Del sito di Greggio furono anni orsono pubblicati in questa stessa sede (Sommo 1989) i frammenti riferibili alla classe ceramica "da mensa", privilegiati per il loro particolare interesse locale, essendo riferibili a produzioni di imitazione aventi limitata diffusione territoriale. Sulla base di tale classe di materiali si ritenne di poter datare la frequentazione dell'insediamento dalla metà del I sec. a. C. alla metà del II sec. d. C. Restavano tuttavia da analizzare centinaia di frammenti appartenenti alla classe del vasellame "da cucina", gli anforacei e i pochi oggetti di vetro, i metalli e i laterizi. La presenza di vasellame lavorato manualmente, caratterizzato da impasti ricchi di inclusi di grossa grana e da decorazioni impresse a crudo, assegnabile al tardo La Téne, e di alcune tipologie vascolari più fini riferibili allo stesso periodo, nonché alcune forme tipiche del tardo-antico, facevano ritenere possibile un notevole allargamento dell'arco cronologico di frequentazione della località. Si è pertanto eseguita un'analisi complessiva e una drastica selezione del notevole quantitativo di frammenti frutto della raccolta di superficie, per ordinare gli esemplari maggiormente significativi appartenenti alla classe numericamente più rappresentata nel sito, ricercando i possibili confronti con materiali datati, sia nel territorio limitrofo, sia nell'ambito più vasto dei territori piemontese, lombardo e ticinese. Naturalmente, data la difficoltà oggettiva di reperire sicuri termini cronologici per una classe di materiali poco studiata e raramente datata da associazioni in strato, specie nel nostro territorio, i risultati non potranno che essere indicativi e suscettibili di ulteriori approfondimenti. Tuttavia, il repertorio di forme e decorazioni riguardante Greggio, per la notevole varietà di tipi, può rappresentare un effettivo contributo alla migliore conoscenza della ceramica locale. Per tale ragione si è ritenuto di presentare in questa sede un campione il più possibile esauriente, giustificando la scelta di una così abbondante presentazione grafica con la possibilità di una serie di confronti con materiali analoghi provenienti da siti prossimi. Occorre da ultimo tener conto del fatto che i materiali provenienti dalla raccolta di superficie di Greggio possono rappresentare, per quanto attiene alla produzione "comune", un arco cronologico assai ampio, prefigurando la possibilità -piuttosto rara nel nostro territorio e verificata nella zona in parte solo a Biandrate in località Le Pievi (Spagnolo Garzoli 1983)- di intravvedere l'evoluzione, in uno stesso sito, di forme e decorazioni dal I sec. a. C. al IV secolo d. C.
Per motivi di spazio si è evitato di redigere un catalogo completo
dei materiali, si è ritenuto invece opportuno fornire dati esaurienti
unicamente per i frammenti particolarmente significativi, rimandando alle
didascalie e alle tavole la descrizione delle caratteristiche generali degli
altri frammenti. Per quanto attiene, infine, alla localizzazione del sito
e alle caratteristiche delle zona, si rimanda al precedente contributo in
questa stessa sede (Sommo 1989, p. 41).
Olle da fuoco e urne
Urne e urnette ad orlo diritto, leggermente estroflesso, con decorazioni a cordoni plastici o a impressioni sulla spalla, furono rinvenute a Biandrate nello scavo di un impianto rustico situato sulla sponda opposta del fiume Sesia (Spagnolo Garzoli 1983, p.168) affiancate a produzioni del tardo La Téne padano, riscontrabili anche in contesti funerari di transizione dell'alto Novarese. In quell'occasione si rilevava inoltre la presenza di tale tradizione solo in oggetti di qualità "corrente". Tale discriminante ritengo dovesse portare a non escludere la possibilità di una tradizione conservatrice che perdurasse, a Biandrate, nella seconda metà del II sec. a. C e forse nel I secolo d. C. e oltre, nell'ambito di produzioni appunto di tipo "corrente". A Greggio, dove purtroppo però i materiali provengono esclusivamente da raccolta superficiale, sono almeno tre gli oggetti caratterizzati da lavorazione più fine e meno "corrente", che riecheggiano la stessa tradizione: il frammento di urnetta piriforme con scanalature sulla spalla (Tav. 7, 10) e due coppe carenate di non grandi dimensioni (Tav. 6, 6-8) e di forme abbastanza tipiche. La compresenza di tali elementi fra i materiali di Greggio rende possibile proporre una datazione della frequentazione del sito, che, prudenzialmente, potrebbe interessare la prima metà del I sec. a. C. e forse anche la fine del II sec. a. C.
