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IN RICORDO DI FAUSTO E IAIO

LA VERITA' NON SI ARCHIVIA
CON FAUSTO, IAIO E CARLO NEL CUORE

www.faustoeiaio.org

Sono trascorsi 24 anni dall'omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Jannucci, uccisi il 18 marzo 1978 in via Mancinelli a Milano.
Purtroppo LA VERGOGNA ATTESA E' ARRIVATA il 6 dicembre del 2000 : ARCHIVIATA DEFINITIVAMENTE L'INCHIESTA SULL'OMICIDIO DI FAUSTO E IAIO.

Sono la madre di Fausto Tinelli e voglio esprimere quello che provo, oltre alla mia sincera solidarietà verso i parenti delle vittime delle stragi e di quelle cadute sotto un gioco perverso. So quello che si prova in quei momenti, l'ho sperimentato sulla mia pelle. All'inizio non capisci, non ti rendi conto di quello che è accaduto. Vivi come un brutto sogno, stupito e incredulo. Vivi nel frastuono: un bel funerale di stato, belle parole e con questi gesti tutti se ne lavano le mani. Subito dopo ritorni alla realtà. Il dolore ti fa impazzire, entra in te come l'aria che respiri. E allora cerchi aiuto e conforto. Chiedi una mano e riponi tutte le tue speranze nella giustizia, che ti aiuti a capire. Ma ti si chiudono le porte in faccia perché tu non sei di serie A anche se sei una persona onesta, come lo erano Fausto e Iaio, due ragazzi che frequentavano il Leoncavallo e perciò "carne da macello". Il privilegio di sperare giustizia, di avere un processo, di essere risarciti del sangue dei nostri cari non è un nostro diritto. Anche se sono vittime innocenti della strategia di quel periodo e nessuno si azzardi a dire il contrario. Da ben 22 anni mi sono costituita parte civile in un procedimento contro 3 individui di estrema destra, ma questi vivono tranquilli e fanno carriera. Perché nessuno li tocca? Eppure ci sono 6 pentiti che li accusano. Perché i pentiti dei nostri processi non sono attendibili? Forse lo sono solo quelli che vogliono loro e i nostri non sono tra questi. Dove sono tutte quelle belle frasi che da bambina ti hanno insegnato a scuola, come ama la patria, difendila e rispettala. Io l'ho fatto questo, ma lei non mi ha ricambiato. Noi per lo stato siamo vittime invisibili, che non vuole proprio vedere. E io mi sento come una madre argentina e Fausto e Iaio dei desaparecidos.
Danila Angeli