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PORTO MARGHERA: ECCO LE PAROLE DEL DOLORE

Dalla Rivista Loffa Continua dei Giovani Comunisti di Como


Questa lettera è stata pubblicàta sul quotidiano "il Manifesto" pochi giorni dopo la sentenza scandalo di Porto Marghera nel quale le famiglie di 157 operai morti di cancro accusavano, prove in mano, il Petrolchimico di omicidio colposo per i danni ricevuti durante una vita di lavoro. Il programma " Alcartaz" di Diego Cugia, alias Jack Folla, propone questa lettera della figlia di uno degli operai morti al Petrolchimico dopo anni di lavoro e di atroci sofferenze.

JACK FOLLA: PRESIDENTE, ECCO LE PAROLE DEL DOLORE
"Caro Jack, mio padre è morto, sputando, vomitando sui muri della cucina perché non riusciva a controllare il suo corpo. Si vergognava perché in una casa di 70 mq non puoi nascondere, non riesci a soffocare i rumori di un corpo operato tante volte senza sincere spiegazioni. Immaginate un uomo onesto, sensibile, un incredibile lavoratore mostrarsi così giorno dopo giorno per più di un anno alle figlie, alla moglie. L' espressione violenta di chi non vuole lasciarsi vincere dal male, di chi viene calmato solo dalla morfina, di chi viene sommerso di bugie ad ogni ricovero (perché tanto ormai non c'era niente da fare) ormai.
Da mesi per lui pranzo e cena erano solo un sacchetto di plastica molle, molto costoso da attaccare a quel tubo che gli usciva dal corpo, necessitando con odio e rabbia l'aiuto proprio di quelle persone alle quali lui avrebbe voluto mostrarsi forte e bello com' era sempre stato.
Si vergognava ormai anche di andare al bar, si vergognava del sacchetto. I miei compagni di scuola avevano papà avvocato, professore universitario, pittore, conte, concertista, la mia migliore amica aveva il padre che era consigliere regionale e quando eravamo in ritardo a volte ci accompagnava a scuola in motoscafo riservato; io no, io ero figlia di un operaio e quali espressioni ho visto quando con candore dicevo di abitare a Marghera.
Abito ancora qui, e da un anno o due sono tornate farfalle, licheni e rondini.
Mio padre non torna, quel corpo rinsecchito e rabbioso è rimasto nella mia memoria, riposa (mi vergogno a scriverlo) in un cimitero circondato da tralicci dell'Enel, in un terreno confinante con altri che nascondono rifiuti tossici, pieno di veleni.
Oggi, sola, ho pianto davanti a una televisione e ho visto piangere, perché il mio paese, il mio governo lo ha ucciso di nuovo.
Quelli che hanno giudicato probabilmente hanno un bagno più grande di quello che aveva mio padre quando vi si nascondeva per non renderci partecipi dei sintomi del suo male; quanto a coscienza e dignità non lo so."
I Giovani Comunisti/e solidarizzano con le famiglie colpite da un così grave assassinio.
INGIUSTIZIA E' STATA FATTA!!!!!!!