Un nervianese in Galizia.

Nunca màis.

La Coruna (Spagna) 9/12/2002

Il disastro ambientale della "Prestige".

La nave nel mese di novembre, partita da un porto del Baltico carica di petrolio si era trovata in difficolta' durante una tempesta, a poche miglia dalle coste spagnole.
Le autorita' non compresero il pericolo ed intervennero in modo tardivo e maldestro.
La petroliera venne così trascinata al largo cercando di lasciarla davanti alle coste portoghesi, ma la furia del mare spezza lo scafo e la nave affonda con il suo carico.

Neanche l'enorme chiazza di greggio fuoriuscita preoccupava il governo, che tranquillizza tutti prevedendo la dispersione del petrolio in mare aperto mentre quello imprigionato nel relitto si sarebbe solidificato a causa della temperatura e della profondita'.
Niente di piu' errato: le ondate nere raggiunsero indisturbate la costa, alimentate dal rilascio dello scafo oramai un colabrodo.
I primi a farne le spese sono stati gli uccelli marini e i pesci. La pesca è stata sospesa, a causa della contaminazione dell'acqua e migliaia di persone si ritrovano disoccupate in una zona gia' povera della Spagna.

Finalmente dopo un lungo viaggio di 3000 km, arriviamo nell'ostello che ci ospitera', nelle vicinanze de La Coruna.
Siamo partiti da Lecce, laggiu' mi trovavo per partecipare ad un campo di volontariato internazionale di Legambiente. Da giorni speravamo arrivasse il via libera da Roma, Legambiente stava organizzando una spedizione esplorativa sui luoghi del disastro della Prestige, la petroliera naufragata a novembre davanti alle coste spagnole e portoghesi.
La gravita' del disastro e l'incapacita' di gestire l'emergenza, da parte del governo centrale e gallego (entrambi di destra), avevano suscitato una solidarieta' che varcava i confini spagnoli.

Il nostro compito e' quello di perlustrare la costa ad ovest de La Coruna, una serie interminabile di spiagge di sabbia o sassi alternate a scogli e falesie a strapiombo sul mare. Un'ambiente molto ricco di situazioni e panorami differenti sullo sfondo del blu dell'oceano.
Stiamo collaborando con SEO (corrispondente alla LIPU italiana), associazione ornitologica spagnola.

Ogni giorno ci viene affidato un settore diverso, e per ogni sito dobbiamo statisticare gli animali trovati vivi o morti, la presenza di petrolio e il tipo di contaminazione. Nel caso trovassimo animali in difficolta', dobbiamo allertare un servizio di trasporto che si occupa di portare i volatili nel centro recupero allestito da veterinari americani.
Il lavoro e' faticoso, dobbiamo camminare per molte ore con stivaloni, cerata, guanti perche' qui il tempo e' molto variabile e perche' il petrolio e' tossico e dobbiamo evitare il contatto con la pelle, inoltre quando la puzza diventa insopportabile indossiamo le mascherine.
A volte sembra tutto normale, poi basta scavare qualche cm nella sabbia e si trovano larghe falde di petrolio, che le mareggiate successive hanno ricoperto !

Molti uccelli sono morti e non ci resta che contarli, ricoperti da uno strato nero maleodorante.
Ieri ho trovato un delfino spiaggiato, probabilmente soffocato dal "fuel". Ma le conseguenze saranno terribili per molto ancora: gli uccelli anche se non si sporcano di bitume, si cibano di pesce avvelenato oppure bastano poche macchie di petrolio per far sì che durante le operazioni di pulizia del piumaggio ne ingeriscano, allora la morte sopraggiunge lentamente ed inesorabile. Al centro recupero, ci dicono che solo il 20-30 % riesce ad essere liberato nuovamente, dopo lunghe e pazienti cure.
La sera ci troviamo al campo base per una sorta di briefing generale, ogni squadra racconta la propria esperienza quotidiana. Gli italiani sono i piu' numerosi dopo gli spagnoli, poi ci sono francesi e tedeschi, ho trovato qui anche una concittadina nervianese !
Gli esperti di SEO, ci spiegano i rischi per le molte specie stanziali e migratrici, alcune rare, che sono state e verranno colpite dalle conseguenze del disastro. L'importanza del nostro lavoro di monitoraggio e raccolta dati è dovuta alla mancanza di studi precedenti sull'impatto che questi disastri hanno sugli habitat.

