2 (Tav 1).
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- Lapidi e sarcofagi del Seminario.
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- Nonostante in questo caso non si tratti di un ritrovamento vero e proprio,
si è ritenuto opportuno ricordare alcuni materiali che, tra la fine
del Settecento e la metà del secolo scorso, erano visibili murati
nelle costruzioni del Seminario Arcivescovile, per il loro legame, in alcuni
casi, con i ritrovamenti vicini. Di questi tutti quelli segnalati dal Bruzza1,
tranne uno, sono pervenuti a noi e conservati dapprima al Lapidario e poi
al Museo Leone. Da ricordare la lapide pagana di Turrianus
Secundinus, databile al I - II secolo d.C. (Roda 1985, p. 80 - p. 148),
e che presenta la caratteristica di essere stata riutilizzata in epoca
cristiana per incidervi, sul retro, un'altra iscrizione
funeraria.
- Accanto a questa desta attenzione anche lalapide di Lusia
Epicarpia (Bruzza 1874, p. 128), soprattutto per la citazione della
gente Lusia, già presente a Vercelli in un'altra iscrizione e sul
frammento di un sarcofago.
- Quasi certamente le due epigrafi funerarie provengono entrambe dall'
adiacente zona necropolare del Duomo, mentre
dalla necropoli romana posta lungo la strada per Casale proviene una lapide
ad edicola raffigurante due uomini togati che rappresentano il caligarius M.Clodius Maxumus ed il suo liberto Quadratus
2 (Bruzza 1874, p. 14). Sicuramente di grande importanza, infine,
sono il sarcofago di Lollia Proclae, ed una
bellissima ara marmorea con iscrizione erasa.
- Il primo è un'arca in marmo bianco recante l'iscrizione D(is) Aeoni ChaereM(anibus) Lollia Proclae, alla
quale segue un testo in versi esametri su sedici linee. La tabella entro
la quale è racchiusa l'iscrizione è affiancata e sorretta
da due geni alati. Del sarcofago, databile al I -II secolo d.C. (Roda 1985,
p. 58), non si conosce il luogo di ritrovamento 3.
- L'ara marmorea, utilizzata come acquasantiera
nella cappella del Seminario fino al suo trasferimento nel secolo scorso
al Lapidario (Sommo 1995), è di pregevole fattura e presenta quattro
colonnine tortili agli spigoli terminanti in capitelli di stile corinzio.
Ai due lati dell'ara sono, in rilievo, due figure di uomini togati che
portano nelle mani lo stilo ed il volumen. Questo potrebbe avvalorare la
tesi che si tratti di un manufatto dedicato ad un quattuorviro iure dicundo
(Viale 1971, p. 45), ipotesi che tuttavia non è supportata dalla
leggibilità dell'iscrizione, abrasa forse già in antico per
la damnatio mamoriae di personaggi politicamente compromessi che comparivano
nell'iscrizione stessa (Roda 1985, p. 91) o, più di recente, prima
di adibire il monumento ad uso religioso.
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- NOTE
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- 1 Bruzza 1874, pp. 74, 110, 117, 121, 125, 133, 363.
- 2 Fin dalla metà del '600 era murata nella cinta
dei Giardini dell'Inquisizione dei Domenicani ai Cappuccini Vecchi
- 3 Il sarcofago era conservato, prima che al Seminario
Arcivescovile, nel giardino dei Padri Cistercensi della Consolata, all'angolo
tra via P. Lucca e via A. Manzoni. La sua provenienza dalla necropoli del
Duomo, quindi, è solo ipotizzabile, e con tutte le riserve del caso.
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