L'aiuto
legale
L'impegno
e la passione: un aiuto concreto alle donne in difficoltà
di Caterina Perroco ed Enrica Bonometto
A
noi due è stato affidato il compito di intervistare due avvocate
del Centro Donna.
Siamo arrivate alle 14 come programmato e ci hanno fatto accomodare
in una specie di "salottino", con poltroncine verdi e un tavolino
strapieno riviste e giornali femminili e specifici l'argomento del Centro
Donna.
Paola, la psicologa del Centro, c'è stata di molto aiuto, presentandoci
le due avvocate cercando di mantenere un clima familiare così
da rompere il primo imbarazzo che c'era nella stanza.
Abbiamo così iniziato l'intervista, che si è rivelata
interessante e piacevole, nonostante si sia protratta per più
di un'ora. Ecco cosa hanno risposto due avvocate, Chiara e Margherita,
alle nostre domande.
Enrica:In
che cosa consiste il vostro lavoro?
Chiara: Siamo un'équipe di avvocate di operatrici che
danno informazioni di natura legale alle donne che ne hanno bisogno.
In un primo momento chi si rivolge a noi ha un colloquio con un operatrice
che poi eventualmente parla di problemi della donna con il resto del
nostro gruppo. È così che decidiamo se c'è bisogno
di un intervento legale.
Caterina:
Da quanto tempo esiste questo servizio?
Margherita: Il servizio di informazione esiste dal 1980, come
anche il Centro Donna. Io ho iniziato nel'84, due anni dopo essermi
laureata. In effetti più precisamente questo servizio nacque
nell'84, e solo nel'88 entro' a far parte del Centro.
All' epoca eravamo un gruppo di giovani laureate, delle volontarie di
buone speranze che avevano vissuto il movimento delle donne e che volevano
fare qualcosa di concreto a tutela della donna.
Si penso' così di creare un movimento giuridico a favore delle
donne. Tra noi, alcune erano già avvocate che esercitavano in
studi privati, altre volevano intraprendere quella professione. Abbiamo
notato in ogni caso una certa continuità dall'84 a oggi per quanto
riguarda l'informazione all'interno della sfera femminile.
Quando è sorto il Centro Anti-violenza, una di noi ha partecipato
al gruppo di costituzione per vedere quante leggi a tutela delle donne
esistevano e quante donne ne erano al corrente. Ci siamo così
rese conto di quanto importante fosse questo servizio come luogo di
collaborazione fra il Centro Anti-violenza e le consulenti.
Noi come avvocate diamo consigli nel campo dell'ordinamento giuridico,
partecipiamo al lavoro di équipe il lunedì e il giovedì
e, quando ci troviamo di fronte a problemi gravi, li seguiamo personalmente.
Per le donne che hanno particolari difficoltà economiche chiediamo
spesso il gratuito patrocinio, cioè spieghiamo alle donne che
possono chiedere un avvocato che le tuteli, pagato dallo Stato. In ogni
caso ci mettiamo a disposizione noi come avvocate.
Enrica:
Come avviene il colloquio?
Chiara: Dipende. Normalmente le tematiche sono sempre le stesse,
richieste di informazione su situazioni personali, coniugali, familiari
rispetto alle quali non si sa bene cosa dice la legge. C'è davvero
scarsa conoscenza da parte delle donne di tutti i riconoscimenti giuridici
che il nostro ordinamento dà loro in determinate situazioni.
Le situazioni non sono mai uguali, ma possono avere risposte simili.
Grazie agli strumenti normativi si possono risolvere problemi alle domande
delle donne. Le donne vengono spesso per casi di maltrattamento, di
violenza o di soprusi. Nell'ambito di queste situazioni c'è un
intervento legale.
In genere al colloquio fra le donne e l'avvocata è presente anche
l'operatrice che ha ascoltato per prima il problema. Questo è
per creare un collegamento fra le due parti per mantenere una certa
continuità.
