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Chi è il cantastorie che fa paura a Berlusconi

LE MIE BALLATE CONTRO I POTENTI

Franco Trincale è il superstite di un'antica arte medievale. Ma ora rischia di perdere il suo bene più prezioso: la piazza.
Uno spot non poteva fare di meglio. Da quando l'ira del Cavaliere è trapelata sui giornali, il suo telefono squilla ininterrottamente. Se la ride con soddisfazione, Franco Trincale, 67 anni, antico cantastorie siciliano che "pretende" di cantare in dialetto le sue ballate al vetriolo contro i potenti di turno in piazza del Duomo, a Milano.
Per un menestrello di strada come lui, stanare un uomo di potere fino al punto da spingerlo a un atto di censura è il massimo, una sorta di premio. Trincale finisce così tra le motivazioni che reggono la richiesta di trasferire il processo Sme lontano dall'ambiente ostile di Milano. Lo dimostrerebbero le risse di strada sui suoi processi. Da «un rapporto dell'agenzia investigativa», Berlusconi rivela che «tale Trincale Francesco, arringando in piazza del Duomo i numerosi presenti con ulteriori diffamatorie prospettazioni», avrebbe avuto con un passante un «alterco degenerato in una violenta lite», sedata «da tre volanti della polizia» conclusasi con un ferito.
«Sì, ma Berlusconi non dice che il ferito sono io», dice Trincale con il suo perenne sorriso a metà tra l'ironico e il divertito. Ma chi è veramente questo cantastorie che ha fatto infuriare il presidente del Consiglio? Trincale, nato a Militello (Catania), lo stesso paese di Pippo Baudo che è stato anche suo compagno di scuola, vive a Milano dal 1960.
Ha sempre vissuto grazie alle sue ballate e ai dischi che ha inciso, soprattutto negli anni '70. "Ma ho dovuto fare anche il tassista per cinque anni e mezzo", dice con un fondo di amarezza, "perché il Pci, irritato dalle mie canzoni, non mi ha più invitato alle Feste dell'Unità. Ora vorrebbero intervistarmi...".
Alle chiacchiere preferisce la sua vecchia chitarra e le ballate. Ne ha composte 13 dedicate al "Berluschino". Ma anche D' Alema non può lamentarsi.

Il Che Guevara della canzone

Nel suo bilocale al Lorenteggio, dove vive con la moglie Natalina, ha ritagliato uno spazio di due metri quadrati dove ha impiantato una stazione multimediale e, perfino, uno "studio" di registrazione. Dopo una vita trascorsa sulla piazza reale, ha voluto anche una piazza virtuale su Internet (www.trincale.com). Dipinge lui stesso i suoi pannelli da cronista medievale, ma usa lo scanner. Canta ancora la storia del bandito Salvatore Giuliano, come negli anni '50, quando girava la Sicilia con un Leoncino.
Ha scritto più di mille ballate, per sbeffeggiare i potenti divertendo la gente. Si definisce il cantore della classe operaia, una specie di Che Guevara della canzone. E non è la prima volta che finisce nei guai: la Ballata di Pinelli gli costò un processo (alla fine fu assolto). Ora rischia di nuovo, in un momento in cui la satira è sotto tiro. «Ma la piazza non è la Tv, il Cavaliere non ha nulla da temere da un povero cantacronista come me", dice. Povero forse, ma già oggetto di tesi di laurea e richiesto dagli istituti di cultura italiana all'estero.
di Giuseppe Alatamore (Famiglia Cristiana)