Il cinema

La compagnia: Un film per crescere
di Michela Santoli

Quando mi sono presa l'impegno di scrivere un articolo su questa iniziativa del Centro Donna, non avrei mai pensato che riuscisse a catturarmi e a interessarmi così tanto.
"Un film per crescere" è una delle tante occasioni che il Centro Donna offre a tutte quelle donne che desiderano trascorrere un pomeriggio insieme, guardando un film che parla di loro e che magari possa insegnare qualcosa da mettere in pratica nella vita quotidiana.
Quando alle 4 del pomeriggio sono arrivata, mi sono trovata davanti una quindicina di signore che avevano un'età media di 45-50 anni e, sinceramente, mi sono sentita un po' come un pesce fuor d'acqua; ma il fatto di vederle parlare e scherzare tra loro come se si conoscessero da tempo, mi ha messo un po' più a mio agio.
La domanda che continuavo a pormi per tutto il tempo della mia visita era: perché avevano proprio bisogno del Centro per trovarsi a guardare un film? Non potevano andare al cinema o noleggiarselo e guardarlo a casa davanti alla loro televisione, sedute su un comodo divano?
Credo che la risposta sia semplice: avevano bisogno di confrontarsi e sapere che non sono sole, che ci sono molte altre mamme, figlie e magari nonne sconosciute che hanno i loro stessi problemi che, se affrontati e confrontati insieme, possono essere superabili.
Sicuramente, vedere questo film sedute sole su di una poltroncina in un cinema, con la sola compagnia di un sacchetto di pop-corn, non avrebbe avuto lo stesso effetto e non avrebbe creato la stessa atmosfera che c'era tra le semplici sedie del Centro Donna.
Erano tutte molto ansiose e curiose di vedere quale film Fiorella avrebbe loro proposto.
Fiorella è un'amante del cinema, che ha voluto trasmettere questo suo amore (inizialmente da volontaria e, poi per lavoro) anche alle donne che frequentano il Centro, dando vita, così, a questa attività.
Immagino che il suo scopo, e quindi quello di tutte le collaboratrici del Centro, sia solo e soprattutto quello di far sentire meno sole, queste donne dando loro appunto la possibilità di crearsi nuove amicizie per capirsi e aiutarsi, per appoggiarsi come solo le donne sono in grado di fare.
Il film che ho visto, "L'ospite d'inverno", è stato purtroppo l'ultimo della serie, quello con cui Fiorella ha voluto chiudere l'iniziativa per poi riprenderla ad ottobre.
Già il titolo aveva incuriosito moltissimo le donne del Centro, che tra loro, dopo aver letto la trama del film, cercavano di indovinare chi mai potesse essere, "L'ospite d'inverno". Con quanta naturalezza parlavano tra loro! Non tutte si conoscevano, ma tutte sembravano amiche da anni! La timidezza non esisteva, tant'è vero che parlavano con una facilità e tranquillità invidiabili; almeno per me, che faccio così fatica a "rompere il ghiaccio".
Ma torniamo alla proiezione.
Il film era ricco di poesia, incentrato sui sentimenti, sulla vicinanza tra gli esseri umani, sull'importanza di sorreggersi a vicenda. È un inno alle donne, alla loro capacità d'amare e di far nascere nuovi rapporti. Il film, ambientato nel Nord della Scozia, narrava quattro storie, che si svolgono parallele e in qualche punto s'incrociano per pochi attimi. La storia principale è quella di una mamma che andava a trovare la figlia colpita da poco dalla morte del marito. Sullo sfondo scorrono le storie di una coppia di anziane amiche, che occupano il tempo andando ai funerali della gente del paese deceduta; di due giovani diciassettenni, Mita e Alex, che s'incontravano e s'innamoravano, e in fine una coppia di quattordicenni, che marina la scuola.Dopo aver guardato il film, c'è stato un breve dibattito, nel corso del quale le signore presenti hanno cercato di esprimere ciò che le aveva maggiormente toccate.
Le ho ascoltate con molta attenzione. Alcune avevano gli occhi lucidi, ed erano quelle che con più fatica riuscivano a parlare, ma poi il dibattito si è avviato.
Secondo la maggior parte delle signore presenti, nei vari rapporti che si erano instaurati fra i personaggi del film, emergeva una grande difficoltà di comunicare, a causa della quale i protagonisti arrivano a vedere come unico traguardo di libertà la morte; inoltre, secondo loro, il regista aveva voluto contrapporre il mare ghiacciato della Scozia del Nord al calore interno che le donne possono trasmettere.
Infatti, nel rapporto tra la madre e la figlia, era il silenzio il loro modo di comunicare; sembrava che si odiassero, ma il loro era un puro orgoglio, che alla fine si è dissolto, tant'è vero che la madre non voleva che la figlia partisse per l'Australia perché aveva bisogno di lei.
Il rapporto che c'era fra i due quattordicenni era di solitudine; i loro genitori li trascuravano lasciandoli soli con i loro problemi: è per questo che uno dei due, decide di camminare sul mare ghiacciato, senza mai voltarsi indietro.
Queste due storie sono quelle che sembrano avere maggiormente interessato il piccolo pubblico di donne. Chissà …
Forse perché anche loro si rispecchiano nel rapporto della madre con la figlia o forse perché pensano che le famiglie d'oggi sono meno unite, a tal punto di trascurare i propri figli e lasciarli nel loro mondo da soli.
Alla fine di questo pomeriggio così inusuale, ho pensato che essere mamme è veramente complicato, le responsabilità, l'impegno che ci si assume di educare al meglio i propri figli, sono compiti molto importanti, e sicuramente difficili da portare a termine. Tutto questo per dire che noi figli facciamo fatica a capire i sacrifici che i nostri genitori affrontano per noi e di conseguenza, crediamo che ci sia tutto dovuto; è per questo che alla minima delusione, ci buttiamo a terra, al punto che addirittura a volte arriviamo a ricercare la morte.
Molte famiglie d'oggi hanno problemi nel comunicare, ma è sicuramente un problema risolvibile: molte donne del Centro hanno preferito sfogarsi e rivelarsi per cercare una soluzione insieme.

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