Ma lo scenario piu' inquietante lo incontriamo a Muxia, piccolo villaggio di pescatori, qui il fuel e' arrivato fin tra le case, le ondate alte fino a 7 m sono penetrate dal porticciolo fin sulla piazzetta ricoprendo un lampione, le panchine i muri. Tutto appare ricoperto da una patina viscosa di colore nero, l'odore e' penetrante e centinaia di uomini , ragazzi e ragazze sono intenti alla pulizia della costa. Un lavoro duro, cm per cm vengono raschiate le superfici, gli scogli, i sassi. Vestono tute bianche che si sporcheranno ben presto, occhiali e guanti protettivi, tanto che la gente li chiama "los angeles del fuel".
Gia' la gente.... la incontri disperata e preoccupata per quello che succede, arrabiata con l'inerzia delle autorita' che hanno mandato aiuti troppo tardi e insufficienti., ma anche commossa e riconoscente verso chi come noi e' li volontariamente.

L'esercito impiega solo 2000 soldati per centinaia di km di coste e dopo ben 3 settimane dal disastro !
All'inizio i volontari asportavano il greggio senza protezione e a mani nude, neanche la minima informazione sul pericolo !
Decidiamo di provare l'esperienza di ripulire le spiagge, contrattiamo a fatica con la protezione civile, la possibilita' di intervento . L'attesa e' snervante, la marea non scende e le ondate sono forti. Ci trasportano su dei camion militari, scendiamo : una spiaggia di ciotoli , massi e scogli. Il lavoro e' duro, i sassi sono incollati dal bitume indurito e non ci vengono forniti utensili, ci arrangiamo con pezzi di legno. Riempire un secchio di fuel e' faticoso, anche perche' siamo praticamente sigillati nella tuta, la visiera si appanna e quando esce il sole e' una sauna. Alla fine della giornata siamo distrutti, non solo fisicamente, il senso di impotenza davanti all'immensita' del disastro e la consapevolezza che altre "maree negre" si stanno avvicinando ci rattrista. Ancora una volta si dimostra la stupidita' umana, che mette in moto processi e situazioni che poi non riesce piu' a gestire , il tutto a danno proprio e dell'ambiente innocente !

La settimana con SEO (ringrazio Gonzalo per il suo aiuto), termina e la prima spedizione di Legambiente si riappresta a tornare in Italia. Intanto una delegazione ha concordato con il sindaco di Muxia, l'invio di volontari italiani ogni 2 settimane a partire da Natale. Io ed altri compagni rimaniamo a Santiago de Compostela, per aggregarci al secondo gruppo italiano che fara' solo operazioni di bonifica. Sara' allora un'altra settimana di fatica appagante, di trasferimenti da una spiaggia all'altra, di commossi ringraziamenti dei pescatori locali....

Tornati in Italia il nostro compito è comunicare, spiegare, raccontare la tragedia, cercare di far comprendere il potenziale autodistruttivo che il nostro sistema di vita spesso comporta.
Iniziano interviste su giornali locali, mostre fotografiche e documentaristiche in giro per l'Italia, perche' il gruppo e' delle piu' disparate provenienze geografiche ma siamo uniti nella consapevolezza e costantemente in contatto tramite un newsgroup intitolato "prestige nuncamais". Nunca màis significa 'mai più' in gallego, ed è diventato il nome della lotta di questo popolo fiero e orgoglioso, consapevole di abitare una regione difficile ma bellissima, danneggiata da questo evento e dall'incapacità politica e tecnologica di porvi rimedio.
Sicuramente ci sarà anche un impatto sociale : la pesca e l'allevamento ittico è ferma e i sussidi sono solo per i pescatori regolari ; il turismo ha subito un tracollo; l'immagine della regione e della Spagna è deteriorata.
Qualcuno dei locali riesce a lavorare nelle imprese appaltatrici nel duro lavoro di pulizia, ma la paga è bassa. Si parla di sprechi e favoritismi politici.
Purtroppo il malcostume non ha nazionalità.

Giuliano Biscossi.

 

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