Le forme e decorazioni delle urne di Greggio (Tav. 1,nn 1,4,5,6,8,10)
trovano puntuale riscontro, come si è accennato, nei frammenti editi
provenienti dallo scavo dell'impianto rustico in località Le Pievi
presso Biandrate (Spagnolo Garzoli 1983, tav. XLIX), assai prossimo a Greggio,
sulla riva opposta del fiume. In particolare per le forme sono confrontabili
i frr. nn. 14 e15 (Spagnolo Garzoli 1983, tav. XLIX), il primo assai simile
nel profilo al nostro n. 1, tav. 1; il secondo assai ben confrontabile con
l'urnetta n. 3, tav. 1. Per il tipo di decorazione, oltre che per il profilo,
sono infine confrontabili al n. 17 (Spagnolo Garzoli 1983, tav. XLIX) i
nostri frammenti 4, 5, 6, tav. 1. Non è presente a Biandrate, a quanto
risulta dal materiale edito, il tipo di urna a orlo diritto con decorazione
a impressioni digitali sul labbro (n. 2, tav. 1).
Tav. 1.1 (GRE 399). Fr. di orlo e parete
di olla. Orlo arrotondato e leggermente estroflesso, pareti leggermente
inclinate. Cordonatura formata da decorazioni impresse alla spalla. Ø
cm 25 ca. ricostruito all'imboccatura. Spess. medio cm 1,5. Impasto con
vistosi inclusi, interno 2,5 yr 3/0 (very dark grey), superficie esterna
5yr 4/4 (reddish brown), superficie interna 10yr 5/8 (red).
Fra i frammenti genericamente riferibili a urne, aventi caratteristiche di lavorazione e di impasto simili a quelle descritte, sono inoltre presenti altri esempi di decorazioni riguardanti la spalla, il corpo e il piede (tav. 2 ), alcuni dei quali riecheggiano le decorazioni delle urne ed olle rinvenute a Biandrate, dove non sono però reperibili decorazioni riguardanti il piede. In particolare il frammento di parete tav. 2, n. 14, che presenta linee intersecantesi, nettamente incise a crudo, trova confronto con una decorazione analoga presente a Carpignano su di un olla, attribuita al I-II secolo d. C. (Spagnolo 1982, tav. XLVII, n. 8). Va segnalato, infine, per la sua particolarità e per la sua probabile estraneità alla tipologia delle urne, il frammento di impasto tav. 1, n. 9, che presenta una banda di colore nero stesa su di una superficie accuratamente lisciata.
I due frammenti di urne (tav. 2 nn. 17, 20), che recano analoga decorazione
, costituita da incisioni a spina di pesce, la prima sulla spalla e sul
corpo, la seconda solo sulla spalla, differiscono per forma, impasto e lavorazione
e attestano, probabilmente, il perdurare del tradizionale motivo decorativo
in fasi cronologiche più recenti.
Tav. 2. 17 (GRE 412). Fr. di bordo di urnetta. Orlo estroflesso e leggermente ingrossato, breve collo, corpo poco arrotondato e pareti poco inclinate. Decorazione formata da due bande di tratti incisi a crudo sulla spalla e sul corpo con opposto orientamento, a spina di pesce. Ø cm. 16 circa ricostruito all'imboccatura. Spess. medio cm 1,2. Fattura manuale, impasto duro caratterizzato da grossi inclusi quarzosi in superficie, superficie esterna 2,5 YR 5/6 (red), superficie interna 5 YR 3/1 (very dark gray).
Il fr. trova confronto con un'urnetta di Biandrate (Spagnolo Garzoli
1983, tav. XLIX n. 17) avente decorazione assai simile.
Tav. 2.20 (GRE 366). Fr. di bordo di urna. Orlo estroflesso e arrotondato,
breve collo, pareti inclinate. Decorazione formata da due serie di grandi
tratti incisi sulla spalla con opposto orientamento, a spina di pesce. Ø
cm 26 circa, ricostruito all'imboccatura. Spess. medio cm 0,9. Impasto tenero,
lavorazione al tornio, piccoli inclusi uniformi, vacuoli e chamotte, 5 YR
7/6 (reddish yellow).
Il fr. trova confronto con un'urna di Carpignano Sesia (Spagnolo 1982, tav. XLVII, n. 8), avente forma simile e che reca decorazione analoga, con tratti più fini, regolari e distanziati. Lo stesso motivo decorativo è presente a Caselette (Rebaudo Greco 1980, tav. XLIX) a partire dalla prima metà del I sec. d. C e per tutto l'arco cronologico della villa.
I frammenti di urne descritti nelle tavole successive sono sicuramente
inquadrabili, per forme e decorazioni, fra le produzioni meglio note e attestate
in area nord occidentale fra il I-II secolo d. C. e il tardoantico.
