Intervista
a Gino Strada, il chirurgo di Emergency che sta con i disperati nell'ospedale di
Anabah: l'assurdità della guerra genera vittime civili
Venerdì 5 Ottobre 2001, Fonte: Liberazione
«In Afghanistan c'é chi ha giocato
sporco».
«Agli Stati Uniti è sfuggito il controllo del mostro
che loro stessi hanno creato. Qui si muore di fame, un bambino su tre non arriva
a 5 anni. Anziché bombardare, domandiamoci perche è potuto avvenire
tutto
questo». «La frase di Berlusconi? Ognuno si esprime come vuole e come
sa. Ma oggi chi non è confuso? »
Mentirei spudoratamente se non ammettessi che un sovradosaggio di
emozione mi ha accompagnato e catturato per alcune interminabili ore, quelle che
ieri mattina sono trascorse tra il mio arrivo in redazione ed il momento in
cui sono riuscito dall'altra parte del telefono a parlare con Gino Strada. Sì,
proprio lui, il chirurgo di Emergency, quello che sta ad Ariabah, nella valle
del Panshir, in Afghanistan, ad un'ottantina di chilometri da Kabul; quello che
ha deciso di fare il medico a tempo pieno, a fianco dei disperati, per salvare
vite umane, sotto le bombe, tra mine antiuomo e guerriglia armata. Quello che il
presidente del Consiglio, Silvio Berluscolli, senza pudore alcuno ha avuto il
coraggio di apostrofare quale «medico integerrimo, ma dalle idee un po'
confuse, che non saprebbe scegliere tra l' Afghanistan e l' America». Gino
Strada è medico di frontiera, come oggi ce ne sono pochi, e nell' ospedale di
Emergency di Ariabah lavora insieme ad altre 230 persone, mentre in 80 prestano
sevizio nei sei posti di pronto soccorso sparsi per
l'Afghanistan.L'appuntamento al telefono con questo signore di 53 anni che
il 15 settembre, subito dopo gli attentati negli Usa, ha lasciato l'Italia
per raggiungere tra mille difficoltà il dramma afghano, è fissato per le
10,30 del mattino, ora italiana. Gli impegni, però, travolgono Gino, che non
riesce ad allontanarsi neppure un momento dai "suoi" 80 e passa ricoverati e
così la chiacchierata slitta di oltre un'ora. Giusto il tempo, per me, di
mettere in ordine le domande e magari far salire l' ansia per l' attesa. La sua
voce, finalmente, mi giunge limpida e lui si rende disponibile al di là di ogni
previsione.Conveniamo di darci del "tu", e non potrebbe essere diversamente
con un personaggio tanto schietto.
Cominciamo con una domanda forse scontata, ma d'obbligo: come stai?
Bene, bene, figurati, sto in uno dei posti più sicuri al mondo (lo dice ridendo, ndr) , ad 80 chilometri a nord-est di Kabul, dove, mi sembra, in questo periodo sia tutto così tranquillo!
Lo sai che nei giorni
scorsi Silvio Berlusconi ti ha definito «medico integerrimo, ma dalle idee confuse»?
Deve essere dura per chi ha scelto di vivere sotto le bombe.
Sì, ho saputo della frase di Berlusconi, ma onestamente non mi ha fatto
alcun effetto, ciascuno è libero di esprimersi come vuole e come sa. Forse è vero che sono confuso, ma chi non lo è di questi tempi? Abbiamo costruito un mondo dalla fragilità insospettata fino a ieri e questo genera insicurezza. Da qui,con un sistema di parabole, si riesce a vedere la tv italiana, la Bbc, la Cnn e quando ho sentito Berlusconi pronunciare quelle parole, davvero mi
sono sentito confuso, sconvolto e felicemente isterico nello stesso tempo.
Questo, però, mi capita ogni volta che mi collego con qualche tv occidentale.
Sei più colpito dalla cattiva informazione o dallo
schieramento palesemente guerrafondaio?
Le due cose vanno a braccetto. Si parla dell'Afghanistan con una
incompetenza che mi sorprende, vedo filmati che descrivono una inesistente valle
del Pamir, paracadutisti che si lanciano contro il Male, marines che penetrano
nella giungla e riaffermano il valore della civiltà occidentale. E ci si
allontana dal cuore del problema. Quando leggo di attacco alla civiltà, mi
chiedo: ma quale civiltà? Non certo quella Usa, la civiltà è altra cosa. Di
sicuro, nella top ten dei Paesi civili non inserisco gli Usa.
Ecco, noi invece cerchiamo di andarci al cuore del
problema.
