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Le insulae di via G. Ferraris.
 
Di un notevole ed importante ritrovamento, avvenuto nel 1855 durante gli scavi per il sistema fognario della città nella attuale via G. Ferraris, si ha notizia nelle corrispondenza che E. Mella e S. Caccianotti inviavano a Padre L. Bruzza, ospite dei barnabiti a Roma, per informarlo sugli avvenimenti in città 1 (Sommo 1994, p. 84 e segg.).
La scoperta, di notevole interesse, comprende una serie di murature, pressochè parallele tra loro, venute in luce nel tratto della via compreso tra piazza Cavour ed il rustico del Pesce d'Oro e presenti lungo tutta la trincea di scavo per un tratto di centotrenta metri. Alcune parti di cortine murarie, nell'area fronteggiante via Balbo, delimitavano altresì in modo ben intuibile alcuni ambienti dei quali erano conservate le pavimenatazioni. Grazie alle precise e dettagliate informazioni che si possono trarre dalle citate lettere del Caccianotti e del Mella, e attingendo alle ulteriori notizie riportate da quest'ultimo in un preciso rilievo dell'area di scavo, si è potuto di recente procedere ad una rilettura del ritrovamento, portandone in luce aspetti inediti (Sommo 1990, p. 115 e segg.).
Emerge così la probabile appartenenza delle strutture murarie, orientate secondo l'asse NW-SE, a due delle insulae che costituivano il tessuto urbano della città in età romana. Queste ultime sarebbero delimitate dai due tratti stradali rinvenuti nello scavo, uno ben evidente, e ricordato anche dal Bruzza, all'altezza di via Balbo, ed un secondo intuibile nella pianta dello scavo per una interruzione delle murature all'altezza del Palazzo Casanova. A questo proposito è da ricordare la presenza, nel sottosuolo del presunto tracciato stradale, di tubature sia in piombo che in cotto atte alla conduttura delle acque 2.
Le domus urbane presenti all'interno delle citate insulae, sono ben intuibili, nella zona fronteggiante via Balbo, dove come già ricordato, conservavano ancora la pavimentazione degli ambienti.
Nell'insula posta ad Est, prossima alle presupposte terme pubbliche di piazza Cavour, i primi sei ambienti sembrano appartenere ad una domus, dove sono presenti, insieme a quelle in opus signinum, anche pavimentazioni con lastre marmoree ed una decorata con un mosaico a tessere bianche e nere e motivo geometrico ad esagoni (in parte conservato al Museo Leone)3. A questa è contigua un'altra casa più modesta riconoscibile nei seguenti quattro ambienti a pianta piuttosto irregolare e che presenta pavimentazioni sia in opus signinum con inserti marmorei che in mattonelle di cotto.
L'insula Ovest, posta sull'altro lato della presunta strada, lascia intuire invece, con le pavimentazioni in mattonelle di cotto un progressivo impoverimento delle strutture.
A questo ritrovamento appartengono anche tre distinti frammenti marmorei recanti una iscrizione (Bruzza 1874, pp. 3-39-40). Nel primo, del quale si conserva una esigua parte comprendente la cornice modanata superiore, parrebbe comparire la citazione di un edile di collegium, cioè di un personaggio che ricopriva una carica nell'ambito di un collegio professionale (Roda 1985, p. 35). In un secondo compare invece ciò che rimane di due linee dell'iscrizione: [...ho]norib(us) [...] Vibi, sormontata da una figura umana. Databile alla seconda metà del I - prima metà del II secolo d.C. (Roda 1985, p. 40) contiene quindi, nel testo, la citazione di uno degli appartenenti alla famiglia dei Vibi per molto tempo al centro della vita pubblica della Vercellae romana.
Un terzo frammento in marmo, rinvenuto nella parte dello scavo che si avvicinava alla piazza, è costituito da una piccola base marmorea con iscrizione il cui testo, su quattro linee riporta:
[ I(ovi)] O(ptimo) M(aximo) C.Ennius v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito). Vi compare quindi, oltre al nome della divinità, anche il cognomen del dedicante e la formula finale votiva. Il frammento è databile alla fine del II inizi del III secolo d.C. (Roda 1985, p. 14), e potrebbe appartenere, date le dimensioni, alla piccola statuina bronzea raffigurante Giove, rinvenuta in altra occasione a pochi metri di distanza all'incrocio con via Balbo (infra scheda n.68). La base in questione riporta infatti un piccolo foro nella parte superiore praticato probabilmente proprio per sorreggere una piccola statua 4.
 
 
NOTE
 
1 Stranamente il Bruzza diede, di questo ritrovamento, pochi accenni nel suo Iscrizioni Antiche Vercellesi (Bruzza 1874, pp. XXXVIII e XLI), soffermandosi maggiormente solo sui tre frammenti marmorei con iscrizioni. Anche il Ferrero non trattò certo sufficientemente la scoperta che addirittura venne ignorata dal Viale.
2 Anche della presenza di canalizzazioni in piombo ed in terracotta nessun accenno è fatto dagli autori successivi.
3 Ad Aosta, nell'insula 33, un mosaico simile è datato alla prima metà del I secolo d.C. (Sommo 1990, p. 157 nota 62).
4 In questo caso sarebbe concordante la datazione proposta dal Viale per il bronzetto, al II-III secolo d.C. (Viale 1971, p. 44).
 
Guala 1938, p. 168.

ILLUSTRAZIONI

 

101. Ritrovamenti in via G. Ferraris. Elaborazione grafica dei rilievi originali. Insula orientale. (Sommo 1994).

102. Frammento di pavimentazione a mosaico da via G. Ferraris.

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103. Frammento di un edile di cllegium (Roda 1985, p. 35).

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104. Frammento in onore di un Vibius (Roda 1985, p. 40).

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105. Dedica votiva a Giove (Roda 1985, p. 14).

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