162A - B - C - D (Tav. 14).
 
Area necropolare di via Asiago, via Gamberoni, Regione S. Bartolomeo, Cascina Ruggerina.
 
Una vasta area necropolare posta lungo l'asse viario, identificabile all'incirca con l'attuale tracciato della strada per Torino, che in epoca antica conduceva ad Eporedia, venne identificata e messa in luce, a più riprese, tra i primi anni '70 ed i primi anni '80. Nel 1971 si scoprirono lungo via Asiago alcune sepolture 1 (Viale 1971, p. 42) le quali, dopo essere state violate da scavatori clandestini, vennero indagate, nel 1974, da uno scavo della Soprintendenza che rilevò comunque la loro appartenenza all'epoca tarda (Sommo 1977, p. 3). Con l'estendersi delle costruzioni edili nell'area "Concordia" il Gruppo Archeologico Vercellese ebbe notizia, nel 1976, di ulteriori scavi clandestini condotti nella zona di via Gamberoni, presso la cascina S. Bartolomeo, in un'area distante poche decine di metri da quella precedentemente indagata. L'intervento delle competenti autorità a seguito delle segnalazioni e delle denunce, non potè però fare altro che documentare una cinquantina di fosse ormai sconvolte. L'indagine successiva eseguita dalla Soprintendenza ebbe, come unico risultato, quello di stabilire la tipologia ad incinerazione delle tombe, sia in fossa, sia in anfora segata, in quanto fu possibile esaminare unicamente il materiale frammentario abbandonato dai clandestini. Tra di esso sono comunque individuabili forme ceramiche appartenenti a varie tipologie e riportanti, in alcuni casi, il marchio dell'officina di fabbricazione, lucerne decorate, vetri appartenenti a diverse forme ed un fermaglio curvilineo in bronzo (Sommo 1977, p. 13 e segg.). Un notevole gruppo di oggetti venne sequestrato in quell'occasione presso privati e successivamente portato a Torino. Tuttavia sono certo numerosi i privati ancora in possesso di materiali provenienti dalla necropoli, tenuto conto dell'attivo mercato che quotidianamente aveva luogo sul posto e della copiosa quantità di oggetti infranti che, essendo invendibili, venivano trascurati dai clandesrtini. Da tali attività proviene fra l'altro una coppa di Aco (Sommo 1989). Nel suo complesso il materiale porterebbe ad una datazione dell'area necropolare da assegnarsi tra il I ed il II secolo d.C.
Un ulteriore intervento della Soprintendenza si ebbe nei primi anni '80, dopo altri scavi clandestini in tutta l'area, segnalati dal G.A.V. fin dal 1977. Anche questa campagna di scavo, durante la quale si misero in evidenza circa 130 sepolture di cremati, portò al ritrovamento di un gran numero di tombe già violate da scavatori abusivi. Solo una ventina di esse, in tutto o in parte intatte, furono infatti oggetto di indagine completa con il recupero dei materiali di corredo (Brecciaroli Taborelli-Donzelli 1983, p. 191). Le sepolture appartengono alla tipologia a cremazione, sia diretta sia indiretta. In quest'ultimo caso sono utilizzati come contenitori per le ceneri sia olle sia anfore segate (Brecciaroli Taborelli-Donzelli 1983, p. 192). I materiali rinvenuti appartengono anche in questo caso alle varie tipologie ceramiche e vetrarie ed evidenziano il carattere modesto delle deposizioni. Durante la stessa campagna di scavo si misero inoltre in luce le tracce di due interessanti strutture rettangolari riconducibili a recinti funerari 2 costituiti da murature in ciottoli e malta.
In generale l'area necropolare è inquadrabile cronologicamente al I secolo d. C. (Brecciaroli Taborelli, Donzelli 1983 p. 192). Altre sepolture a cremazione, sempre già violate dai clandestini ed anch'esse databili alla prima metà del I secolo d.C., si rinvennero infine presso un terreno da adibire ad area artigianale attrezzata. Poco distante da queste sono altresì emerse le tracce di murature in ciottoli e malta con la presenza di laterizi. I resti, unitamente ad una fossa contenente scorie ferrose, lasciano pensare alla presenza di un in insediamento rustico di epoca romana (Brecciaroli Taborelli-Donzelli 1983, p. 193). Indubbia risulta quindi essere, in età romana, la presenza presso la zona della cascina S.Bartolomeo, di una delle vaste necropoli di Vercellae, ed a questi ritrovamenti sicuramente si devono collegare sia quelli avvenuti in via Testi, sia quelli in via Parini, i quali fanno senz'altro parte della stessa area necropolare, disposta a nuclei lungo lo stesso asse stradale. Non si hanno dati certi circa la possibilità che alcuni nuclei necropolari si estendessero sino all'area della Cascina Ruggerina, ma è assai probabile.
A proposito dell'area sepolcrale di S. Bartolomeo nel suo complesso è infine da ricordare come essa purtroppo rappresenti, con un decennio di scavi clandestini incontrollati che ne hanno sconvolto la gran parte, una delle pagine più nere dell'archeologia vercellese e piemontese ed uno dei casi più evidenti di incapacità delle istituzioni nell'impedire e prevenire la dispersione del patrimonio archeologico.
 
NOTE
 
1 Già il Bruzza ricordava peraltro come un'anfora bollata ed una lucerna provenissero proprio dalla zona S. Bartolomeo (Bruzza 1874, p. 232; Ferrero 1891, p. 51)
2 Poco conosciute in area piemontese e documentate in un solo caso, ad Alba.

 

ILLUSTRAZIONI

 

221. Esempi di materiali recuperati dal Gruppo Archeologico Vercellese nei terreni sconvolti dall'attività di scavo clandestina in regione S. Bartolomeo nel 1977 (Depositi Soprintendenza).

222. Via Asiago, corredo della tomba 46 (Brecciaroli Taborelli 1998, p. 43)(Depositi Soprintendenza).

223. Il cantiere di scavo in via Asiago del 1974 (foto Casazza).

224. Via Asiago, corredo della tomba 31 (Brecciaroli Taborelli 1998, p. 35) (Depositi Soprintendenza).

225. Cantiere di scavo in via Asiago del 1974, anfora segata utilizzata come cinerario (foto Casazza).

226. Cantiere di scavo in via Asiago del 1974, deposizioni in anfora segata (foto Casazza).

227. Via Asiago, corredo della tomba 118 (Brecciaroli Taborelli 1998, p. 44) (Depositi Soprintendenza).

228. Coppa di Aco dalla necropoli di S. Bartolomeo , collezione privata (Sommo 1989, p. 121).

229. La coppa di Aco è mancante di un'ansa. Collezione privata (Sommo 1989, p. 121).