- 133 (Tav. 14).
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- Area necropolare nella zona di piazza Solferino.
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- Dalla sempre puntuale e precisa corrispondenza che F. Marocchino inviava
a Roma a Padre L. Bruzza per informarlo al riguardo dei ritrovamenti e
delle questioni legate all'archeologia che avvenivano a Vercelli, apprendiamo
come nel gennaio del 1882, durante alcuni scavi "(...) che si stanno
praticando nel campo del Sig. Belletti, a poca distanza dalla strada che
dal rondò di Porta Casale tende a Porta Milano:"1 avvenne
la scoperta di alcuni frammenti marmorei tra i quali tre recanti una parte
dell'iscrizione che vi era incisa (Ferrero 1891, pp. 11-21-22)). Due di essi, ridotti ad esigui frustoli, seppur nella
impossibilità di lettura (Roda 1985, pp. 87 e 88), sembrano, dal
ductus delle lettere superstiti, assegnabili comunque alla piena epoca
romana imperiale. Sicuramente più interessante è il terzo
frammento rinveuto, costituito da una piccola base della quale si conservava
la parte superiore sagomata, al di sotto della quale era riportata la prima
linea dell'iscrizione sottostante rappresentata da cognome gentilizio "T.Titurius". La base era probabilmente
sormontata da una statua come dimostrerebbe il foro per l'incastro di un
perno di sostegno (Roda 1985, p. 77). I tre frammenti marmorei quasi certamente
erano parte delle lapidi che ornavano le circa quaranta sepolture che si
scopersero successivamente, nell'estate del 1883, a circa un metro di profondità.
Anche di questo ritrovamento il Marocchino informò dettagliatamente
padre Bruzza, (Sommo 1994, p. 299), e da questo resoconto conosciamo come
le tombe fossero della tipologia "alla cappuccina" 2,
e come alcuni dei mattoni sesquipedali utilizzati per le tombe riportavano
impressi o graffiti cifre e sigle 3. Alcune suppellettili, tra le
quali una lucerna con marchio "phoetaspi", una piccola mano in
avorio 4 alcuni cucchiai ed un "[...]vasetto[...]" in
ceramica, si rinvennero nel terreno proveniente dallo sterro (Sommo 1994,
p. 299), ed appartenevano quasi certamente ai corredi tombali. Anche un
collo di anfora venne in luce durante quegli scavi. Recava impresso il
bollo "bar" del fabbricante 5, la sua presenza potrebbe
essere legata all'uso che le anfore avevano come segnacolo delle sepolture,
e attestato anche a Vercelli 6.
- Dalla vicina regione "Bellaria" proviene inoltre un frammento di iscrizione cristiana.
- E' da ricordare, infine , e prendendo la notizia con tutte le cautele
del caso, come il Ranzo ricordi che durante gli scavi per la costruzione
della cittadella fortificata 7, in questa
zona si rinvenne una statua in marmo raffigurante il dio Apollo (Ranzo,
ms. Sec. XVIII) 8.
- Questo nucleo di tombe si localizza in prossimità della strada
in uscita verso sud dalla città antica prossima all'anfiteatro,
interessata sicuramente da una vasta area necropolare lungo tutto il suo
tracciato, come confermano gli assai cospicui ritrovamenti avvenuti nel
secolo scorso lungo il percorso della attuale strada per Casale tra la
città e la frazione Cappuccini.
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- NOTE
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- 1 Erano, alla fine del secolo scorso, di proprietà
del Sig. Belletti alcuni appezzamenti di terreno ubicati lungo il perimetro
della attuale piazza Solferino.
- 2 La definizione "tombe a capanna" che ne dà
il Marocchino lascerebbe pochi dubbi sulla loro tipologia.
- 3 La sigla "Mum" compare su uno di essi, che
rappresenterebbe così uno dei non certo frequenti ritrovamenti,
a Vercelli, di laterizi segnati dal fabbricante (Sommo 1994, p. 299 nota
7).
- 4 Che decorava probabilmente la parte superiore di un
ago crinale.
- 5 L'anfora appartiene alla tipologia Dressel 6B per il
trasporto di vari prodotti ed ampiamente diffusa in epoca imperiale (Brecciaroli
Taborelli 1987, p. 141).
- 6 Anche altro materiale anforaceo, in parte bollato,
si rinvenne nella stessa zona più di recente.
- 7 Che occupò la zona dal XIV al XVII secolo.
- 8 La statua secondo lo stesso Ranzo venne portata, nel
1565, dal Duca Emanuele Filiberto a Torino dove il Ranza pensò di
riconoscerla nel XVIII secolo conservata al Museo. Nonostante la non sempre
accertata affidabilità degli storici vercellesi dei secoli XVIII
e XVIII, è da ricordare peraltro come invece fossero stati assai
precisi nel segnalare la presenza, in questa zona, dell'anfiteatro.
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