La storia

Perché è nato il Centro Donna?
di Lisa Sartorato con l'aiuto di Ivana, Franca e Carla

La ribellione delle donne
Attorno al 1975, il movimento femminista si faceva sempre più strada tra le donne, le quali sentivano il bisogno di avere spazi propri in cui potersi trovare per relazionarsi tra di loro e discutere sui problemi femminili. Per loro non era consuetudine incontrarsi nei bar o nei luoghi pubblici, ma al massimo potevano chiacchierare con la madre e la figlia, oppure con le vicine di casa. Inoltre, all'epoca, la figura femminile era poco inserita nella società, basti pensare al numero esiguo di donne medico che esistevano, nonostante il fatto che qualsiasi donna si senta molto più a proprio agio ad essere visitata da una persona dello stesso sesso, che non da un uomo. Infatti, a quei tempi, le donne non potevano scegliersi un proprio ruolo, e non avevano nemmeno la libertà di comportarsi in una certa maniera e di vestirsi a proprio piacimento. Così si è cominciato a sentire il bisogno di "entrare a far parte del mondo", di acquistare una propria identità e di non essere più considerate come persone sotto autorità maschile. Infine, agli inizi degli anni '80, quando ancora non esistevano i consultori, passò la legge 194 a sostegno dell'aborto, ed il movimento delle donne si impegnò soprattutto nella richiesta di spazi per attuare fino in fondo quanto la legge prescriveva.
Ma le istituzioni di quel tempo non tenevano molto conto di queste necessità ed il movimento di protesta crebbe, portando ad una serie di manifestazioni con lo scopo di far crescere la donna come soggetto.

La manifestazione
Si è assistito così alla nascita di alcuni gruppi femministi e femminili all'interno di partiti e nei quartieri, che hanno attirato l'attenzione di un numero sempre più grande di donne. Ormai si era arrivati ad un punto in cui una ribellione era inevitabile, anche a Mestre: infatti nel 1978 un gruppo di donne occupò una parte di Villa Franchin, sede attuale del Centro Donna, attaccando degli striscioni sui terrazzini e dormendo all'interno dell'edificio, addirittura insieme ai propri bambini. Tutto questo fu possibile grazie anche all'aiuto delle altre vicine del quartiere, che portavano da mangiare e da bere alle occupanti. Fu una lotta molto dura, ma finalmente l'amministrazione comunale, soprattutto grazie all'aiuto di un'assessora alla Condizione Femminile (la prima in Italia), si rese conto dell'esistenza del problema e decise di affidare uno spazio alle donne; nel corso degli anni '80, poi, anche i giovani rivendicarono un posto in cui potersi trovare, e così fu dato loro l'edificio che in realtà sarebbe spettato al Centro Donna (dove si trova l'attuale Informagiovani).

Il Centro Donna agli inizi
Il Centro Donna si è sistemato allora in un mezzanino in via Poerio, vicino a Piazza Ferretto, ed anche se non era un luogo molto grande e non aveva dispositivi di sicurezza adeguati in caso di pericolo, le donne non si persero d'animo: lo frequentarono numerose, lo arricchirono di iniziative e cominciarono a costruire un centro di documentazione femminile e una biblioteca.
Il fatto di trovarsi in una posizione centrale è stato molto positivo per la riuscita del Centro, perché quasi tutti venivano a conoscenza delle attività e delle manifestazioni che venivano svolte. Fu così, ad esempio, nel caso della festa dell'8 marzo, giorno in cui si davano, ancora si danno, le mimose in piazza e si facevano grossi dibattiti su temi di centrale importanza, come l'esigenza di qualche nuovo spazio o di una nuova legge. Quindi oltre ad essere una giornata di gioia, allo stesso tempo serviva per organizzare le attività e fare il punto della situazione, ossia da dove partire e cosa fare. Questa ricorrenza era molto sentita e lo si capiva dal fatto che il teatro Toniolo veniva riempito per la maggior parte, visto che arrivavano anche donne da fuori provincia le quali volevano dedicare almeno una giornata solo a se stesse.

