Impressioni di TSHOME

Tshome è un grappolo di casette tibetane sparse sotto un’inaspettata sorgente perenne nel mezzo dell’altopiano desertico del Chantang, a 4850 m di quota. I nomadi, che da sempre fanno tappa in questo posto oggi hanno un minimo di assistenza sanitaria grazie al semplice e essenziale ospedale. Namka, il medico tibetano che lo anima, è finalmente contento di avere l’elettricità, per scrutare nelle orecchie dei bambini, e fare le iniezioni alle vecchie, avrà ora un’illuminazione sufficiente. I suoi pazienti arrivano anche da 90 Km di distanza, su un terreno d’altopiano da percorrere a cavallo o su un’asino, oppure su un fumante trattorino cinese, comunque sia senza sfuggire alle buche e alla polvere.

Artisti di strada davati all'ospedale

Sono una popolazione forte i Tibetani dell’Altopiano, quelli che sopravvivono sono circa un quarto di quelli nati, e l’aspettativa di longevità si spinge appena oltre il mezzo secolo. Ma non resta sempre nel suo ospedale, Namka, purtroppo in molti casi deve essere lui a raggiungere i pazienti e al suo arrivo nei villaggi è un’animarsi di donne a preparare il tè tibetano con le zangole che mescolano burro e sale. Namka si china sui pazienti acciaccati e alterna la medicina tibetana a quella cinese, a seconda della gravità del caso. Prende tra le mani i polsi dei pazienti e li studia assorto, poi domanda a lungo dei sintomi, delle abitudini dei pazienti e del loro disagio.

Consulto medico nello studio di medicina tibetana

Sopra le guance paonazze e sporche dei bimbi il sole e la polvere feriscono gli occhi e le malattie della vista sono un altro flagello da debellare.

 

Nelle tende di lana di yak una piccola stufa alimentata a sterco mitiga il freddo secco dell’inverno e quello umido dell’estate, la pioggia del monsone attraversa l’Himalaya e poi s’infila nelle aperture delle tende. I nomadi dormono su una stuoia lercia ed è raro che abbiano verdura per cibo, ma si portano dietro una grande macina formata da due pietre per l’orzo. Attorno alle tende c’è sempre un cane guardiano, ci vuole del tempo per ottenere qualche rifiuto da gente che non è abituata a buttar via, e spesso finisce che l'animale vada all’interno, a far parte del gruppo degli abitanti di un’abitazione così essenziale. I nomadi e la tenda, un’abitazione così piccola e essenziale in cui ripararsi e convivere, ma appena idealmente isolata da quel grande universo che li attende ogni mattina, in un’atmosfera in cui è difficile comprendere dove iniziano gli orizzonti, tanto nitidi sono i profili che li nascondono.