Il primo fatto evidente di questa crisi internazionale, è che qualsiasi
guerra genera almeno un 90% di vittime civili ed innesta una spirale di povertà-
miseria -fame- malattie che ci conduce al baratro. Dobbiamo capire, e lo
capiscano anche i signori della guerra, che lo strumento bellico non riuscirà
mai a dare ordine al mondo. Dovremmo avere il coraggio di percorrere altre
strade, quelle della pace e della solidarietà. Stiamo vivendo un momento
critico, angosciante e non se ne uscirà a chiacchiere. Quei poveracci morti
negli Stati Uniti sono vittime civili di una guerra non dichiarata. Hanno
stessi diritti e stesso valore dei morti in Irak, a Belgrado, a Gerusalemme. Non
è ammissibile continuare a pensare a vittime di prima, seconda e
terza categoria. I problemi che sono sullo scacchiere possono trovare una
soluzione soltanto se facciamo uno sforzo per capire anche le altre persone,
chi è diverso da noi. Per capire, soprattutto, perchè è potuto succedere tutto
questo.
In occidente si parla di Bene contro il Male e di
civiltà contro inciviltà e sono in corso le operazioni militari per fare
giustizia: come è stato possibile arrivare alle estreme
conseguenze?
Nessuno al mondo ha ragione al 100%, o lo capiamo o sarà
la fine. In questo scenario, ognuno ha le proprie responsabilità e ognuno i suoi
morti da piangere. Allora dico: calmiamoci e ragioniamo. Se scegliamo di entrare
nel ping pong dell' orrore, iniziamo anche a pensare al funerale del pianeta. In
questo momento, io non vedo proprio il libro del dialogo nella biblioteca
universale. Qui, in Afghanista, Usa e Urss, hanno giocato un braccio di ferro a
spese delle donne, dei bambini e di milioni di disperati. Gli Usa hanno
foraggiato il fondamentalismo, consentendo che migliaia di dollari venissero
gestiti dal servizio segreto pachistano. Qualcuno si è domandato, come mai oggi
a Kabul parliamo di regime dei talebani e perché a combattere in questo
territorio è gente di almeno 22 naziollalità? Chi gli ha dato i visti? Chi li ha
organizzati? Naturalmente Osama, per conto della Cia e del governo saudita.
E' una verità che sta su tutti i libri di storia. Con questa politica, che non
conosce etica, si è voluto prima creare il mostro, poi ci si è accorti di non
saperlo controllare.Oggi questo mostro è un boomerang e non è un caso che
dal confine pachistano siano circolate più armi che non sui fronti della Seconda
Guerra Mondiale.
Veniamo un attimo alle condizioni di vita della
popolazione afghana. Arrivano notizie spaventose: le
confermi?
Confermo che un bambino su tre non riesce ad arrivare ai 5
anni, che la mortalità da parto è altissima, che basta una cataratta per
rimanere ciechi. E noi non possiamo ristrutturare alcuni edifici vicini all'
ospedale di Anabah per paura che la guerra ci distrugga tutto. I generi di prima
necessità in pochi giorni sono aumentati anche del 30%, la gente si guarda negli
occhi incredula, capisce il pericolo, ma non riesce più a mettere nulla da
parte, neanche un pezzo di pane. Un litro di benzina costa un dollaro e mezzo.
Eppure, c' è chi con la guerra si arricchisce. Noi, nel nostro piccolo, siamo
orgogliosi di essere l'unica organizzazione internazionale rimasta a fianco di
questa gente e speriamo presto di poter riaprire anche l' ospedale di
Kabul.
In tutto questo, che ruolo gioca la
globalizzazione?
Ricordo mia madre che mi diceva: «Quel prodotto costa
tanto perché si paga la marca». Io ho 53 anni,la globalizzazione non è nata
ieri. Identificare il dio denaro quale unico principio che dà senso alla
vita,sposare la regola dei rampantini di turno, che vogliono accaparrarsi di
tutto e di più, introduce una logica
di guerra. Che cosa accadrà quando due
realtà si troveranno con le mani sullo stesso bene? Dall'ltalia svegliatevi,
fate sentire la vostra voce contro la guerra, ricordatevi anche dei dimenticati
del pianeta.
Visto che segui i tg italiani, saprai
certamente che l'Inter, la tua squadra del cuore, è capoclassifica e che il
presidente Moratti ti ha dedicato vittoria e primo posto. Un'iniezione di
piacere in mezzo a mille preoccupazioni.
Sì, sono al corrente di tutto. La dedica di Moratti mi ha riempito di
gioia. Il presidente ha sempre sostenuto le campagne di Emergency, io sono uno
sfegatato interista.
Vedrai che quest' anno faremo un bel campionato,
nonostante dicano che non giochiamo bene. Nel calcio, però, vale la regola
che è meglio giocare male e vincere piuttosto che prendere tre pappine.
di
Fabio Rosati da Liberazione del 5/10/2001.
Per maggiori informazioni: www.emergency.it