Tav. 3.1 (GRE 173-134). Frr. ricomposti del bordo di grande olla, orlo
estroflesso molto ingrossato e arrotondato, brevissimo collo, pareti poco
inclinate. Lavorazione al tornio. Solcature orizzontali e lisciature sulla
spalla. Ø cm 28 circa, ricostruito all'imboccatura. Spess. medio
cm 1,2. Impasto duro con inclusi micacei e quarzosi, chamotte, 2,5 YR 6/6
(light red).
I frr. , caratterizzati da un orlo molto arrotondato e ingrossato, trovano,
ad esempio, pertinente confronto con materiali lombardi di ambito tardo-
romano o addirittura posteriore (Perin Rampa 1982, tav. 5 nn. 516, 820;
Rampa Sfredda 1984, pag. 107, n. 12) e con un orlo proveniente da Carpignano
Sesia, località S. Spirito (Spagnolo Garzoli 1986, tav. LIX n. 2),
abitato frequentato sino al VI sec. d. C.
Tav. 3. 2 (GRE 108). Fr. di bordo e parete di urna. Orlo estroflesso
e inclinato, breve collo, corpo arrotondato. Lavorazione al tornio. Decorazione
a linea ondulata incisa a crudo sulla spalla. Ø cm 22, ricostruito
all'imboccatura. Spess. medio cm 0,7. Impasto tenero, con inclusi omogenei,
bicolore. Strato esterno 5 YR 3/1 (very dark grey), interno 5 YR 6/6 (reddish
yellow).
La decorazione non trova riscontro nella zona immediatamente prossima
a Greggio, ma è presente, ad esempio, su di un'urna facente parte
di un corredo di tomba a cassetta rinvenuta a Borgosesia e datata da monete
di Traiano (Conti 1931, fig. 20 e pag. 55) alla prima metà del II
secolo d. C. Decorazione analoga, pertinente però a urnette tondeggianti
prive di collo, non confrontabili quindi per la forma, si riscontra ancora
fra i materiali romani (Calabrese Rinaudo Roncaglio 1989, fig. 24, n. 18)
e tardo-antichi dallo scavo di S. Michele di Trino (Cortelazzo 1989, fig.
27, pag. 135).
Molto numerosi i frr. riferibili a urne e olle di varia grandezza decorate con impressioni, regolari e orizzontali, ottenute a pettine sulla spalla. Tale decorazione è molto ben attestata a Ticineto (Gareri 1980, tav. LX), purtroppo in contesti stratigrafici di vasto arco cronologico, e a Trino S. Michele (Cortelazzo 1989, fig. 26, p. 134) in contesti tardo-antichi. A Russi, in Emilia Romagna, (Bergamini 1973, tav. XVII) il motivo si trova, ad esempio, in contesti genericamente di I-IV sec. d. C., così come nella più vicina necropoli di via Cavour a Biella (Viale 1971, tav. 40), datata al I-II sec. d. C., ed è comunque assai comune in Italia settentrionale nell' ampio arco cronologico dall'epoca imperiale al tardo-antico.
Singolari e sempre ottenute a crudo con il pettine sono, infine, le decorazioni
di un'olla (tav. 3, n. 3; tav. 4, n. 4), eseguite sulla spalla del recipiente
con brevi tratti obliqui od orizzontali. Si tratta di una variante non molto
diffusa, difficilmente confrontabile, e forse peculiare del Vercellese.
Tav. 3. 3 (GRE 379). Fr. di bordo e parete di urna. Orlo estroflesso
e arrotondato, breve collo, pareti inclinate, corpo allungato. Lavorazione
al tornio e ritocco a stecca. Decorazione impressa a crudo sulla spalla
con brevi tratti obliqui di pettine. Ø cm 17 ricostruito all'imboccatura.
Spess. medio cm. 0,7. Impasto tenero con rari inclusi micacei 5 YR 7/6 (reddish
yellow).
Tav. 3. 4 (GRE 128). Fr. di bordo e parete di urna, orlo arrotondato
ed estroflesso, breve collo verticale. Decorazione formata da linee orizzontali
incise con il pettine sulla spalla. Lavorazione al tornio. Ø cm.
19 ricostruito all'imboccatura. Spess. medio cm 0,6. Impasto duro con inclusi
medi, stratificato 5 YR 5/6 (yellowish red); all'interno zone 5 YR 6/1 (grey).
