Riflettere

Discutendo sull'espressione "di genere"
di Roberta Zoratto

Abbiamo conosciuto Paola, una ragazza che lavora al Centro Donna e che è laureata in psicologia. E' stata molto simpatica e disponibile nei nostri confronti, e ci ha introdotto al significato e alla funzione del Centro Antiviolenza (che solo due di noi hanno però visitato), chiarendoci alcuni concetti di cui tanto si parla ma che in realtà nessuno conosce a fondo. Abbiamo iniziato con una riflessione sul termine "genere", ed è emerso, in primo luogo, che nelle lingue, il genere può essere inteso come maschile, femminile e neutro, proprio come nella vita reale. Poi abbiamo definito i caratteri che delineano le differenze tra genere e genere: il primo consiste, ovviamente, nelle differenze biologiche degli organismi e nella diversità dei loro lineamenti; quindi un altro elemento che contraddistingue il genere è l'abbigliamento; il comportamento e anche il modo di comunicare e di rapportarsi agli altri. Paola ha sottolineato l'importanza di queste differenze, precisando tuttavia che non si può dar loro un valore assoluto e quindi analizzarle come degli stereotipi. Così abbiamo affrontato il concetto di "stereotipo", definendolo come una sorta di pregiudizio, una rappresentazione della realtà che noi ci creiamo senza magari avere la certezza che risponda alla verità.
Ad esempio, potrebbe essere uno stereotipo il ritenere che tutte le donne indossino la gonna: certo, vi è un briciolo di verità, ma non si può certo giungere ad eccessive generalizzazioni. Il Centro Donna si può così definire come un luogo dove tutte le cose vengono viste attraverso un'ottica di genere: il Centro si occupa dell'identità di genere delle donne, le aiuta a conoscere a fondo la diversità con l'altro genere e a far loro prendere coscienza dei propri diritti. È per questo motivo che è sorto il Centro Antiviolenza, nel 1994.
Paola ricorda che esso non è stato un servizio proposto dal Centro Donna stesso, ma che ha avuto origine dalle esigenze delle donne di trovare un loro spazio per parlare, sfogarsi, ed essere eventualmente consigliate da esperti psicologi su questioni affettive, legali o per una consulenza. Paola ha poi aperto una parentesi sul divorzio: sulla legge che lo consente e lo regola, e che è stata ottenuta con una mobilitazione popolare, e su tutte le conseguenze, legali ma anche etiche, che esso ha portato nella vita di molte persone.
All'inizio, il servizio del Centro Antiviolenza era solamente telefonico, ma ben presto si capì che le esigenze delle donne erano altre: avevano bisogno di discutere, di informarsi, di essere messe a conoscenza dei loro diritti, e così il Centro fu aperto al pubblico. Il Centro Antiviolenza si rivolge a tutte le donne che hanno bisogno di una consulenza e che denunciano maltrattamenti, sia mentali che fisici. Il Centro Antiviolenza mette a disposizione:
· psicologhe, gruppi di auto-aiuto, in cui le donne possono discutere ed eventualmente confrontare le loro problematiche;
· un appartamento (dove Paola lavora), che il Centro Donna offre a tutte quelle donne che hanno particolari difficoltà e non sono in grado di gestire la loro situazione.

Ma allora - ci siamo chieste ancora noi - perché proprio un Centro Donna? A questo punto, ripescare il concetto di "genere" è inevitabile. Il Centro Donna - ci spiega con infinita pazienza Paola - riflette e ci fa riflettere sulle diversità fra uomo e donna, sul loro diverso modo di interpretare i fatti e sulla loro diversa concezione e visione del mondo. La biblioteca all'interno del Centro, interamente dedicata alle donne, serve a valorizzare i materiali prodotti dalle donne in campo intellettuale ed artistico. Così, per verificare se avevamo capito, Paola ci ha chiesto di farle un esempio di un autore e di un'autrice, e di provare a fare un confronto fra i due. Così sono intervenuta io, dato che le mie compagne mi considerano un "topo di biblioteca", e ho proposto due esempi assurdi ma significativi: Ken Follett e Louise May Alcott, e non ho potuto far altro che riconoscere l'enorme diversità di tematiche e di stile che intercorre fra loro. Paola ha appunto precisato che uomini e donne hanno problemi ed esigenze diverse, e che questo fatto, ovviamente, si ripercuote anche sul modo di scrivere di una persona. Ecco che così sono venuti alla luce numerosi problemi che interessano un genere o l'altro. Sonia ha fatto notare che, a suo parere, gli uomini tendono a sopportare il dolore meno di quanto lo facciano le donne; Martina ha ricordato che le donne si creano meno problemi riguardo il peso, a differenza delle donne; infine Paola ha evidenziato che le donne subiscono molte più violenze di quanto non accada agli uomini.
L'incontro è stato molto interessante: trovo che sia molto produttivo fare una panoramica su alcuni termini che si pensa di conoscere, ma che in realtà assumono significati diversi a seconda del punto di vista dal quale li si osserva. In particolare, mi ha colpito molto la riflessione che abbiamo condotto sul "genere", e penso che sia stata proprio questa a farmi meglio capire il ruolo e le funzioni del Centro Donna.
Ciò che più apprezzo di questo ambiente è la biblioteca: tutti sono capaci ad avere una biblioteca superfornita, ma una biblioteca tematica come quella del Centro Donna è molto più ricercata, e proprio per questo motivo, poiché "vede le cose attraverso un'ottica di genere", dovrebbe essere maggiormente valorizzata.
Al termine della nostra visita, Paola mi ha rivolto una domanda che poi mi ha lasciata perplessa tutto il giorno: "ma c'è stato un momento nella tua vita in cui ti sei sentita veramente parte di un genere?".
A dire la verità, non lo so…

 

Torna all'indice