Gli incontri
In questi incontri le donne che vivevano una semplice realtà casalinga nella quale svolgevano il compito di prendersi cura della famiglia e della casa, avevano adesso la possibilità di confrontarsi con donne che avevano anche altre responsabilità, in quanto inserite nel mondo del lavoro.
Il lavoro fuori casa delle donne costituiva, in quegli anni, un importante argomento di dibattito nell'opinione pubblica. Molti pensavano che il lavoro di casalinga fosse già di per sé impegnativo, e quindi che l'unico a cui spettasse lavorare era il marito. Comunque questi incontri erano molto costruttivi, perché le casalinghe portavano la loro esperienza di vita tra le quattro mura domestiche tra le quali si dedicavano interamente alla famiglia, mentre le donne che lavoravano raccontavano i loro studi, i loro viaggi e descrivevano un po' l'ambiente esterno.

Espansione del Centro
Oltre alla sede centrale che si trovava ancora in via Poerio, facevano parte del Centro anche tutti i vari comitati donne di ogni quartiere che potevano partecipare alle attività e laboratori ideati dal Centro Donna.
Nel 1993 il Comune diede finalmente alle donne come nuova sede Villa Franchin, quella per cui avevano combattuto tanto. In tutti questi anni il Centro ha continuato a fornire servizi e a proporre iniziative di vario genere. Ha continuato soprattutto ad arricchire la sua biblioteca. Il contatto con altri Centri, come Ferrara e Bologna, ha permesso lo scambio di opuscoli e documentazione libraria, così da pochi scaffali si è arrivati ad una biblioteca di oltre 12 mila volumi.

I "laboratori" di attualità degli anni '80
Laboratorio sulla nascita del bambino, perché per le donne era meglio che si partorisse nei modi più naturali possibili, e il parto non doveva essere visto come una malattia. Così un po' alla volta è aumentato il numero delle donne ostetriche, che hanno studiato la natura della donna e come far nascere un bambino, affinché chi lo desiderava potesse partorire in casa o comunque in luoghi più familiari e in modi più naturali, come ad esempio il parto in acqua.
Il collettivo politico è costituito da donne intellettuali e da insegnanti che hanno formato un gruppo nel quale si studia e si elabora il pensiero di alcune filosofe, che è il cosiddetto "pensiero di genere". Questo collettivo è nato per amalgamare e riunire tutte le idee e le opinioni che in quel periodo erano un po' frammentarie, come ad esempio il perché siamo stati educati in una certa maniera e il rapporto madre - figlia. Quest'ultimo è stato approfondito dalla docente Luisa Muraro dell'università di Verona, la quale sosteneva il pensiero di Diotima, ossia che nei primi anni di vita noi apprendiamo tutto il nostro comportamento futuro.
Tribunale dell'8 marzo: erano, e sono ancora, delle avvocate a disposizione della tutela della donna e a patrocinio gratuito. Questa però non era un'assistenza completa, ma aveva il solo scopo di informare e far prendere coscienza dei propri diritti; grazie a questo Tribunale, sono stati denunciati alcuni casi di maltrattamenti in famiglia, che altrimenti non sarebbero mai venuti fuori. È un'anticipazione di quello che poi sarebbe diventato il Centro anti-violenza.

Vi potreste chiedere che senso abbia oggi, quando il mondo femminile si sta avvicinando sempre più alla parità dei sessi, tenere aperto un luogo come il Centro Donna. I motivi possono essere diversi e molteplici: far in modo che non venga perso il valore di questa libertà conquistata, ritrovare ancora il piacere di incontrarsi e di scambiarsi pareri, di sentirsi al di là dei confini del tempo e dell'età per coltivare l'idea di essere donna , anche se il femminismo non è più lo stesso.

 

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