Di particolare interesse i frr. , sempre riferibili a urne, (tav. 4 nn. 1, 3) caratterizzati da decorazioni a graticcio realizzate a stampigliatura. Un solo frammento di questo tipo proviene dai materiali tardo-antichi di S. Michele di Trino (Cortelazzo 1989, p. 111), per il quale non furono reperiti confronti. Esso reca &laqno;una serie di piccoli rettangoli paralleli uniti da un breve tratto al centro». Forti analogie con tali tipi di decorazioni presentano alcuni frr. di ceramica comune dalla villa di Russi (Bergamini 1973, tav. XIII, nn. 110-111-112-113), il cui arco cronologico di occupazione va dal I al IV secolo d. C. Essi recano triangoli o rettangoli allineati, stampigliati a crudo sulla spalla delle olle e sul corpo dei recipienti. Un fr. di olla con decorazione a triangoli stampigliati sulla spalla è presente a Carpignano Sesia, cascina Tre confini (Spagnolo Garzoli 1986, tav. LIX, B, n. 1), in una zona occupata da un vasto insediamento sparso collocato cronologicamente dal I al VI secolo d. C.
A questo stesso tipo di decorazioni a stampo andrebbe infine ascritto
il fr. di spalla (tav. 4, n. 2) con decorazione, del tutto particolare,
a bugne quadrangolari a rilievo, ottenute probabilmente premendo uno stampo
cavo sull'impasto crudo.
Tav. 7. 10. (GRE 320). Fr. di parete con accenno del bordo pertinente
ad olletta piriforme. Bordo estroflesso, ampie solcature sulla spalla. Lavorazione
al tornio. Impasto depurato 2,5 YR 5/4 (reddish brown).
Il fr., riferibile ad una tipologia di urnette tipiche della cultura
di La Tène, costituisce uno dei termini più alti di datazione
del sito di Greggio. Un esemplare, simile nelle forme generali e nella lavorazione,
proveniente dalla Lomellina, è al Museo Civico di Novara (Museo Novarese
1987 p. 146, n. cat. 81). Esso presenta impasto fine di colore &laqno;arancione-giallastro-grigio»
e una sola cordonatura. Viene confrontato con materiali del IV-III sec.
a. C. Nello stesso catalogo al n. 82 è descritto un vaso "pre
trottola" che presenta due lievi cordonature, datato al II sec. a.
C. Sicuramente l'esemplare di Greggio, che si riallaccia alla medesima tradizione,
è stato prodotto in assenza di modelli introdotti dal mondo romano
e si riferisce, nella forma e nel tipo lavorazione, direttamente a tipologie
La Tène diffuse localmente. Purtroppo, essendo parte di una semplice
raccolta superficiale, non si associa ad altri materiali per la datazione,
ma credo possa essere inserito cronologicamente in epoca anteriore alla
penetrazione romana nella zona e alla diffusione massiccia di prodotti ceramici
centro italici, fra la seconda metà del II e la prima metà
del I sec. a. C.
Pentole, tegami, coperchi, coppe e contenitori da conserva.
Complessivamente si tratta di recipienti privi di decorazione; solo in
un caso è presente un fascio di linee parallele graffite sotto l'orlo
di una pentola (tav. 5 n. 5) e decorazioni a pizzicato e a impressioni digitali
sull'orlo compaiono nei due frr. di ciotole-coperchi (tav. 6 nn. 9-10) di
tradizione protostorica, diffuse in zona in epoca romana. Un buon repertorio
di confronti è costituito dai materiali della necropoli di Angera
(Lavizzari Pedrazzini 1980), dove fra le urne e i contenitori sono alcuni
orli assai simili ad alcuni esemplari di Greggio, datati ad Angera al I
secolo d. C. (Lavizzari Pedrazzini 1980, tav. 14 n. 2-15 n. 1), probabilmente
riferibili ad olle biansate (tav. 5 nn. 6-7-8) con orlo estroflesso e sagomato.
Un'urna a parete pressoché verticale (Lavizzari Pedrazzini 1980,
tav. 13 n. 2), simile ad un grande bicchiere, è presente ad Angera,
datata dal contesto alla seconda metà del I secolo d. C. Essa ricorda
nelle forme generali i frr. di pentole con bordi estroflessi e arrotondati,
breve tesa inclinata e pareti verticali (tav. 5 nn. 3, 4, 5), che non sono
facilmente confrontabili in zona, ma che hanno stretta attinenza nelle forme
con recipienti da fuoco presenti come produzioni locali, ad esempio, nel
complesso dei materiali della villa di Settefinestre (Papi 1985, tav. 25,
nn. 6, 8, 9) in varie fasi, dall'epoca imperiale al tardo-antico.
Tav. 6. 1 (GRE 353). Fr. di tegame, fondo piano, orlo leggermente ingrossato
ed estroflesso, pareti inclinate. Lavorato al tornio e ritoccato a stecca.
