Vivere

L'atmosfera del Centro
di Sara Bresolin


Quando si entra al Centro Donna ci si ritrova in un piccolo atrio e si viene immediatamente avvolti da una calda atmosfera familiare. In fondo all'atrio c'è una scrivania spaziosa col libro delle presenze (vale a dire il registro con le firme di chi viene al Centro Donna) e i manifesti relativi alle iniziative del gruppo, che sono anche appesi ai muri. Accanto a questi manifesti, ecco le schede di presentazione di libri oppure di iniziative umanitarie come quella di aiutare economicamente le donne del Guatemala a pagarsi l'iscrizione all'anagrafe per permettere loro di votare ed essere votate alle elezioni. Ad un lato della scrivania grande ce n'è una più piccola con un computer, una segreteria telefonica e un telefono; all'altro lato c'è, invece, in uno schedario, il catalogo della biblioteca: sono quasi 12000 libri.
La vista è attratta da una scala di foggia abbastanza elegante, che in ogni modo non stona con il resto dell'ambiente che è un mix di stili: archi ad ogiva sormontano le porte al piano terra, ma l'arredamento è moderno. Dietro alla scala, appesi alla parete, sono affissi volantini, manifesti o semplici annunci di "cercasi" o "vendesi". Ai piedi della scala si trova una sorta di bacheca in cui, tra una miriade di informazioni su vari corsi, concorsi o incontri di approfondimento o dibattito su molti argomenti, spiccano anche manifesti di protesta. Uno che mi ha colpita molto è stato quello relativo ad un avvenimento spiacevole, cioè l'assoluzione di uno stupratore. La violenza sessuale, già in sé, è deplorevole, ma il peggio è stato che una sezione della Corte di Cassazione ha accettato la tesi secondo la quale, dato che la ragazza indossava i jeans, l'atto di violenza non si sarebbe potuto svolgere, in quanto quel tipo di pantaloni non possono essere sfilati senza l'aiuto di chi li indossa. Di conseguenza, l'accusato non era imputabile di alcun reato. Questo volantino, apparso sulla parete del Centro Donna il giorno immediatamente successivo al fatto, dice "Non credere anche tu che esistano i jeans anti-stupro!"
Guardandosi attorno si può notare che le tinte dominanti nell'arredamento sono i colori rosso e bianco. Sul lato destro dell'atrio si trovano degli scaffali di riviste a me poco conosciute e, in ogni modo, non facilmente reperibili in edicola, come "Leggere-Donna", "Noi Donne", "Informa Donna" e molte altre. Tra questi ripiani ce n'è uno in cui sono esposti i libri di ultima pubblicazione. Un'utente della biblioteca, di professione psicologa, ha affermato che qui si possono recuperare testi sulle donne che sono introvabili in altre biblioteche. In questa biblioteca, infatti, c'è anche ciò che a volte non verrebbe mai in mente di cercare, come "Attraverso l'evento": un libro di poesie corredate di immagini suggestive.
Lo spazio dedicato alla biblioteca ha un aspetto molto vivace e attraente. L'atmosfera, infatti, non è opprimente come in una biblioteca "normale"; non che questa sia anormale, anzi! E' una biblioteca speciale perché al suo interno si può parlare, sfogliare i libri senza paura di essere continuamente ripresi da qualcuno per la propria condotta e, soprattutto, i libri sono essenzialmente scritti da donne. Sono presenti anche autori maschi, ma che trattano solamente tematiche femminili. L'ambiente biblioteca è suddiviso in tre stanze molto accoglienti e con grandi finestre che danno sul giardino di Villa Franchin.
Gli utenti possono scegliere tra molti generi letterari e, per orientarsi, possono basarsi sulle indicazioni fornite dai cartelli affissi alle pareti o dalle etichette sugli scaffali.
La sezione narrativa è suddivisa secondo la nazionalità delle autrici; c'è poi una raccolta sulla storia delle donne e un ampio settore di storia generale, suddivisa per periodi e per situazione geografica.
Molte autrici come Emily e Charlotte Brontë, Virginia Woolf, Jane Austen e Karen Blixen, delle quali la biblioteca ospita gran parte delle opere, scrissero della condizione delle donne al loro tempo.
Alcuni libri sono un po' vecchi, come quelli di poesia, ma si fa fatica a cambiarli, un po' perché è difficile trovarli in commercio e un po' perché il loro aspetto esteriore racconta la vita che quei libri hanno vissuto. A questo proposito ricordo una poesia di Liliana Zanon (una poetessa veneziana) che parla di un libro che implora di non essere gettato via, perché anch' esso possiede un cuore, anche se di carta...

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