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Silvana Weiller Romanin Jacur
L'incontro con Guido Sgaravatti, che ha esposto per la prima
volta alla galleria Liocorno, è per noi tanto più
sorprendente in quanto ci si presenta una personalità
artisticamente già formata e nettamente determinata,
ricca di elementi, varia, poetica. Sgaravatti educato alla
scuola di Cesetti per la pittura e di Crocetti e Greco per
la scultura, presenta ora soltanto la parte pittorica della
sua espressione, dove si ritrovano piuttosto i segni di un
attento studio delle soluzioni tonali e compositive di Saetti,
che pure non è stato direttamente suo maestro: gli
accostamenti, vivaci sono sempre mantenuti in gamme pacate
di colore, che raggiungono talora, come nella grande natura
morta bruna, raffinatezze ardite, forti e inattese. La composizione
si dispone secondo i ritmi serrati di un espressionismo più
marcato di quello dei maestri, lungo schemi geometrici che
accentrano la macchia, pur senza irrigidire il flusso del
dialogo delicato, fra tono e tono, fino a trascolorazioni
fantastiche e sottili; che vibrano dal fondo per culminare
nella forma sintetica ed essenziale: pensiamo al grande paesaggio
di pioppi e al casto nudo madreperlaceo, giocato sulle trasparenze
bianche; pensiamo anche alla grande maternità, risolta
in contrasti e in accordi di colore pieno, sul contrappunto
di un piano digradare tonale dello sfondo.
La prima personale di Guido Sgaravatti,
in Il Gazzettino, Padova 1967.
Alla Rizzoli un'ampia rassegna dell'opera di Guido Sgaravatti,
presenta il periodo più recente della sua evoluzione
coerentissima. Le qualità già evidenti qualche
anno addietro sembrano essersi consolidate in un sicuro equilibrio
della struttura del colore e della forma, che ambedue, ma
quest'ultima in particolare, risentono vivamente dell'influenza
espressionista.
Tale influenza cui si aggiungono elementi cubisti, si manifesta
nella confluenza spesso tormentata di due tendenze reciprocamente
lontane, ma contenute entro l'arco del movimento: da un lato
l'analisi psicologica dell'oggetto trova un lessico adatto
nella deformazione violenta di certi tratti riassuntivi, vigorosi,
dall'altro il bisogno istintivo di astrazione e di fiaba porta
a rapporti fantastici, vicini all'insegnamento di Klee. Si
direbbe che proprio qui stia l'originalità di Sgaravatti,
sviluppata nel tessuto d'impasti sottili, che suggeriscono,
per una propria costruzione autonoma, altre soluzioni, di
spazio diverso, di dimensione misteriosa, dove i bianchi acquistano
importanza predominante in rapporto al tono raffinato del
colore vanno narrando una storia segreta. Quando l'artista
ascolta questo suo più recondito impulso, arriva ad
espressioni interamente poetiche e concluse dove ogni contrasto
di linguaggio scompare.
Ottimi ed essenziali i disegni a tratto pulito e pregnante,
più vicini all'insegnamento della scuola francese di
quanto non lo sia la pittura.
Guido Sgaravatti alla Rizzoli in Il Gazzettino, Padova
6/3/1970
Alla "Girasole" di Camposampiero una bella rassegna
di dipinti di Guido Sgaravatti ripropone a breve distanza
dalle mostre precedenti il problema complesso di un artista
intelligente e cosciente. Allievo dell'Accademia di Venezia,
di Cesetti per la pittura, di Crocetti e Greco per la scultura,
Sgaravatti conduce un'indagine serrata della figurazione,
ricollegandosi alla scuola post- cubista per una scansione
rigorosa dello spazio, che soltanto pochi anni or sono assumeva
carattere quasi costrittivo di tessuto continuo, nel quale
la figura appariva e scompariva a tratti, ritmata dal ripetersi
della macchia bianca e del segno curvo interrotto.
Queste caratteristiche subiscono successivamente una evoluzione
sensibile: il tessuto si dirada, e compaiono invece elementi
spaziali di colore-luce, laddove la scansione assume una linearità
definita da ampi spazi ritmici. La figura si disegna meglio,
musicalmente sostenuta da trasparenze aeree; il colore acquista
significato simbolico: compare una più ampia macchia
atmosferica, estesa in profondità, sulla quale il segno,
talvolta semplicemente graffito, indica l'immagine, colta
sul nascere e determina tensioni alterne curve e rette in
equilibrio chiuso di reciprocità. L'impasto passa dalla
matericità gessosa ad una grana sottile, vibrante,
che varia gli spessori e modula la luminosità tonale.
Sembra tuttavia che questo traguardo cospicuo non sia che
una preparazione attenta, sensibilissima, a passi ulteriori,
determinanti, in rapporto a fatti espressivi essenzialmente
interiori, che urgono già da tempo nel contesto della
pittura di Sgaravatti, trattenuti solo da un'etica volontà
di chiarezza dialettica, alla soglia del dominio del sogno.
La chiarificazione graduale, cosciente, di conquista in conquista,
alla lettura risulta percorso prezioso e ricco di insegnamento,
che definisce l'impostazione lineare e nobilissima di questa
ricerca.
Guido Sgaravatti alla Girasole, in Il Gazzettino, Padova
11/1971
Alle "Padovanelle" e al "Girasole" di
Camposam piero, a distanza d~i un anno dalla precedente rassegna
di dipinti, una mostra di tempere e d'incisioni di Guido Sgaravatti
segna un passo importante nell'evoluzione dell'autore. Da
un lato la produzione grafica puntualizza anche meglio della
pittura ad olio la maturazione di un lessico già presente
da lunghi anni, portando al massimo l'essenzialità
di un segno prezioso ed incisivo, pregnante e interamente
cosciente della forma plastica, nonché di uno spazio
rarefatto, mobile, evocato dalla forma stessa e dal colore
sottile, deposto in macchie vibranti; d'altro lato da questo
discorso di evidente derivazione cubista ne emerge un secondo,
più segreto e certamente non ancora realizzato in pieno,
che si allarga in un modo di simboli e di irrealtà,
dove la fantasia tenta combinazioni imprevedibili, misteriosi
ritratti dell'anima, palesata attraverso immagini reali: un
discorso che sembra assai più vicino allo spirito di
chi lo formula per le possibilità di una più
ampia libertà fantastica e lirica e di uno spazio non
più soltanto geometrico, ma psicologico e simbologico,
nel quale appunto i valori strutturali possano essere sovvertiti
per abbracciare insieme tempi e momenti diversi. E ovvio che
soltanto il perfetto possesso tecnico e una profonda coscienza
del proprio io possono cimentarsi in una simile ricerca, ma
è altrettanto evidente che qui l'invenzione può
spaziar assai meglio, creando il proprio linguaggio ex-novo,
ciò che già appare chiaramente in alcune incisioni,
che mettono in luce una delicatezza nuova del segno arabescato
e musicale, perfettamente consono alla vibrazione del tono
rarefatto.
Guido Sgaravaui alle Padovanelle, in Il Gazzettino, Padova
18/10/19 72
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