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PREMIO NOBEL PER LA PACE 2001

Dopo Martin Luther King che "aveva fatto un sogno", quello di vedere i neri americani dotati degli stessi diritti civili dei bianchi e la fine dell'apartheid, il riscatto dalla schiavitù così cara ai bravi bianchi americani; dopo Nelson Mandela, la lotta dell'ANC, il suo impegno senza crepe per i diseredati dell'Africa del Sud, vittime dell'apartheid, con i suoi 27 anni di carcere; ecco che il Premio Nobel per la Pace viene oggi dato congiuntamente all'ONU e al suo segretario generale Kofi Annan.
E' dunque una fucina di sordi, muti e autistici (autismo: sviluppo esagerato della vita interiore con perdita di contatto affettivo con la realtà rappresentata categoricamente), quella che riceve il Gran Premio della Giuria filo-americana.
Poiché l'ONU e Kofi Annan sono rimasti SORDI alle bombe che cadevano su Beirut.
SORDI, anche alle giuste rivendicazioni della libertà venute dai villaggi libanesi sottoposti all'invasione sionista.
SORDI alle manifestazioni davanti alla sede delle Nazioni Unite a Beirut quando l'invasore sionista aveva annesso Arnoun.
SORDI ai folti dossier del Follow-Up Committee che attestavano le ferite accertate sui detenuti che venivano trasferiti nell'ospedale di Mariajour e in altri centri ospedalieri libanesi.
SORDI ancora alle denunce dei detenuti di khiam (carcere gestito dall'Esercito del Libano del Sud fino alla primavera del 2000 quando la zona fu riconquistata dai partigiani libanesi dopo l'evacuazione di Israele dalla fascia del Libano del Sud) che venivano torturati.
SORDI, alle testimonianze degli ex-prigionieri di khiam, Ashkelon, Alon, Naflia, Shatta e che ci parlavano dell'orrore delle galere sioniste e dei trattamenti inumani e degradanti a cui erano stati sottoposti.
SORDI alle domande reiterate delle famiglie i cui figli erano stati sequestrati e di cui non si avevano più notizie perché "non localizzati" in carceri precise.
SORDI alla legittima richiesta di restituzione dei corpi dei prigionieri che avevano perso la vita.
SORDI E MUTI, L'ONU E KOFI ANNAN. Noi affermiamo, ancora e sempre, che tacere significa accettare il fatto che il silenzio è complicità.
Complicità con i carnefici e i torturatori sionisti.
Noi non dimentichiamo il massacro di Qana che costò, a questo villaggio così piccolo, 120 morti e più di 110 feriti. Noi non dimentichiamo i villaggi del Libano del Sud presi a bersaglio, tra gli altri Nabatiyé dove ci sono stati 9 morti e 7 feriti dopo il passaggio di un aereo sionista. Noi reclamiamo la liberazione immediata e senza condizioni di tutti i/le resistenti libanesi ancora detenuti nella Palestina occupata:
Alé Balhas, Youssef Wazni, Jawad Kafsi, Mustapha Hamoud, Hussein Aubronni, Samir Kintar, Fadi Al Jazzar (Naflia), Anwar Yassin (Shatta), Mohamed El Birgaoni (Ashkelon) e di tutti quelli di cui non abbiamo il recapito, Cheik Obeid e Mustapha El Dirani in particolare. Attendiamo, nel più breve lasso di tempo, l'espulsione dalla Francia del militante libanese George Abdallah.
ONORE AI MARTIRI E ALLE VITTIME DELLA BARBARIE SIONISTA E DELL'IMPERIALISMO
NOI SALUTIAMO TUTTE LE FAMIGLIE LIBANESI COSI' DURAMENTE PROVATE DALL'OCCUPAZIONE SIONISTA E PIU' AMPIAMENTE DALLA GUERRA; LA LORO DIGNITA' FRONTEGGIA L'ORRORE SIONISTA ED ESIGE IL NOSTRO RISPETTO.
Comitato di Lotta Contro la Barbarie e l'Arbitrio - Francia