Paola, la psicologa del Centro aggiunge: La richiesta delle donne
non è quasi mai specifica: è difficile che ci sia un solo
problema e che si isoli solo quello, perciò bisogna valutare
tutti gli aspetti della situazione: i rapporti familiari, i rapporti
lavorativi, quelli scolastici. L'obbiettivo principale è lavorare
insieme per risolvere al meglio i problemi.
Caterina:
Dall'84 ad oggi i problemi che vi vengono proposti sono cambiati
o sono sempre gli stessi?
Margherita: Grazie al servizio che noi facciamo le donne non
devono più fare il passaparola fra loro per trovare aiuto: intanto
va detto che il Centro è pubblicizzato e così i problemi
emergono quasi da soli. Una delle prime domande che facciamo alle donne
nel corso del colloquio è come hanno conosciuto il nostro servizio,
per adesso stiamo ancora sistemando l'archivio con i documenti degli
anni scorsi, quindi possiamo rispondervi solo in base alla nostra memoria.
Ho l'impressione che il problema maltrattamenti stia emergendo sempre
di più. Tuttavia, se è vero che ci sono più maltrattamenti,
è anche vero che le donne sono diventate più sicure e
parlano di più dei loro problemi. Del resto non sappiamo con
certezza se il maltrattamento familiare non vada inteso solo come maltrattamento
fisico, ma molto spesso come scarsa considerazione della dignità
della donna nella famiglia, non solo come moglie, ma anche come sorella
o figlia. Il genere femminile è quello che subisce il misconoscimento
di quelli che i sono i propri diritti.
Possono essere anche maltrattamenti all'interno della famiglia di certe
pressioni psicologiche. La sensibilità si sta affinando, è
molto meno facile che ci siano episodi di aggressione fisica, anche
se ci sono. Piuttosto che limitazioni di libertà, sono diffusi
i casi di scarso riconoscimento della dignità personale ed estromissione
dalle scelte familiari. Infatti molte donne ignorano la situazione economica
e il reddito del marito.
Spesso le donne sono estromesse dalla gestione familiare, sebbene non
sia certo questa la tradizione veneta. Tutto ciò è molto
grave, c'è un contrasto fra la legge e la percezione comune.
Il nuovo diritto della famiglia, che ormai è vecchio perché
risale al '75, stabilisce il principio della comunione o della separazione
dei beni, ma in questi casi esso viene disatteso, perché la donna
non conosce il reddito effettivo del marito e questo comporta l'impossibilità
di fare progetti a lungo termine. Per questo c'è ancora l'opinione
che le donne siano cattive amministratrici, mentre è per lo più
vero il contrario.
Poi c'è il problema delle madri maltrattate dai figli, che arrivano
al centro sconvolte perché si vedono trattare dai figli come
domestiche e quindi hanno la sensazione che il loro universo materno
crolli loro addosso.
Enrica:
Cosa pensate in generale di come la donna viene tutelata dalle leggi?
Margherita: Il diritto familiare del '75 mostra come ci sia un
incapacità da parte di un ordinamento giuridico sia di far fronte
a dei fenomeni che esistono nella pratica sociale, sia di riuscire a
trovare strumenti che consentano di intervenire, laddove la legge non
riesce a risolvere il problema.
Ne è un esempio la convivenza di fatto, che non è presa
in considerazione dalla legge. Non c'è un progetto normativo
specifico, ma solo soluzioni caso per caso.
Il passaggio dalle leggi speciali alle leggi generali, che contemplino
la parità sostanziale tra le parti è uno dei nostri obbiettivi.
Sull'efficacia delle norme ci sono dei dubbi: alcune hanno portato a
buon profitto, altre invece no.
Soprattutto alcune nuove norme, come quelle relative al leasing, non
sono in grado di garantire le posizioni delle due parti. Il nostro meccanismo
giuridico è molto lento: corre per gli aspetti dell'economia
reale, ma è molto più lento per quanto riguarda la tutela.
