- 144 (Tav. 14).
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- Area necropolare presso "La fornace", in strada per Casale.
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- La attuale via Thaon de Revel-Strada per Casale era già sicuramente,
in epoca antica, una delle principali vie di comunicazione in uscita dalla
città romana, posta tra l'altro, nel suo tratto iniziale, in prossimità
dell'anfiteatro e di probabili edifici monumentali. Non stupisce quindi
la presenza, secondo l'usanza, di aree adibite ad usi necropolari e poste
ai suoi lati 1.
- Una di queste si mise in luce nel secolo scorso a poca distanza dai
limiti della città, presso i terreni e le costruzioni denominati
"la fornace" (Bruzza 1874, L).
- In questa zona 2 tra il 1843 ed il 1851, durante gli sterri
eseguiti al fine di recuperare argilla per la normale attività della
manifattura 3, si misero in luce più di settanta tombe del
tipo a cremazione sia diretta che indiretta 4. Queste, rinvenute
a circa 1 m di profondità, erano assai vicine le une alle altre
ed in alcuni casi addirittura contigue; costituite per la maggior parte
da semplici fosse scavate nella terra nuda, solo in qualche caso presentavano
le pareti ricoperte da ciottoli a formare il pozzetto entro il quale erano
conservate le ceneri e, quando presenti, gli oggetti facenti pare del corredo
funerario. I materiali ceramici che facevano da contenitori per i resti
combusti erano semplicemente olle alle quali fungeva frequentemente da
copertura una ciotola ed in alcuni casi addirittura unicamente un sasso
o un frammento di pietra (Bruzza 1874, LI). Solo in un caso si rinvenne
un ossuario in marmo bianco che recava sul coperchio una iscrizione della
quale erano però unicamente leggibili le lettere D(is) M(anibus)
che formavano la prima linea del testo (Bruzza 1874, LVII). Nonostante
la caratterizzazione popolare di questa area necropolare che emerge dalla
semplicità delle sepolture e dei corredi è da ricordare come
si mise in luce un sepolcro estremamente particolare, e sicuramente più
complesso delle circostanti deposizioni, costituito da mattoni sesquipedali
che formavano una piramide (Bruzza 1874, p. 243), all'interno della quale
erano a corredo due patere in vetro e due in terra sigillata recanti i
bolli "DIVICATUS" e "CARATILLI" impressi dal fabbricante.
Padre Bruzza si adoperò con attenzione affinché il materiale
che affiorava in questa area venisse recuperato e, nonostante molto di
quello che emerse sia stato danneggiato o disperso, cospicua è la
quantità di reperti che venne raccolta e che in parte ci è
pervenuta.
- Estremamente interessante, oltre alla grande quantità di chiodi
5, sono alcuni amuleti che il Bruzza stesso ricorda essere stati
rinvenuti "quasi sempre". Sono questi costituiti da una pietra
appiattita, di colore verde e dalla forma elissoidale che addirittura in
un caso presentava una lavorazione a permettere, forse, l'incastro
di due esemplari. Assai notevole anche un amuleto
formato da un piccolo castello metallico entro il quale pendeva una selce.
- Abbondanti anche i recuperi di altro materiale facente parte dei corredi
tombali: vasi ceramici "decorati" 6, balsamari in vetro,
monili in pasta vitrea, specchi, anelli, questi ultimi facenti parte, insieme
ad oggetti tipicamente muliebri, di corredi di tombe femminili. Anche un
notevole numero di lucerne venne recuperato in quell'occasione, alcune
delle quali recanti i bolli del fabbricante, tra i quali da ricordare "EUCARPI"
e "DESSI" ed alcune riportanti figurazioni sul disco. Ad esse
sicuramente appartengono, seppur in qualche caso non esattamente distinguibili,
alcuni degli esemplari conservati al Museo Leone.
- L'area sepolcrale, nel suo complesso, è databile al I - II secolo
d.C., periodo al quale segue il progressivo abbandono, probabilmente per
una riurbanizzazione della città alla quale seguono luoghi di sepoltura
più vicini all'abitato (Pantò, Mennella, 1995, p. 343-344).
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- NOTE
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- 1 Già all'uscita della strada antica dalla città,
immediatamente a ridosso dei limiti urbani odierni, si rinvennero numerose
sepolture.
- 2 L'area viene generalmente identificata con i terreni
posti sul lato destro della strada poco prima della cascina Bretagna (Pantò,
Mennella 1995, p. 344). Tuttavia l'indicazione del Bruzza sul ritrovamento
del sepolcro a piramide avvenuto "[...] sulla sinistra della strada
di Casale in quel campo che è presso il canale, di contro alla fornace,
e dove sembra che fosse il confine dell'antico sepolcreto." (Bruzza
1874, p. 243), e la presenza nelle carte ottocentesche di una "Fornace"
proprio in quel luogo, farebbero supporre che la scoperta delle tombe sia
avvenuta invece alla parte sinistra della via di comunicazione in uscita
dalla città. Su tale lato della via, quello in direzione del fiume,
era infatti anche la cascina Treves, il cui proprietario ebbe una cospicua
collezione di oggetti antichi, in gran parte acquistati poi da Leone (Sommo
1994, pag. 140, nota 8).
- 3 Il Bruzza ricorda questo particolare scrivendo alla
fine del 1877, da Roma, a C. Leone, e gli raccomanda di prestare attenzione
ad eventuali scavi che si facessero in questi luoghi (Sommo 1994, p. 161).
- 4 E molte altre sepolture erano, secondo il Bruzza presente
agli sterri, presso il ciglio del canale (Bruzza 1874, L).
- 5 Numerosi sono i confronti per questo tipo di materiale
in tombe romane.
- 6 Da intendersi evidentemente come appartenenti alla
tipologia della "terra sigillata".
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