Presenta incrostazioni annerite all'esterno. Ø cm 27 ricostruito
all'imboccatura, cm 11,5 al fondo. Altezza cm 7,2. Spess. medio cm 1. Impasto
duro con inclusi 2,5 YR 5/8 (red).
Tav. 6. 2 (GRE 137). Fr. di bordo e parete di tegame, orlo arrotondato
ed estroflesso, pareti inclinate. Lisciature e ritocchi a stecca sulla superficie
esterna, incrostazione nera brillante all'esterno. Ø cm 20 ricostruito
all'imboccatura. Spess. medio cm 0,6. Impasto tenero con inclusi di grossa
grana, bicolore: 2,5 YR 5/6 (red) interno, 2,5 YR 3/2 (dusky red) esterno.
Le due forme di tegami (tav. 6 nn. 1, 2) non trovano confronti locali, sono però avvicinabili a materiali ticinesi datati 80-115 d. C., aventi caratteristiche del profilo assai simili (Simonett Lamboglia 1967-71, p. 224). Occorre notare a questo proposito come i bordi delle forme di tegame ticinesi nelle fasi cronologiche più tarde di III e IV secolo, tendano a rientrare, così come avviene ad Angera già nel I-II secolo (Lavizzari Pedrazzini 1980, p. 220). Nei corredi funerari angeresi tali forme di tegami sostituiscono le grandi patere in terra sigillata e la tendenza degli orli all'estroflessione, accompagnata dall'esecuzione con impasti poco depurati, si manifesta nella seconda metà del II secolo d. C., periodo al quale riteniamo possano essere attribuiti anche gli esemplari di Greggio.
Le ciotole-coperchio sono documentate a Greggio in due varianti, con
orlo diritto (tav. 6 n. 9) e con orlo rientrante e ingrossato (tav. 6 n.
7), entrambe attribuibili al I secolo d. C. (Lavizzari Pedrazzini 1980,
p. 227). In particolare abbiamo riscontrato una decorazione a impressioni
digitali sull'orlo (tav. 6 n. 9) e una decorazione a pizzicato sul piede-presa
(tav. 6 n.10) di tradizione celtica. La forma suggerita dal fr. n. 9, decorato
a impressioni sull'orlo così come il n. 2 tav. 1, fa ritenere possibile
l'appartenenza di questa ciotola-coperchio ad un "corredo" comprendente
le urne a orlo diritto con analoghe decorazioni, per le quali abbiamo ipotizzato
una datazione più alta, che potrebbe spingersi al I sec. a. C.
Tav. 6. 10 (GRE 328). Fr. di fondo pertinente a ciotola-coperchio, piede
ad anello con decorazione a pizzicato. Ø cm 10,5. Spess. medio cm
0,8. Impasto duro con inclusi 2,5 YR 4/6 (red).
Alcune varianti della forma ciotola-coperchio sono inoltre suggerite dagli orli n. 3 e n. 4 tav. 6, il primo caratterizzato da solcature orizzontali e da accentuata carenatura, il secondo da una accentuata curvatura del bordo. Tali tipi sembrano trovare confronto con alcune ciotole-coperchio della necropoli di Angera (Lavizzari Pedrazzini 1980, p. 227, tav. 16 n. 5), anch'esse di I sec. d. C.
Piccole coppe carenate con orlo estroflesso e breve tesa sono espresse
nei frr. 5, 6, 8 tav. 6. Per alcune di esse, come si è anticipato,
sono possibili confronti con materiali di ambito La Téne, che contribuiscono,
insieme a pochi altri, alla datazione più alta della frequentazione
dell'abitato di Greggio. I tre frammenti sono assimilabili ad un unico tipo
di ciotola carenata che si trova nei corredi funerari della Lomellina a
partire dal II sec. a. C. (Vannacci Lunazzi 1983). In particolare il n.
8 è molto simile nella forma ad alcune ciotole, di dimensioni ridotte,
dalla necropoli di Groppello Cairoli (Vannacci Lunazzi 1983, fig. 2 n. 8)
in contesti di II sec. a. C. . A tale tipologia certamente si ispira la
ciotola di Greggio, che, tuttavia, potrebbe rappresentare un attardamento
e rientrare in una produzione locale collocabile fra la fine del II e la
prima metà del I sec. a. C.
Tav. 6. 8 (GRE 372). Fr. di bordo di ciotola, orlo arrotondato e leggermente
inclinato, breve tesa, accentuata carenatura. Lavorazione manuale, lisciatura
delle superfici. Incrostazione nera all'interno. Ø cm. 26 ricostruito
all'imboccatura. Spess. medio cm 0,8. Impasto tenero con uniformi inclusi
di grana media, 2,5 YR 3/2 (dusky red).