Caterina:
C'è un caso particolare che ricordate perché è
finito meglio degli altri o perché vi ha creato grosse difficoltà?
Chiara: Faccio fatica perché abbiamo l'obbligo di riservatezza,
potrei raccontarvi di un caso in modo generico, ma rischierei di non
farvi capire niente. Oppure potrei raccontarvi tutto, ma comprometterei
la donna in questione e il rapporto di fiducia reciproca che si è
instaurato fra di noi.
Posso dirvi che noi ci troviamo spesso in difficoltà, perché
un caso è fatto di più processi, c'è quello per
la separazione, quello per la tutela dei figli e quello penale. Spesso
questi tre processi non vanno d'accordo, e il difficile è tenerli
insieme ed amministrarli al meglio in modo da terminare il caso.
Caterina:
Vi è mai capitato che venisse qui un uomo?
Margherita: A parte le provocazioni di qualche marito che rivoleva
la moglie, no. Una volta è venuto un uomo che voleva separarsi
dalla moglie, ma l'abbiamo cortesemente mandato via. Questo è
un Centro di genere e ci sono altri luoghi adatti a lui. Fanno eccezione
le separazioni consensuali in cui la donna riesce a convincere il marito.
Allora li facciamo venire entrambi qui e decidiamo insieme le condizioni
del divorzio. Ma è l'unica eccezione.
È vero però che siamo piene di maschi ugualmente: i figli
delle nostre donne, ad esempio, che se poi sono adolescenti si creano
non pochi problemi."
Enrica:
Ci potete descrivere la vostra giornata tipo qui al Centro?
Paola: Dunque, arriviamo verso le quattordici e prendiamo un
caffè facendo quattro chiacchiere insieme, poi dalle 14 e 30
fino alle 16 ci ritiriamo in una riunione di équipe dove discutiamo
i vari casi insieme alle operatrici, alla psicologa e alle avvocate."
Chiara: Per noi avvocate invece le cose sono un po' diverse,
dopo la riunione dalle 16 alle 19 ci incontriamo con le donne. Abbiamo
anche una supervisione tenuta da una psichiatra che esamina vari casi
dal punto di vista sia giuridico che personale. Ci sono così
più ottiche per capire meglio il caso. Il nostro sevizio non
è come quello di un qualsiasi ambulatorio dell'ULSS, c'è
un clima diverso che ci rende unite e buone amiche, anche se ci capita
di " discutere", se le nostre idee sono in contrasto.
Margherita:
Non ci avete chiesto se vengono vostre coetanee!
Chiara: Ebbene si, ed è molto difficile capirle. Ci sono
casi di figlie in disagio familiare, di violenza sessuale e crisi con
i ragazzi. Il comune ha "ingaggiato" alcuni giovani per andare
per le strade ad ascoltare i problemi giovanili in modo di aiutarci
nel nostro difficile incarico, e pare che stia funzionando.
Caterina:
Avete rimpianti?
Chiara: Rimpianti
io non rifarei ciò che non mi
piace, e devo essere sincera :all'inizio questo lavoro non mi piaceva,
però ora mi piace da matti e lo rifarei sicuramente.
Margherita: Avrei voluto fare il liceo artistico invece di quello
classico!
Chiara: Vorrei che avessimo più autonomia, più
tempo per fare le cose e riflettere di più su quello che stiamo
facendo sia per il Centro che per noi.
Caterina:
E un sogno?
Margherita: Diventare presidente della Corte costituzionale!
E un ruolo attivo per le donne nella società, perché non
devono sentirsi uome, ma donne.
Chiara: A parte gli scherzi, vorrei che tutto quello che stiamo
facendo restasse alla memoria e penso che grazie a voi questo accadrà.
Poi vorrei una società di donne in grado di fare tutto quello
che pensano di non poter fare perché sono donne