In una lettera a Bernard del giugno di quell’anno, van Gogh parla di Paul-Eugène Milliet, sottotenente del terzo reggimento degli zuavi: «Qui conosco solo un
sottotenente degli zuavi, a nome Milliet. Gli do delle lezioni di disegno - con il mio quadro di prospettiva - e comincia a fare dei disegni, in fede mia ne ho visti di
molto peggio. Ha molta passione di imparare, è stato al Tonchino, ecc... Partirà al mese di ottobre per l’Africa. Se tu andassi negli zuavi ti prenderebbe con lui e
ti assicurerebbe un largo margine di libertà relativa per dipingere, se, dal canto tuo, tu lo aiutassi nelle sue aspirazioni artistiche. Ti può essere di qualche
utilità? In caso affermativo fammelo sapere il più presto possibile».
Era il periodo in cui raffigurava l’amico militare seduto (Zuavo seduto) o a mezzo busto, con il caratteristico copricapo, il kepì (Lo zuavo).
A proposito del dipinto del settembre 1888, van Gogh lo descrive come uno studio per «il dipinto di un amante», perché considerava i militari corteggiatori di
successo, prediletti dalle donne; per dare un’aura più forte alla figura dello zuavo, egli lo ritrae su uno sfondo verde carico di blu, contro cui si staglia il kepì
rosso, con la medaglia che Milliet aveva ricevuto per la spedizione nel Tonchino, con i simboli della stella e della luna, emblemi del suo reggimento, il terzo, come
indicano le cifre sul colletto.
Il dipinto dell’amico e allievo Milliet fu appeso da van Gogh, insieme al ritratto di Boch, nella propria camera da letto.