Coperchi di varia forma (tav. 7), con orlo bifido o semplice, con relative prese, sono genericamente databili ad età romana e confrontabili nei profili ai tipi presenti fra i materiali dello scavo della villa di Caselette (Rebaudo Greco 1980). In particolare il n. 9, tav. 7 ha stretta attinenza con una ciotola-coperchio dalla necropoli di Angera (Lavizzari Pedrazzini 1980, tav. 16 n. 3) datata alla seconda metà del I sec. d. C.
Le prese di coperchio (tav. 7 nn. 1-2) hanno pertinente confronto con analoghe forme presenti a Trino S. Michele fra i materiali tardo-antichi (Cortelazzo 1989, fig. 26 n. 9)
La coppa rievocata dal fr. tav. 7 n.11, con orlo arrotondato e modanatura
immediatamente sotto l'orlo, trova riscontro nel tipo presente a Carpignano
Sesia (Spagnolo 1982 tav. XLVI n. 4), al villaro di Ticineto (Gareri 1980
tav. LX F1a) e a Trino S. Michele (Calabrese Rinaudo Roncaglio 1989, fig.
22 n. 4), spesso con decorazioni a pastiglie o roselline applicate, databile
alla metà del I-inizi II sec. d. C.
Catini e bacili.
Questi grandi recipienti (tav. 8) sono tutti ascrivibili a forme di ambito tardo-antico. Il grosso fr. di catino tronco-conico (tav. 8 n. 1), diametro all'imboccatura di circa cm 45, con orlo sagomato, pareti inclinate e prese sporgenti larghe e piatte, trova stringente confronto, anche nel tipo di impasto, con orlo analogo, dalla Cava Portalupa a Vigevano (Rampa Sfredda 1984, p. 110 n. 23), attribuito al tardo-antico. La forma è inedita.
Il fr. di bacino tav. 8, n. 4 , con decorazione a fasci ondulati di linee
incise a pettine sul corpo e decorazione a punti e tratti sull'orlo, trova
pure confronto nello stesso repertorio (Rampa Sfredda 1984, p. 107, n. 11)
in un frammento che, tuttavia, non appare decorato sull'orlo. Molto diffusi
a Greggio i bacili a listello rappresentati dai frr. 2 e 3 tav. 8, fra i
più completi nel profilo. In particolare il n. 3 presenta un foro,
eseguito a crudo poco sopra il listello, che fa supporre l'utilizzazione
del recipiente, con tale modifica, ad esempio per la produzione casearia.
Il fr. di bordo (tav. 8 n. 2), riferibile alla stessa forma dei bacili a
listello, presenta un'ingubbiatura grigiastra che conserva soprattutto all'interno,
dove sono ben visibili ritocchi a stecca che formanti una decorazione a
graticcio.
Tav. 8. 4 (GRE 411). Fr. di bordo e parete di grande bacino emisferico,
orlo orizzontale sporgente e arrotondato. Decorazione a fasci di linee ondulate
a pettine poco sotto il bordo. Sull'orlo serie di punti e tratti, in sequenza
alternata, ottenuti a pettine. Ø cm 44 circa, ricostruibile all'imboccatura.
Spess. medio cm 1,2. Impasto stratificato duro con rari inclusi di grana
media. Superfici 10 YR 7/4 (very pale brown), strato interno 10 YR 6/1 (gray).
La presenza di anfore non è molto abbondante e pochi i frammenti
significativi recuperati.
Tav. 9. 1 (GRE 527). Anfora. Fr. di collarino privo del bordo. Corte
anse a sezione ovoidale impostate alla base del labbro e del coIlo. Impasto
tenero depurato 5 YR 6/8 (reddish yellow).
L'assenza del bordo rende incerta l'identificazione. Nelle forme generali,
tuttavia, caratterizzate da grosse e corte anse a sezione ovoidale, impostate
alla base del labbro e del collo, il fr. ricorda il gruppo delle &laqno;anfore
brindisine», adibite al trasporto dell'olio fra la seconda metà
del II e la fine del I sec. a. C. , attestate nel territorio da vari esemplari
conservati al Museo C. Leone di Vercelli (Brecciaroli Taborelli 1987, pp.
132-133, tav. XIV, 5).
Tav. 9. 2 (GRE 322). Anfora. Fr. di bordo, orlo arrotondato e leggermente
rientrante. Impasto tenero, depurato con sporadici inclusi, 5 YR 6/8 (reddish
yellow).
L'orlo arrotondato e leggermente rientrante evoca il gruppo di anfore Dressel 6B (Brecciaroli Taborelli 1987, p. 142, tav. XIX, 1), di fabbricazione istriana, diffuse in area cisalpina e padano veneta, per trasporti polivalenti, fra la seconda metà del I sec. d. C. e la prima metà del II sec. d. C.
