Presentazione: la scuola

Venezia per le ragazze: una scuola al Centro Donna
di Marilena Marcantoni
referente del progetto per l'Istituto "Andrea Gritti"

Questo quaderno è la prima tappa di un'area di progetto che copre un arco di lavoro di tre anni che ha visto il Centro Donna e l'Istituto Tecnico per il Turismo "Gritti" di Venezia lavorare assieme, cercando di contemperare le esigenze e i tempi scolastici con esigenze e tempi di un ente esterno, impegnato nel sociale.

L'area di progetto è un nuovo modo di lavorare nella scuola; vi si stanno mettendo alla prova le classi sperimentali dell'Istituto per completare i loro curricola con momenti formativi che nella scuola tradizionale difficilmente trovano posto. Sono infatti concepite per sviluppare negli studenti la capacità di risolvere problemi e situazioni nuove, di analizzare problemi inediti e di immaginare soluzioni, di lavorare in équipe e di organizzare il lavoro collettivo.

Per ottenere questi risultati si è pensato di impegnare gli allievi nella produzione di un lavoro commissionato da un ente esterno alla scuola. Questo perché la presenza di un committente richiede un prodotto non più virtuale, ma reale, con caratteristiche precise e non negoziabili e impone agli studenti (ma anche ai docenti) il confronto con metodi, tempi di lavoro ed esigenze diverse, e a volte in contrasto con metodi, tempi di lavoro ed esigenze accademiche o disciplinari.

Sembrerebbe dunque che l'area di progetto fosse quasi un 'corpo estraneo' alla scuola con le sue rigidità organizzative e didattiche.

Tuttavia l'area di progetto richiede anche l'effettiva applicazione delle conoscenze disciplinari e interdisciplinari a problemi reali, incrementando con ciò nei ragazzi l'apprezzamento dello studio disciplinare, generalmente percepito come astratto e slegato dalla realtà.

Da qui derivano le reazioni a volte ambigue e contraddittorie di docenti e allievi. Da una parte si riscontra l'entusiasmo per le nuove opportunità culturali e formative dell'area di progetto, oltre al nuovo modo di apprendere (learning by doing, così attuale e popolare in tutti i Piani dell'Offerta Formativa) e l'uso di tecniche e strumenti di ricerca, di pubblicazione, di presentazione, di relazione che la scuola non ha altrimenti modo di offrire; dall'altra si scontano le difficoltà poste da una struttura rigida e auto-referenziale come la scuola.

Il cammino di 'Venezia per le ragazze', come di tutti gli altri lavori di questo tipo, non è stato facile: i rischi erano di essere troppo ambiziosi, ponendosi degli obiettivi non raggiungibili dagli allievi, e di 'espropriare', quindi, i ragazzi del lavoro per fornire un prodotto strettamente controllato, o addirittura confezionato dagli adulti o invece di arrendersi di fronte alle difficoltà e rinunciare al confronto con l'esterno, producendo l'ennesimo lavoro di ricerca 'interdisciplinare' accademico.

Non sta a noi dire se siamo riusciti a evitarli entrambe, quello che è certo è che per scrivere le loro impressioni le nostre studentesse e i nostri studenti (due) hanno dovuto sperimentare modi conoscitivi e di lavoro nuovi, hanno frequentato il Centro Donna non solo in orario scolastico, ma anche nel loro tempo libero, hanno dovuto organizzare e mantenere i rapporti con il Centro, creare e gestire i gruppi, scandire e ridiscutere continuamente tempi, modi e contenuti, rispettare le consegne date e 'soddisfare' la committenza e infine imparare a esporre le loro idee senza il filtro degli adulti. I docenti, nel caso di questa area di progetto, sono stati 'dietro' ai ragazzi, sia dal punto di vista organizzativo sia dal punto di vista dei contenuti e delle scelte degli argomenti.

Noi docenti abbiamo dato e daremo la nostra valutazione del lavoro nelle sedi appropriate (compresi gli esami di stato di cui l'area di progetto costituisce parte essenziale), qui, com'è in uso nel teatro, ci affidiamo alla benevolenza dei lettori e del committente.

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