La cooperazione

Il Centro Donna a Sarajevo
di Elisabetta Simionato

Il 13 aprile 1999 c'è stato un incontro al Centro Donna di Mestre, tra una parte di alunni della classe 3^A del Gritti e una psicologa che lavora al Centro Antiviolenza, ma che si occupa anche del Centro Donna sorto a Sarajevo un mese prima. Questo Centro accoglie donne, maltrattate e senza lavoro, che hanno bisogno d'aiuto e di un valido sostegno morale.
L'iniziativa di creare questo nuovo centro è partita dal comune di Venezia, gemellato con Sarajevo da circa cinque anni; fortunatamente il progetto è stato accettato dal Cantone di Sarajevo, ma ha incontrato molte difficoltà economiche. Al nuovo Centro hanno contribuito tre diverse organizzazioni che, con la loro assistenza, hanno reso tutto più facile: la prima è il Comune di Venezia, che ha dato la possibilità di un'assistenza tecnica; poi c'è il Cantone di Sarajevo, fornitore di personale e del luogo dove poter lavorare; l'altra importante organizzazione che ha dato il suo appoggio alla realizzazione di questo grande progetto è l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che si è occupata di fornire l'arredamento e le strutture di lavoro (computer, attrezzature varie, ecc...).
Tutto è cominciato il 3 luglio 1998, quando è stato firmato il contratto per l'apertura del Centro; ma nel settembre '98 si doveva ancora trovare il luogo dove poter costruire l'edificio che lo avrebbe ospitato. Dopo varie ricerche, lo si è trovato sopra una collina dove possono giungere i mezzi pubblici, che però non si spingono proprio fino all'entrata del centro.
Il Cantone ha segnalato due donne che avevano perso il lavoro durante la guerra, ma che poi sono riuscite a trovare posto in piccoli ospedali militari per soccorrere i feriti provocati dal terribile conflitto. Dopo due mesi queste due donne, assieme ad una collaboratrice dell'ONG (Organizzazione Non Governativa), sono venute al Centro di Mestre per studiarne la struttura e le funzioni; le ha aiutate Sara, la psicologa, che per 23 giorni, parlando sempre inglese, ha guidato le due ospiti alla conoscenza del Centro Donna mestrino.
Ad un mese dall'apertura, ci si è occupati della formazione sull'accoglienza delle donne che avevano bisogno d'aiuto, o solamente di un consulto riguardante vari argomenti; poi c'è stata la costruzione di una biblioteca, dove sono sorte alcune difficoltà sulla scelta dei libri, ma anche sulle differenti personalità delle tre collaboratrici, poiché queste tre responsabili del centro appartengono a due etnie differenti ( due sono bosniaco-musulmane, Mira e Ramijza, e una è serba, Jadranka), e hanno vissuto in maniera diversa il terribile periodo di guerra, infatti Mira e Ramijza l'hanno vissuto direttamente, senza mai uscirne e sempre stando a stretto contatto con le gravi disgrazie che accadevano ogni giorno, lavorando in un ospedale militare. Jadranka invece, è stata decisamente più fortunata, avendo la possibilità di sfuggire alla guerra rifugiandosi in un altro paese, quindi nessuna poteva sapere, ne tanto meno provare, quello che ognuna di loro aveva passato.
Si è introdotta anche una linea telefonica, con lo scopo di aiutare le donne che si rivolgono al centro chiamata "Telefono SOS", molto utile per coloro che hanno difficoltà a raggiungerlo, abitano distante, oppure hanno bisogno di un semplice sostegno morale.
Siamo giunti finalmente al 13 marzo 1999, giorno di apertura del Centro Donna a Sarajevo; all'inaugurazione hanno partecipato l'OMS, il Comune di Venezia e numerose personalità di Sarajevo e di Venezia. Durante i primi giorni, le donne erano soprattutto curiose di vedere e sapere come funzionava questo nuovo "luogo sicuro", ma anche a chiedere in prestito dei libri; poi col tempo tutto si è sviluppato e funziona bene con costanza.
In conclusione, le collaboratrici di entrambi i centri si sono rivelate soddisfatte delle opere compiute e dell'utenza avuta durante la prima settimana di vita del Centro Donna a Sarajevo, dove dieci donne hanno voluto provare le diverse capacità di questo utile luogo di sostegno morale, ma anche di "svago",cioè di partecipazione a numerosi corsi di vario genere: pittura, lingue straniere,ecc..., molto importanti per l'accrescimento delle proprie conoscienze e capacità creative.

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