PROIEZIONE  VIDEO- DOCUMENTARIO
ROM  CITTA'  CHIUSA

Testimonianza di vita quotidiana di una comunità rom rudari a Roma
di Manfrdi Marchetti e  Marco Pasquini

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Le proiezioni

17 novembre 2001  Mediateca Rossellini
1° dicembre 2001  sala teatro 
Parrocchia S.Maria della Misericordia 
(Via dei Gordiani)

1° dicembre 2001  sala teatro 
Parrocchia S.Maria della Misericordia 
(Via dei Gordiani)

di
Silvio Cinque

parrocchia.jpg (48751 byte)C’è una gran folla nella sala-cinema della parrocchia di via dei Gordiani 365.
Una folla animata e chiassosa di bimbi vivacissimi e di abitanti del Campo Rom e di politici e personalità all’uopo invitate. Così in questo freddissimo primo sabato del mese di dicembre ecco la proiezione della loro storia, descritta con gli occhi esperti, amorevoli e poetici di due gagè del coordinamento, ma con la partecipazione corale di tutto il campo. Infatti ad ogni riconoscimento di adulto o bambino è tutto un ridere ed applaudire e commentare. Perché malgrado il documentario sia o voglia essere un atto d’accusa per le assenze, le latitanze, le avversità e le dimenticanze di passate e presenti amministrazioni, è bello rivedere e rivedersi che è anche un modo per dire che siamo stati qui in questo piccolo lembo di VI municipio tra la Casilina e Kragujevac, tra l’oblio della politica e il fatalismo degli zingari, tra il volontariato politico di diversi illusi e creduloni, tenaci assertori che liberare gli ultimi, e gli ultimi sono oggi gli Zingari, liberare gli ultimi significa liberare sé stessi e l’opportunità della politica che talvolta diventa buonismo opportunista. Siamo stati qui ed eravamo storia. Ma è la storia di oggi opera delle pericolose, quotidiane sottrazioni. Oggi i Rom di via dei Gordiani sperano nella chiusura dei conti e nel superamento dell’esame di Storia. Sperano cioè di avere containers dove poter momentaneamente organizzare nuovi spazi di vita e sperare in un futuro migliore e sicuro. Come tutti del resto. Ma chi si cura di un popolo che non c’è? Per anni il “popolo del vento” è stato dimenticato e ingannato ed ora non si sa più dove sia o peggio dove metterlo. Così 200 persone tra donne vecchi bambini e adulti passeranno un nuovo inverno al freddo ed al rischio di incendi delle casupole di legno con le stufe a pieno regime, o di elettrificazioni pericolose perché abusive, (ma chi stipula un contratto con una utenza che non c’è). 
Oggi la grande infamia del comune di Roma è proprio in questa assenza, in questa negazioneGli assessori del VI Municipio, il segretario dell’assessore Milano, ingegneri e personalità del mondo della politica e del sindacato e del volontariato coraggiosamente qui convenute anche a rappresentare alcune assenze giustificate per il lutto cittadino, tutti costoro e per tutti coloro che non hanno dato alcun segno “di vita”, hanno risposto al vivace e serrato dibattito nel quale i rappresentanti della comunità hanno ribadito l’urgenza di una sistemazione e accusato l’assenza o la mancanza di serietà di coloro che avevano se non altro promesso o almeno fatto finta. 
E forse l’accusa più grave è proprio in questo imperdonabile differimento verso questa Gente resa invisibile ed inesistente; non tanto le sofferenze che la loro opportunità politica ha causato a 200 persone (ma la fatalità della politica preferisce sentirsi in colpa piuttosto che assumersi responsabilità) quanto il gioco perverso che genera e produce criminalità e che usa questa presupposta tollerata strumentalizzata criminalità per giustificare certe assenze e certi ritardi e stabilire ricatti e condizioni. 
E se per dirla come Pennac la Storia sta vincendo contro la Geografia e priva di spazi vitali, l’Archeologia prevale sul Diritto se è vero che la scoperta di canalette di scolo (il cappellaccio) di un sito romano obbligano la Sovrintendenza a meticolose e zelantissime rilevazioni. E certo che via dei Gordiani non è la collina del Granicolo. A tutti coloro che per motivi più o meno esternati non fossero stati presenti, (e crediamo sincero il rammarico con cui alcune onorevoli signore Assessore hanno risposto) un invito a riprovarci ancora perché anche noi ci proveremo, dopo una salutare riflessione, ma ci riproveremo. Come dire: provaci ancora Rom
 
