- 53 (Tav. 6).
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- Base di statua dedicata a Domizia Vettilla.
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- Nelle cantine della casa Zappilone, poi Bodo Bellardi, in via A. Borgogna,
si rinvenne nel 1783, a seguito di uno scavo eseguito per la costruzione
di una ghiacciaia, una grande base marmorea recante incisa un' iscrizione
dedicatoria (Ranza 1783, p. 3). Di discrete dimensioni, tenuto conto che
raggiunge quasi i due metri di altezza, riporta nella parte anteriore il
testo: Domitia Patruni f. Vettillae L. Roscii Paculi
co(n)s(ulis) design(atis uxori) seviri August(ales) socii cultores domus
divinae (Bruzza 1874, p. 28). L'iscrizione ricorda quindi Domizia Vettilla,
figlia di Patruino e moglie di L. Roscio Paculo 1 che fu console
designato, e fu posta dai Seviri Augustali vercellesi custodi della Domus
Divina, cioè del tempio dedicato alla famiglia imperiale, ad onorare
una concittadina che deve averli beneficati. è questa una delle
due iscrizioni rinvenute a Vercelli che attestano la presenza dei Seviri
Augustali e del culto dedicato all'imperatore divinizzato 2. La
sua datazione è attribuibile alla seconda metà del II - prima
metà del III secolo d.C. (Roda 1985, p. 23) 3. Sulla base
doveva certamente essere collocata una statua, raffigurante il personaggio
femminile in proporzioni maggiori del naturale, come si intuisce delle
dimensioni del sostegno stesso che risultano, come detto, notevoli. Della
scultura femminile nulla ci è pervenuto, anche se recentemente il
ritrovamento, come reimpiego, sul tetto dell'abside della vicina chiesa
di S.Agnese (ex S. Francesco) di un frammento di statua costituito da una
testa femminile, allora ritenuta coeva all'iscrizione e di dimensioni più
grandi del naturale, aveva lasciato spazio all' ipotesi dell'appartenenza
di quest'ultima alla scultura che sormontava questa base. Nella stessa
occasione, nel 1783, si ritrovarono anche, oltre a tratti di murature,
anche frammenti di pavimentazione marmorea costituita da "[...] tavolette
di marmo, altre bianche, altre cerulee, quali triangolari, quali esagone,
quali quadrate, ma fra loro corrispondenti agli angoli[...]" (Ranza
1783, p. 9). Tale testimonianza riferibile a costruzione di particolare
importanza, con pavimentazione in commesso di marmo policromo, fa congetturare
al Bruzza che qui fosse il tempio stesso dei Seviri Augustali (Bruzza 1874,
VII), ipotesi peraltro non certo confermabile a causa della estrema semplicità,
tutta settecentesca, nella descrizione del ritrovamento e della mancanza
di un documento epigrafico esplicito. Tuttavia risulta assai probabile
che il monumento fosse posto in luogo pubblico e forse proprio dinanzi
al tempio cui era ornamento.
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- NOTE
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- 1 Domizia Vettilla compare, insieme al marito anche in
una iscrizione spagnola (Ferrero 1891, p. 35; Roda 1985, p. 23). Lucio
Roscio Paculo apparteneva probabilmente all'importante famiglia dei Roscii,
di origine bresciana.
- 2 è questa l'iscrizione che compare sulla parte
frontale di un sarcofago pagano rinvenuto nella zona necropolare del Duomo.
- 3 Il Bruzza la data attorno alla fine del II secolo d.C.
ritenendo il marito di Domizia Vettilla quel Roscio Paculo console nel
183-184 d.C. (Bruzza 1874, p. 29). Un frammento di base marmorea con iscrizione
dedicata ad un patrono dei Seviri vercellesi, datato alla seconda metà
del II secolo d. C. (Roda 1985, p. 25), fu congetturalmente associato allo
stesso Roscio Paculo dal Promis (Bruzza 1874, pp. 30-31). Esso era fra
i marmi reimpiegati in S. Maria Maggiore antica e non è provato
abbia attinenza con il monumento di cui trattiamo, nè con il marito
di Domizia, tuttavia l'ipotesi non è da scartare, come l'esistenza
di una statua dedicata al console accanto a quella della moglie.
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- Guala 1938, p. 127
- Viale 1971, pp. 37, 48.
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