L’Arlesiana, ritratto di Madame Ginoux

Gennaio - Febbraio 1890
Olio su tela; cm 60 x 50

Roma,
Galleria nazionale d’arte moderna

Agli inizi del 1890 van Gogh fece cinque diverse versioni, di cui una perduta, di questo soggetto: egli le trasse dal disegno di Gauguin realizzato nel novembre 1888 e lasciato ad Arles. Da quell’appunto Gauguin trasse il suo quadro oggi a Mosca, e van Gogh questi dipinti che, scrisse all’amico, andavano considerati «come un lavoro tuo e mio insieme, come una summa dei mesi in cui abbiamo lavorato insieme».
I quadri differiscono dai precedenti ritratti di Madame Ginoux realizzati da van Gogh ad Arles non solo nella posa della modella, ma anche nell’espressione e nella cromia, in questa serie più chiara e pacata, anche se i colori si sono sbiaditi, soprattutto il rosa, percepibile nella sua tonalità originaria solo sui bordi della versione di Otterlo, che sono rimasti protetti dalla cornice.
Sul tavolo egli dipinge due libri, Le case de l’oncle Tom di Harriet Beecher Stowe e i Contes de Noël di Charles Dickens. Il richiamo è all’atmosfera domestica che questi due romanzi rievocavano in van Gogh: il primo perché - scrisse alla sorella - era stato scritto dalla Beecher Stowe «mentre preparava la cena per i suoi ragazzi»; il secondo perché i racconti sono ambientati in situazioni natalizie piene di atti caritatevoli e che evocano la pace domestica. Forse li dipinse per connotare la personalità di Madame Ginoux, che ad Arles si era occupata di van Gogh con sollecitudine quasi materna quando era stato ricoverato in ospedale. È insomma una rielaborazione del tema della donna-madre, già presente in La Berceuse con il ritratto di Madame Roulin.
Fu forse in memoria dell’assistenza e dell’amicizia dimostrate dalle due donne nei suoi confronti ad Arles che, mesi dopo, le ritrasse nel quadro La resurrezione di Lazzaro, dove egli - così indica in una lettera - si identificò con Lazzaro risorto.