151 (Tav. 14).
 
Aree necropolari presso la frazione Cappuccini. Anfora.
 
Dalle varie lettere che il Caccianotti ed il Leone inviarono a Roma al Bruzza, per tenerlo al corrente delle vicende cittadine al riguardo delle scoperte vercellesi, abbiamo notizia di come, alla fine del secolo scorso, si ebbero alcuni ritrovamenti relativi ad aree sepolcrali avvenuti presso la frazione Cappuccini.
Già nel 1870 Sereno Caccianotti informa il padre barnabita dell'affioramento, a poca profondità, di reperti ceramici 1 , una lucerna ed oggetti appartenenti al mondo femminile tra i quali un unguentario in vetro a forma di uccello 2 (Sommo 1994, p. 112). Molto probabilmente a questo rinvenimento appartiene anche un piccolo piatto in metallo forse adibito all'uso della preparazione dei cosmetici, ricordato in una successiva missiva diretta al Bruzza 3.
Qualche anno più tardi, nel 1877, sarà invece Leone a inviare notizia della scoperta, in un prato sempre al cantone Cappuccini Vecchi, di una fibula bronzea, di frammenti metallici, vetri e di uno specchio (Sommo 1994, p. 140 e 213).
Uno speculum, appartenente evidentemente ad un ulteriore corredo tombale femminile, venne infine ritrovato, forse nel 1879, nel "prato Castello ai Cappuccini Vecchi" di proprietà dello stesso Camillo Leone.
Gli oggetti sono senza dubbio da mettere in relazione alla presenza, in quei terreni, di aree sepolcrali la cui tipologia è assegnata dal Bruzza tra quelle ad incinerazione (Bruzza 1874, p. LVIII) se egli le paragona alle sepolture venute in luce alla cascina Binelle e presso la "fornace" lungo la stessa strada per Casale. A confermare l'ipotesi che tali nuclei necropolari di epoca romana, situati a notevole distanza dalla città, possano avere relazione con ville ed insediamenti rustici, alcuni dei quali risalenti all'assetto protostorico del territorio, viene la notizia, riportata come verbale ed incerta, dell'avvenuta scoperta, tra le due guerre, di una necropoli a pozzetti a cremazione, riferibile all'età del Ferro, presso la riseria Viazzo ubicata ai Cappuccini stessi (Gambari 1998, p. 20). La presenza di una o più aree sepolcrali presso i Cappuccini, completa quindi il quadro sulla grande estensione lineare di zone cimiteriali lungo la strada per Casale nel periodo tra il I ed il II secolo d.C.
Da rammentare, infine, tra i ritrovamenti avvenuti nella frazione, anche un'anfora praticamente integra e contrassegnata dal marchio "A.R.N." 4 del produttore. Essa è infatti riportata dal Bruzza come rinvenuta ai Cappuccini (Bruzza 1874, p. 215). Da ricordare infine come nel secolo scorso fosse murata nei giardino dei Domenicani presso la frazione Cappuccini, un'edicola funeraria raffigurante il caligarius M. Clodius ed il suo liberto Maxumus (scheda 150).
 
NOTE
 
1 La descrizione lascia pensare alla tipologia a pareti sottili.
2 Notizia che il Bruzza riporterà puntualmente nel suo volume (Bruzza 1874, LVIII).
3 La cui datazione, mancante nel testo originale, è quindi probabilmente da assegnarsi a quell'anno o al successivo (Sommo 1994, p. 113)
4 Il contenitore, conservato al Museo Leone, appartiene alla tipologia Dressel 6A. Un altro esemplare con lo stesso marchio si rinvenne in città (Bruzza 1874, p. 215)