Il fr. di bordo tav. 9, n. 3, trova confronto con un bordo dalla villa
di Settefinestre (Cambi Volpe 1985, p. 86, tav. 22, 8), collocato fra i
tipi non identificati. Il fr. di bordo tav. 9, n. 4, ricorda nel profilo
e nell'impasto le anfore di forma Dressel 1, ma l'esiguità dello
spessore e le proporzioni non permettono di identificare con sicurezza nel
fr. un anforaceo.
Fra i frr. di ceramica comune presenti a Greggio non sono state identificate forme chiuse, tuttavia attestate da due anse certamente riferibili ad olpi (tav. 10 nn. 2, 3). Non si sono reperite urne biansate, comunque presenti, date le numerose anse verticali raccolte, prive però di elementi del corpo (tav. 10 n. 1).
Particolarmente numerosi, con forme e dimensioni diverse, gli elementi
di impasto a forma di toroide (tav. 10 n. 4), molto diffusi nei siti di
ambito rustico, il cui uso permane incerto.
Tav. 10. 4 (GRE 300). Fr. di toroide d'impasto. Argilla tenera con inclusi
2,5 YR 6/8 (light red).
I laterizi sono presenti a Greggio soprattutto con embrici, spesso recanti segni impressi manualmente (tav. 10 n. 5) e in misura molto minore con mattoni, comunque assai frammentati. Una fuseruola d'impasto (tav. 10 n. 6) e la parte inferiore di una macina a mano (Ø cm 45) in sarizzo evocano lavori femminili legati alla tessitura e alla macinatura dei cereali.
I vetri, presenti in due esemplari (tav. 10 nn. 7 , 8), di forma rispettivamente
aperta e chiusa, sono genericamente databili al I-II sec. d. C. I metalli,
infine, sono rappresentati fa un ragguardevole numero di chiodi di ferro
a sezione quadrata di varie dimensioni (tav. 10 nn. 10, 11), riferibili
certamente alle parti lignee delle costruzioni e delle abitazioni del sito.
Esse, probabilmente, non avendo lasciato tracce di pavimentazioni e di calce,
potevano verosimilmente avere strutture prevalentemente lignee, basate su
fondazioni realizzate in ciottoloni di fiume. Gli embrici dovevano essere
utilizzati soprattutto per le pavimentazioni e i tetti avevano forse coperture
prevalentemente lignee e vegetali. Un unico fr. di bronzo (tav. 10 n. 9)
sembra, da ultimo, riferibile ad un piccolo contenitore o alla parte metallica
di un mobile ligneo.
Un confronto fra la tipologia dei materiali presenti a Greggio può essere fatto con i siti di Carpignano e Biandrate, scavati negli ultimi anni, e geograficamente assai prossimi. Purtroppo per tali località non si è provveduto alla pubblicazione di tutte le classi di materiali e, pertanto, il confronto appare incompleto, anche se è possibile e in qualche modo utile per le assenze e presenze di alcune tipologie specifiche.
La correlazione fra le datazioni proposte per il vasellame "da mensa" (Sommo 1989) e per la ceramica "da cucina" e "da trasporto", qui considerate, permette di allargare notevolmente il periodo di frequentazione del sito di Greggio, facendone risalire la formazione ad un periodo, difficilmente precisabile, anteriore o contemporaneo alla romanizzazione (fine II- inizi I sec. a. C.) e il probabile abbandono al IV-V sec. d. C. L'abitato, composto probabilmente da costruzioni lignee sparse, richiamanti i modelli della tradizione pre-romana, presenta tracce di attività legate all'agricoltura e all'allevamento, che sembrano sostanzialmente perpetuarsi, con limitate influenze esterne, sino al tardo-antico. L'esistenza di contatti commerciali e di scambio, attestata dagli anforacei e dalle ceramiche fini "da mensa", nonchè dalla presenza di un percorso stradale diretto all'imbocco della Valsesia lungo la sponda destra del fiume (Sommo 1990), consente di ritenere che la comunità del luogo fosse partecipe del flusso di merci diretto alla zona alpina ed avesse rapporti di scambio con il mercato urbano.
Si tratterebbe dunque di un piccolo insediamento, di una comunità
apparentemente libera, con un proprio territorio, forse concessole dalle
istituzioni locali pre-romane della città-stato. Indubbiamente non
sembra possibile inquadrare il sito di Greggio come un semplice impianto
rustico legato ad un fundus e alla produzione agricola di
epoca romana.
Hanno collaborato alla stesura dei disegni M. GUILLA e P. DELLAVALLE , che ringrazio sentitamente, insieme con i molti membri del Gruppo che hanno partecipato alle varie fasi del recupero e della catalogazione.
