Cimitero di campagna e vecchia torre

Maggio 1885
Olio su tela; cm 63 x 79

Amsterdam,
Rijksmuseum 

Il dipinto fu spedito a Theo il 6 maggio insieme a I mangiatori di patate, al dipinto «La Chaumière, 1 acquerello dello stesso soggetto, 1 acquerello Vente pour cause de démolition, e 12 Etudes peintes»: così elenca Vincent nella lettera d’accompagnamento.
Il dipinto, intitolato da van Gogh in francese, Cimitière de paysans, è già citato in una lettera del primo maggio, dove spiega al fratello che sta lavorando su «un grande studio di casolare al tramonto» e su un dipinto con la vecchia torre da cui era caduta la guglia e che sarebbe stata demolita: è la torre del cimitero, dove era stato sepolto il padre, il pastore protestante Theodorus, morto il 26 marzo di quell’anno.
Egli stesso racconta che cosa aveva voluto esprimere con questo dipinto di intonazione romantica, precisando anche il suo pensiero sulla religione, una visione moderna che era stata fonte di violenti dissapori con il padre: «Volevo esprimere come quelle rovine dimostrino che da secoli i contadini sono stati sepolti negli stessi campi che zappavano quando erano vivi. Volevo esprimere che cosa semplice siano mai la morte e la sepoltura, semplice come la caduta di una foglia d’autunno. Soltanto una piccola fossa e una croce di legno. I campi attorno - dove termina l’erba del camposanto, oltre il muretto, formano una immensa linea d’orizzonte - come l’orizzonte del mare. Ora quelle rovine mi dicono che una fede e una religione sono andate in frantumi pur avendo delle fondamenta solide e che la vita e la morte dei contadini restano per sempre le stesse, germogliando e appassendo con la regolarità dell’erba e dei fiori che crescono là nel camposanto. “Les réligions passent, Dieu démeure” , come disse Victor Hugo, anch’egli morto recentemente».
Vincent aveva pensato di rappresentare il cimitero già durante il suo soggiorno all’Aja, un’ispirazione probabilmente scaturita dalla lettura di Mes Haines di Emile Zola, in cui è descritto un cimitero e un funerale di contadini «così belli come fossero di Millet».