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Trecentomila NO alla guerra!!

Marcia per la pace Assisi-Perugia.

Verrà la pace e avrà i loro occhi, gli occhi di chi ha camminato da Perugia ed Assisi e continuerà a battersi contro questa guerra.

Fonte: Liberazione, 15 Ottobre 2001

Perugia-Assisi 2001. La più maestosa marcia dal 1961, anno in cui la ideò Aldo Capitini, pioniere della non violenza.



Ecco, la voglia di pace è anche questo:moltitudini in marcia sotto il sole dolcissimo di questo scorcio di Umbria. La Perugia-Assisi fin dal mattino presto si preannuncia come un'immensa denuncia di massa della guerra, di questa guerra, come si legge su cartelli, striscioni, magliette. Stipati nelle stradine intorno ai giardini del Frontone, ben prima dell'appuntamento ufficiale, già ci sono migliaia di persone di tutte le età e la fila di pullman dal centro di Perugia fipo alla Piana sembra non finire mai. I gonfaloni e i Vigili in grande uniforme hanno un beldafare per conquistarsi il posto assegnato ai 236 enti locali che hanno promosso l'evento insieme alle Ong raccolte nella Tavola della pace. L'atmosfera è festosa e determinata, si grida "Pace subito!" e"senza se, senza ma alla guerra non si va!". Disertori, disobbedienti, inflessibili, così si possono chiamare i camminanti che muovono serrati verso Assisi con il loro carico di rabbia e speranza, con un bagaglio che non è fatto di soli sogni. La pace è il loro quotidiano, è il loro lavoro e, città per città, viene declinata in mille modi: tra le file spuntano università della pace, agenzie e perfino agende della pace a dare conto di una miriade di progetti grandi o piccoli. Veri ponti tra oriente e occidente tirati su dalla società civile nell'indifferenza o nell'ostilità delle classi dirigenti.

Fischi ai politici in prima fila

Contravvenendo agli accordi iniziali alcuni politici si infilano alla testa del corteo trovandosi circondati dalla totale indifferenza dei marciatori fino a quando non parte dai lati una bordata di fischi. Sono Fassino, D'Alema, Rutelli -che poi si defila-l'ex ministra Belillo, Veltroni e molti altri guru dell'Ulivo mentre Rifondazione e Verdi sono al posto assegnato come pesci nel mare di questo popolo della pace. Gettonatissimo,su teloni disegnati, il sogno di Martin Luther King e anche il Suo timore del "silenzio degli onesti di fronte alle parole dei Violenti". Molto visibili per l'intero percorso le strisce gialle adesive prepatate dal Gsf per l'occasione: "No global war -Fame sfruttamento sete". Che poi è il rovescio del titolo della marcia: "Cibo, acqua e lavoro per tutti ". L'incontro tra chi scende da Perugia e chi aspetta in piano a Ponte S. Giovanni dà il senso della grandezza di questa edizione, la più grande dal '61, quando l'inventò Aldo Capitini, pioniere della non violenza. A dare il ritmo, gli "ottoni a scoppio" milanesi della cascina occupata a Torchiera che si rincorrono con le chitarre degli scout, tantissimi e di tutte le età. La musica che si sparge per la campagna è anche quella dei Sound System, dei Giovani comunisti, degli studenti in movimento, della sinistra giovanile, di Udu-Udiesse. La moltitudine si arrampica a Collestrada debordando per i campi arati, accolta dagli abitanti che hanno i cancelli aperti e fontane a disposizione degli assetati.

Un immenso corteo dalle mille identità

"Per fare le guerre; le religioni non sono indispensabili, però aiutano", dice il cartello di un gruppo di atei. Certo non si riferiscono alla religione praticata da Manitese;Lilliput, Gioventù evangelica, Agesci e altre decine di gruppi di credenti mescolati alle bandiere rosse di Rifondazione, a quelle del Quarto Stato dell'Arci o multicolori della pace.Chi marcia esprime identità multiple -ad esempio c'è chi è iscritto ad Attac ma è anche attivo nei Cobas -oppure identità solidali come possono essere quelle degli scout che indossapo le kefia. I social forum, presenti in massa, sono i laboratori di queste identità in movimento. Brescia,Milano, Cremona, Veneto orientale, Alta valle del Tevere, provincia di Frosinone,no global della Campania, romani del Rage, teramani, le donne del Forum del Prc "Nomadi della pace", Senigallia, Torino, Genova, Campi di Firenze, Pisa e ancora le Donne in nero del campo di Gerusalemme. E' impossibile citare tutte le realtà che gremiscono i dieci chilometri di corteo o raccontare tutta la creatività messa in scena nel percorso. Ci sono uomini-sandwich ma anche ragazzine col testo di "Imagine" di Jòhn Lennòn scritto a pennarello sulla maglietta o slogan equo-solidali scritti sulla juta dei sacchi. La pace vuole le sue parole e sono quelle di Gandhi, Pertini, Padre Turoldo o di poeti come Boris Vian o Augusto Daoliò. Le generazioni della Perugia-Assisi hanno molti modi per gridarlo ma l'urgenza della giustizia sociale è la stessa. Ci sono anche striscioni firmati in prima persona dai partecipanti. Dai bambini piccolissimi del Celio azzurro, asilo multietnico di Roma, agli anziani reduci dei lager nazisti, è chiaro a tutti che la guerra non è soluzione, che l'Islam non è il nemico.

Contro il terrorismo ma con altri strumenti

«Sono tutti qui a dire cessate il fuoco, no a questa guerra - dice Agnoletto, cotto dal sole, parlando dal camion della piazza tematica del Gsf a S. Maria degli Angeli - nessuno è qui per sottilizzare sui tipi o sui tanti nomi che può avere una guerra». Non ci sono bombe umanitarie o missili chirurgici nella mente di chi si disperde tra i vicoli di Assisi per raggiungere alla spicciolata la Rocca Maggiore. Il loro messaggio chiaro e forte, dovrebbe colpire i parlamentari che hanno schiacciato il bottone per votare sì all'intervento italiano, con un gesto simile a chi sganciagli ordigni daì bombardieri. L'alternativa alla guerra e al terrorismo viene fuori dall'elaborazione del movimento che tra pochi giorni si incontrerà di nuovo a Firenze. L'idea è quella di tagliare i cordoni delle borse a bin Laden colpendo i paradisi fiscali e, nello stesso tempo, strappargli il consenso che può raccogliere tra i derelitti della Terra, riconoscendo lo stato di Palestina, togliendo l'embargo all'Iraq, annullando il debito dei paesi poveri, introducendo la Tobin tax. Cala il sole, con un tramonto da film sulla valle di fronte ad Assisi e ancora la gente si arrampica verso la Rocca dove pronunciano i loro discorsi Flavio Lotti (tavola della pace), Vincenzo Coli, custode francescano, la presidente umbra Lorenzetti, il sindaco di Betlemme e Giuliano Giuliani, padre di Carlo ucciso a Genova. Verrà la pace e avrà i loro occhi, gli occhi di chi ha camminato da Perugia ed Assisi e continuerà a battersi contro questa guerra.

Checchino Antonini

Sito della tavola della Pace: www.tavoladellapace.it