro.
L'arte sgaravattiana non presenta intrusioni letterarie e moralistiche e, naturalmente, sfugge ai facili incasellamenti estetici. Essa è pensiero, verità viva, libertà liberatrice, consolazione suprema, investigazione suprema; è una pittura dall'impostazione grafica, che esiste come spazio, forma plastica, luce e tensione; è un bello non violento, fatto di creature semplici ed anonime, di esseri viventi e di silenziosi fantasmi immersi nella geometria di uno spazio simbolico, di mobilissime visioni, in bilico tra la realtà e la fantasia, che lievitano in un cumulo di macchie informali; è la nuda espressione di un momento muto, che ricorda ora una figura o un gruppo di figure, ora una natura morta, ora una paesaggio.
E' certo, che la misura di Sgaravatti rimane legata ad un discorso basato su una profonda partecipazione psicologica e su un grande "mestiere".
Sotto l'aspetto dei contenuti, le sue opere non presentano nulla di insensato e di irrazionale. Sono le intuizioni sensibili, le captazioni sensoriali, le sensazioni e le percezioni a partorire il mondo delle sue immagini.
In questo mondo ben costruito, il "visibile" è a chiarire un "invisibile" ben preciso, l'intelligibile è complementare dell'incomprensibile, l'armonia è esaltazione dell'istinto, l'"umano" è insidiato da oscure presenze formali.
Si potrebbe pensare che nella parte descrittivo-narrativa imperi l'oppressione.
In effetti, non è cosi. In essa, l'intervento del colore si pone come una proposta di evasione.

Guido Sgaravatti:
Intuizione e maestria per un linguaggio libero, mostra personale, Torino 1975



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