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Area necropolare presso "La fornace", in strada per Casale.
 
La attuale via Thaon de Revel-Strada per Casale era già sicuramente, in epoca antica, una delle principali vie di comunicazione in uscita dalla città romana, posta tra l'altro, nel suo tratto iniziale, in prossimità dell'anfiteatro e di probabili edifici monumentali. Non stupisce quindi la presenza, secondo l'usanza, di aree adibite ad usi necropolari e poste ai suoi lati 1.
Una di queste si mise in luce nel secolo scorso a poca distanza dai limiti della città, presso i terreni e le costruzioni denominati "la fornace" (Bruzza 1874, L).
In questa zona 2 tra il 1843 ed il 1851, durante gli sterri eseguiti al fine di recuperare argilla per la normale attività della manifattura 3, si misero in luce più di settanta tombe del tipo a cremazione sia diretta che indiretta 4. Queste, rinvenute a circa 1 m di profondità, erano assai vicine le une alle altre ed in alcuni casi addirittura contigue; costituite per la maggior parte da semplici fosse scavate nella terra nuda, solo in qualche caso presentavano le pareti ricoperte da ciottoli a formare il pozzetto entro il quale erano conservate le ceneri e, quando presenti, gli oggetti facenti pare del corredo funerario. I materiali ceramici che facevano da contenitori per i resti combusti erano semplicemente olle alle quali fungeva frequentemente da copertura una ciotola ed in alcuni casi addirittura unicamente un sasso o un frammento di pietra (Bruzza 1874, LI). Solo in un caso si rinvenne un ossuario in marmo bianco che recava sul coperchio una iscrizione della quale erano però unicamente leggibili le lettere D(is) M(anibus) che formavano la prima linea del testo (Bruzza 1874, LVII). Nonostante la caratterizzazione popolare di questa area necropolare che emerge dalla semplicità delle sepolture e dei corredi è da ricordare come si mise in luce un sepolcro estremamente particolare, e sicuramente più complesso delle circostanti deposizioni, costituito da mattoni sesquipedali che formavano una piramide (Bruzza 1874, p. 243), all'interno della quale erano a corredo due patere in vetro e due in terra sigillata recanti i bolli "DIVICATUS" e "CARATILLI" impressi dal fabbricante. Padre Bruzza si adoperò con attenzione affinché il materiale che affiorava in questa area venisse recuperato e, nonostante molto di quello che emerse sia stato danneggiato o disperso, cospicua è la quantità di reperti che venne raccolta e che in parte ci è pervenuta.
Estremamente interessante, oltre alla grande quantità di chiodi 5, sono alcuni amuleti che il Bruzza stesso ricorda essere stati rinvenuti "quasi sempre". Sono questi costituiti da una pietra appiattita, di colore verde e dalla forma elissoidale che addirittura in un caso presentava una lavorazione a permettere, forse, l'incastro di due esemplari. Assai notevole anche un amuleto formato da un piccolo castello metallico entro il quale pendeva una selce.
Abbondanti anche i recuperi di altro materiale facente parte dei corredi tombali: vasi ceramici "decorati" 6, balsamari in vetro, monili in pasta vitrea, specchi, anelli, questi ultimi facenti parte, insieme ad oggetti tipicamente muliebri, di corredi di tombe femminili. Anche un notevole numero di lucerne venne recuperato in quell'occasione, alcune delle quali recanti i bolli del fabbricante, tra i quali da ricordare "EUCARPI" e "DESSI" ed alcune riportanti figurazioni sul disco. Ad esse sicuramente appartengono, seppur in qualche caso non esattamente distinguibili, alcuni degli esemplari conservati al Museo Leone.
L'area sepolcrale, nel suo complesso, è databile al I - II secolo d.C., periodo al quale segue il progressivo abbandono, probabilmente per una riurbanizzazione della città alla quale seguono luoghi di sepoltura più vicini all'abitato (Pantò, Mennella, 1995, p. 343-344).
 
 
NOTE
 
1 Già all'uscita della strada antica dalla città, immediatamente a ridosso dei limiti urbani odierni, si rinvennero numerose sepolture.
2 L'area viene generalmente identificata con i terreni posti sul lato destro della strada poco prima della cascina Bretagna (Pantò, Mennella 1995, p. 344). Tuttavia l'indicazione del Bruzza sul ritrovamento del sepolcro a piramide avvenuto "[...] sulla sinistra della strada di Casale in quel campo che è presso il canale, di contro alla fornace, e dove sembra che fosse il confine dell'antico sepolcreto." (Bruzza 1874, p. 243), e la presenza nelle carte ottocentesche di una "Fornace" proprio in quel luogo, farebbero supporre che la scoperta delle tombe sia avvenuta invece alla parte sinistra della via di comunicazione in uscita dalla città. Su tale lato della via, quello in direzione del fiume, era infatti anche la cascina Treves, il cui proprietario ebbe una cospicua collezione di oggetti antichi, in gran parte acquistati poi da Leone (Sommo 1994, pag. 140, nota 8).
3 Il Bruzza ricorda questo particolare scrivendo alla fine del 1877, da Roma, a C. Leone, e gli raccomanda di prestare attenzione ad eventuali scavi che si facessero in questi luoghi (Sommo 1994, p. 161).
4 E molte altre sepolture erano, secondo il Bruzza presente agli sterri, presso il ciglio del canale (Bruzza 1874, L).
5 Numerosi sono i confronti per questo tipo di materiale in tombe romane.
6 Da intendersi evidentemente come appartenenti alla tipologia della "terra sigillata".

ILLUSTRAZIONI

195. Amuleto costituito da due pietre lavorate affinchè si incastrassero l'una nell'altra dal sepolcreto lungo la via per Casale. Il suo potere era probabilmente connesso alla scintilla che scaturisce dall'attrito (Bruzza 1874, p. LIV).

196. Selce appesa all'interno di un incastellatura in bronzo. Amuleto il cui potere doveva essere legato alla scintilla che scaturisce dalla pietra allo stato naturale e raccolta in una notte priva di luna. Tali manifestazioni magiche sono da inquadrarsi nel variegato complesso di credenze popolari celtiche conservatosi in alcuni aspetti sino al Medioevo (Bruzza 1874, p. LIV).