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Rigoberta Menchù, Gino Strada e Alex Zanotelli

RIGOBERTA MENCHU' TUM
Rigoberta Menchu' è una sopravvissuta del genocidio perpretato contro il popolo maya del Guatemala per tutti gli anni '80 e fino all'inizio degli anni '90.
Rigoberta che è nata nel 1952 in un'aldea di Chimel nel municipio di San Miguel de Uspatan nella regione del Quiche', e' figlia di un catechista cristiano e di una levatrice esperta della medicina maya basata sulle erbe. Il padre Vicente, impegnato nel movimento indigeno per la difesa della terra, è morto il 31 gennaio dell'80 nel tragico rogo dell'ambasciata di Spagna a Città del Guatemala, appiccato dalle forze di sicurezza della dittatura militare per sloggiare alcuni campesinos maya che avevano simbolicamente occupato l'edificio per denunciare la repressione che la dittatura aveva instaurato in molte regioni del paese.
Poi la stessa sorte e' toccata alla madre, a due fratelli e a una cognata. Per questo il vescovo primate del Guatemala, Juan Gerardi, quando, nell'aprile del '98 tre giorni prima di essere assassinato, consegno' il rapporto della Chiesa cattolica sul genocidio in Guatemala, scelse la Menchu' come una delle rappresentanti delle famiglie-simbolo di questa tragedia. Rigoberta Menchu', fuggita non ancora ventenne dal suo Paese, incomincio' a lavorare subito per la pacificazione con i Cuc, Centri di unita' contadine, che la videro ben presto protagonista, nei corridoi dell'Onu, di battaglie per i diritti civili e umani negati alla sua gente fino a diventare una figura simbolo.
Nel 1983, invitata in Europa da organizzazioni umanitarie per testimoniare la sua vicenda, racconto' ad Elisabeth Burgos in un libro intitolato "Mi chiamo Rigoberta Menchu'" non solo la drammatica esperienza personale vissuta , ma anche i segreti maya che avevano permesso al suo popolo di sopravvivere a cinquecento anni di conquista.
Il suo agire fermo e nello stesso tempo misurato le valse negli anni '80, riconoscimenti internazionali fino al Nobel per la pace nel 1992.
Ora, dopo un altro toccante libro intitolato "Rigoberta, i maya e il mondo", la Menchu', con la Fondazione intitolata a suo padre, porta avanti un grande discorso per il riscatto delle popolazioni indigene e per aiutare i compatrioti nelle azioni giudiziarie contro lo stato dopo la scoperta, in Guatemala, di quasi tremila cimiteri clandestini. Per questo suo lavoro coraggioso, ancora recentemente, e' stato assassinato un suo collaboratore. Rigoberta ha ottenuto due anni fa dall'Onu una risoluzione per sancire dieci anni di attenzione dell'ente per i problemi delle popolazioni autoctone."

GINO STRADA
Gino Strada, 53 anni, e' nato a Sesto San Giovanni (Mi). Chirurgo d'urgenza al Policlinico di Milano, negli anni '80 si e' occupato principalmente di chirurgia dei trapianti di cuore e cuore-polmone all'universita' di Stanford e Pittsburg (USA), nell'ospedale di Harefield, (GB) e presso il Groote Schuur Hospital, a Capetown, Sud Africa.
Dopo aver lavorato negli ospedali italiani di Rho (Milano) e di Bergamo, nel 1988 decide di applicare la sua esperienza di chirurgia di urgenza alla assistenza e alla cura dei feriti di guerra.
Dal 1989 al 1994 lavora con la Croce Rossa Internazionale di Ginevra in zone di guerra: 1989 Quetta, Pakistan; 1990 Dessie', Etiopia e Khao-I-Dang, Tailandia; 1991 Kabul, Afghanistan e Ayacucho, Peru'; 1992 Kabul, Afghanistan; 1993 Balbala, Gibuti e Berbera, Somalia; 1994 Bosnia.
L'esperienza accumulata, convince nel 1993 Gino Strada a fondare una organizzazione piccola, agile e altamente specializzata, che intervenga in favore della popolazione civile vittima della guerra e che non soffra delle lentezze burocratiche delle grandi organizzazioni.
Con scarsissimi mezzi nella primavera del 1994 Gino Strada fonda a Milano Emergency.
Dalla sua nascita, Emergency contribuisce in modo determinante al successo della campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo.
Emergency costruisce nel 1996 il primo ospedale nel Nord Iraq a Sulaimaniya. Poi un altro ospedale ad Erbil, e un Centro protesi e riabilitazione, sempre in Nord Iraq, l'ospedale "Ilaria Alpi" a Battambang in Cambogia e altri due ospedali in Afganistan, uno nel nord, nella valle del Panshir e uno nella capitale Kabul. Nel 2001 apre il sesto ospedale di Emergency, a Freetown, in Sierra Leone.
A tutti questi centri si affiancano 27 posti di Primo Soccorso nelle zone piu' minate o piu' vicine al fronte.
Emergency, ovunque operi, e' sempre neutrale.
In quei Paesi nei quali vi era un conflitto in corso, Emergency ha sempre garantito cure e sostegno a tutti i suoi pazienti indipendentemente dalla loro collocazione politica o religiosa.
Nel gennaio 1999 la casa editrice Feltrinelli pubblica il libro "Pappagalli verdi, cronache di un chirurgo di guerra", in cui Gino Strada racconta la sua esperienza.

ALEX ZANOTELLI
Nato a Livo (Trento) il 26 agosto 1938, e' stato ordinato sacerdote nell'Istituto dei missionari comboniani nel 1964, dopo aver completato gli studi di teologia a Cincinnati (Usa). Partito missionario per il Sudan, dopo otto anni viene allontanato dal governo a causa della sua solidarieta' con il popolo Nuba e della coraggiosa testimonianza cristiana.
Assume la direzione della rivista Nigrizia nel 1978 e contribuisce a renderla sempre piu' un mensile di informazione, nel solco di una tradizione avviata nel 1883 e consolidatasi a partire dagli anni '50.
Il suo programma di lavoro e' ben chiaro fin dall'inizio:
"Essere al servizio dell'Africa, in particolare 'voce dei senza voce', per una critica radicale al sistema politico-economico del nord del mondo che crea al Sud sempre nuova miseria e distrugge i valori africani più belli, autentici e profondi".
Per quasi dieci anni, Zanotelli ha saputo prendere posizioni precise e imporsi all'opinione pubblica italiana, affrontando i temi del commercio delle armi, della cooperazione allo sviluppo affaristica e lottizzata, dell'apartheid sudafricano. E' stato anche tra i fondatori del movimento "Beati i costruttori di pace", con cui ha condotto molte battaglie in nome della cultura della mondialità e per i diritti dei popoli.
Nel 1987 - su richiesta di esponenti politici e vaticani - Alex Zanotelli lascia la direzione di Nigrizia: ma la sua eredita' culturale, raccolta dai successivi direttori e redattori, continua a manifestarsi anche oggi.
Negli ultimi dodici anni, il lavoro missionario di Zanotelli si e' svolto a Korogocho, una delle baraccopoli che attorniano Nairobi, la capitale del Kenya.