Un particolare ringraziamento devo alla dottoressa EMANUELA ZANDA della
Soprintendenza Archeologica del Piemonte, che a suo tempo permise al GAV
di catalogare e studiare i materiali raccolti a Greggio.
Abbreviazioni usate nelle schede: Fr.=frammento Frr.= frammenti, Ø=diametro,
Spess.=Spessore.
Tav. 1
nn. 1 /12
Tav. 2
nn 13/23
Tav. 3
nn 24/35
Tav. 4
nn 36/46
Tav. 5
nn 47/59
Tav. 6
nn 60/63
Tav. 7
nn 64/72
Tav. 8
nn 73/77
Bergamini 1973 Bergamini M. La ceramica romana di Russi, in &laqno;Studi Romagnoli», 8, 1973, p. 7
Brecciaroli 1987 Brecciaroli Taborelli L. Per una ricerca sul commercio nella Transpadana occidentale in età romana: ricognizione sulle anfore di Vercellae, in &laqno;Atti del Convegno di studi nel centenario della morte di Luigi Bruzza 1883-1983», Vercelli 1987, p. 129
Calabrese Rinaudo Roncaglio 1989 Calabrese V. Rinaudo B. Roncaglio M. Frammenti ceramici di età romana, in &laqno;S. Michele di Trino», Trino 1989, p. 95
Cambi Volpe 1985 Cambi F. Volpe G. Anfore in &laqno;Settefinestre», III, La villa e i suoi reperti, p. 72
Conti 1931 Conti C. Valsesia archeologica, Casale Monferrato 1931
Cortelazzo 1989 Cortelazzo M. La ceramica tardo-antica e medievale, in &laqno;S. Michele di Trino», Trino 1989, p. 104
Gareri 1980 Gareri E. Nota sul materiale ceramico dal Villaro di Ticineto (AL), in &laqno;Studi di archeologia dedicati a Pietro Barocelli», 1980, p. 191
Lavizzari Pedrazzini Lavizzari Pedrazzini A. P. 1980 Terra sigillata e ceramica comune dalla necropoli romana di Angera, in &laqno;Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Milano», XXXIII, fasc. I-II, 1980, p. 205
Museo Novarese AAVV Museo Novarese, Novara 1987
Papi 1985 Papi E. Ceramica comune in Settefinestre, III, La villa e i suoi reperti, p. 93
Perin Rampa 1982 Perin A. Rampa P. Gravellona: evoluzione di un sito, in &laqno;AUT», 1,1982, p. 61
Rampa Sfredda 1984 Rampa P. Sfredda N. Ritrovamenti a Cava Portalupa (Vigevano): materiale tardo antico, in &laqno;AUT», 3, 1984, p. 105
Rebaudo Greco 1980 Rebaudo Greco G. La decorazione della ceramica comune di Caselette, in &laqno;Studi di Archeologia dedicati a Pietro Barocelli», 1980, p. 135
Simonett Lamboglia 1967 Simonett C. Lamboglia N. Necropoli romane nelle terre dell'attuale Canton Ticino, in &laqno;Archivio Storico Ticinese», 29-30, 1967-71
Sommo 1989 Sommo G. Greggio (VC): insediamento rustico. Il vasellame "da mensa", in &laqno;AUT» n. 8, 1989, p. 41
Sommo 1990 Sommo G. Insediamenti rustici di epoca romana, percorsi, pievi e luoghi fortificati lungo la riva destra della Sesia. il caso di Rado, in AA. VV. Castrum Radi, Vercelli 1990, p. 1
Spagnolo 1982 Spagnolo G. Alcune anticipazioni sullo scavo di un impianto rustico in località S. Spirito di Carpignano sesia (NO), in &laqno;Quaderni Soprintendenza Archeologica del Piemonte», 1, 1982, p. 89
Spagnolo 1983 Spagnolo Garzoli G. Biandrate loc. Le Pievi. Strutture di Età romana, in &laqno;Quaderni Soprintendenza Archeologica del Piemonte», 2, 1983, p. 167
Spagnolo 1986 Spagnolo Garzoli G. Carpignano Sesia (NO), Cascina Tre Confini. Rinvenimenti di Età romana, in &laqno;Quaderni Soprintendenza Archeologica del Piemonte», 5, 1986, p. 200
Vannacci Lunazzi 1983 Vannacci Lunazzi G. Intervento al Colloquio Internazionale Popoli e facies culturali celtiche a nord e a sud delle Alpi dal V al I secolo a. C., Milano 1983, p. 178
Viale 1971 Viale V. Vercelli e il Vercellese nell'antichità,
Milano 1971