  Stringo, Silvio del Coordinamento RoM di via dei Gordiani

 

 17 novembre 2001 
 
Mediateca Rossellini (Municipio Roma 10)
 

di Silvio Cinque

Sabato 17 novembre nella  Mediateca Rossellini di Cinecittà è avvenuta la proiezione del Documentario di Marco Pasquini e Manfredi Marchetti ROM CITTA CHIUSA che descrive la situazione della comunità rudara di via dei Gordiani. É intervenuto l’assessore alle Politiche Sociali della 10. municipalità Fabio Galati, gli architetti Laura D’Amelio e Mauro Masi autori del progetto IACP per il villaggio di via dei Gordiani, Aleramo ed Ilenia dell’Opera Nomadi, Graziano rappresentante degli zingari della Valle Barbuta, Salvo della comunità di Capo d’Arco e rappresentanti dell’associazione Amicizia Rom-Gagè . Presente anche il coordinamento cittadino di via dei Gordiani. Una sessantina di persone invitate a dibattere in una sede, quella della Mediateca, che ha caratteristiche precise: da un lato quella culturale ed istituzionale del servizio che suggerisce una certa “neutralità” politica, dall’altro le ridotte dimensioni del locale che obbligano a precisi criteri sull’applicazione delle norme di sicurezza. Tutto questo facendo ovviamente torto a tutti coloro, numerosissimi, che sarebbero intervenuti. È anche per costoro il 
frutto di questa cronaca che si è aperta con una introduzione “istituzionale”, ha proseguito con la proiezione del filmato ed ha aperto il dibattito con vari interventi.  Scopo dichiarato di questa prima uscita pubblica del filmato di Marco e Manfredi, è quella di documentare e testimoniare condizioni di vita quotidiana nella città, condizioni rappresentate da situazioni spesso sconosciute e mistificate o volutamente ignorate. Tuttavia dagli interventi sia di Pero che di Toni è emerso l’eventualità che ancora una volta questo tipo di testimonianza rischia di essere strumentale e decorativa: una semplice operazione “giornalistica” nella quale tutto è affidato ad una semplice superficiale informazione e non ad un partecipato approfondimento. Questa eventualità in questo caso ovviamente non sussiste sia per le intenzioni del filmato, sia perché i protagonisti si sono offerti volentieri e liberamente, proprio attraverso le interviste presenti nel documentario. Il rischio di fare Kusturica dunque non c’è. Personalmente ritengo, anche se da questo punto di vista i tempi vanno rapidamente evolvendo al peggio, di aver onorato vent’anni e   più di professione bibliotecaria sul campo, se cittadini/e di via dei Gordiani o di via di Ciampino 63 (valle Barbuta) riescano a venire liberamente e consapevolmente in mediateca o in biblioteca a chiedere servizi che peraltro spettano loro di diritto. Questo perché riconoscerebbero nella mediateca e nelle biblioteche il diritto a chiedere servizi offerti a tutti. Ha torto, o comunque parzialmente ragione, chi, sorridendo dall’alto di una presupposta priorità dei bisogni, ritenesse il desiderio di cultura una sorta di bisogno secondario o successivo. È vero che non si possono fare corsi di informatica o attivare s ervizi di biblioteca agli Zingari se prima non si realizzano condizioni essenziali di vita. Ma è anche vero che al soddisfacimento di queste condizioni deve far seguito una adeguata possibilità di consapevolezza e presa di coscienza. Altrimenti succede quello che sta succedendo: basta comprare i bisogni primari delle persone per farne delle cose. È un’operazione facile da fare: quanto vuoi, quanto costa la tua libertà? Il tuo bisogno di casa, di lavoro, di cibo quanto vale?