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Salvatore Maugeri
Conosco molti scultori, giovani e non più giovani,
per i quali non occorre nemmeno chiedersi in quale Accademia
e sotto quale maestro hanno condotto a termine i loro studi.
L'esame delle loro opere ostenta chiaramente i motivi e i
modi che sono propri di Manzù o di Marini, di Minguzzi
o di Greco, di Fazzini o di Viani.
Guido Sgaravatti ha avuto come maestro d'Accademia Emilio
Greco, eppure le sue sculture non rivelano una diretta ascendenza
con le soluzioni plastiche dello scultore catanese (tra le
opere presenti in questa mostra forse soltanto il "Nudo
seduto" può far pensare vagamente ad Emilio Greco),
o quanto meno si intuisce che Sgaravatti ha fatto proprie
certe esigenze espressive e le ragioni di taluni congegni
plastici del suo maestro.
Ciò vuol dire che Sgaravatti ha una sua personalità
e una sua idea della scultura, intesa come mezzo per rappresentare,
con intelligenza e con amore, l'uomo e le sue vicende, l'indagine
di una tipologia che scandagli nei moti della psiche e li
traduca mediante l'elaborazione di strutture plastiche atte
a fermare atteggiamenti, a indicare le ragioni segrete di
una perso- nalità, il suo autentico modo d'essere e
non di apparire.
In questo procedimento Guido Sgaravatti rivela una capacità
di semplificazione di piani e di volumi senza cadere nel pericolo
di una rappresentazione realistica fredda e anonima, o nella
tentazione di risolvere la sua visione plastica in un gioco
luministico tra impressionistico ed espressionistico. Si osservino
gli esiti cui egli perviene in sculture quali "Rosanna",
"Fanciulla con treccine" e "Ritratto d'uomo",
dove mi sembra meglio si affermino le qualità dell'artista,
ma anche nel bassorilievo "Maternità", nel
quale la cadenza dei rapporti spaziali risulta saggiamente
armonizzata.
Guido Sgaravatti conferma altresì le sue doti nei disegni
a linea pura, qui esposti e scelti tra le varie centinaia
da lui eseguiti in questi due ultimi anni. Sono opere nelle,
quali è facile indovinare la mano di uno scultore,
essenziali, puliti, attenti a certe ragioni volumetriche.
Qui Sgaravatti riesce a sorprendere e a fissare i tratti salienti
e rivelatori di una figura (ché la sua e un arte a
misura umana), definita con un segno sottile e fermo.
Sgaravatti alla Punto quadrato, mostra personale, Bassano
1969
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