Sono molte le cose che abbiamo scoperto
in questo nostro viaggio nei campi rom della capitale
d'Italia. Ma una è particolarmente evidente. Nel nostro paese
si considerano "nomadi" quasi 130.000 persone che, in
maggioranza, nomadi non sono.
Signora ministro, cominciamo da questa "notizia"?
Sono assolutamente d'accordo. Non a caso alcune
amministrazioni locali si sono mosse in questa direzione. C'è
da dire, però, che questa dei "campi" piccoli non è l'unica
soluzione, anche se è sicuramente alternativa - a dimensione
umana - alle grosse concentrazioni-parcheggio alle porte delle
nostre città. Nel secondo rapporto sull'integrazione degli
immigrati un intero capitolo è dedicato ai rom e ai sinti. Da
lì si evince che molti non vogliono più vivere nei campi, né
grandi né piccoli, ma preferirebbero un percorso di
integrazione "normale", il che significa accesso all'edilizia
popolare, ai servizi sociali e a tutte le prestazioni di cui
godono i cittadini italiani senza, quindi, percorsi ad hoc.
Razzismo e ignoranza sono gli atteggiamenti più diffusi nei
confronti di questa minoranza. Perché?
Non c'è dubbio che si sono sviluppate forme di razzismo nei
confronti di chi comunemente e spregiativamente viene
denominato "zingaro", ed è cresciuta nel senso comune
l'identificazione tra queste minoranze e la piccola
criminalità che tanto affligge la vita quotidiana delle
famiglie e in particolare delle persone anziane. Bisogna dire
che, purtroppo, questa identificazione ha qualche appiglio con
la realtà. Ma c'è da aggiungere che anche comportamenti che
non hanno nulla di criminale, come l'accattonaggio, tanto più
se fatto con i bambini, generano fastidio e rifiuto
alimentando il razzismo. Tutto ciò è grave e va combattuto sia
favorendo l'integrazione sia diffondendo una conoscenza più
diffusa delle tradizioni e della cultura dei rom e dei sinti.
Ci sono poi forze politiche che soffiano sul fuoco. Lo so bene
io che in Piemonte devo continuamente confrontarmi con
l'accusa di "mantenere" gli zingari a spese degli italiani. E
ciò in seguito alla campagna della Lega Nord, che ha diffuso
false informazioni sul sostegno offerto dal governo ai
profughi della ex Jugoslavia, in gran parte di origine rom.
Esiste anche un razzismo istituzionale. Troppo spesso i rom
sono esclusi dal diritto alla cittadinanza, all'asilo e al
permesso di soggiorno. La loro lingua è stata cancellata
dall'elenco di quelle da tutelare...
Io credo che tutta la legge sulla cittadinanza vada
riformata e superata la concezione legata allo jus
sanguinis. I requisiti per ottenerla devono essere meno
rigidi e tener conto, in particolare nel caso dei rom e dei
sinti, della permanenza sul territorio anche discontinua, ma
estesa nel tempo. Mi sono inoltre battuta perché la legge sul
diritto d'asilo fosse approvata dal parlamento prima della
fine della legislatura. L'assenza di questa legge è una grave
pecca nel nostro ordinamento. Riguardo invece all'esclusione
del romanes dalle lingue da tutelare è stata frutto, per quel
che mi risulta, di una scelta della Commissione in attesa di
una legge ad hoc. Come sa c'è un dibattito tra chi
sostiene che queste minoranze non debbano essere tutelate da
norme specifiche e si debba invece favorire un percorso di
integrazione tutelato dalla legislazione generale e chi invece
opta per una legge rivolta esplicitamente a garantire quelle
popolazioni.
Siamo alla fine di questa legislatura e, nonostante il
governo di centrosinistra, per i rom e i sinti tutto è
rimasto, sostanzialmente, uguale. Perché? Paura delle reazioni
della gente? O manca la volontà politica?
Non credo si possa sostenere che tutto è rimasto uguale. Le
amministrazioni di centrosinistra si sono attivate nella
ricerca di soluzioni e già vediamo, con i nuovi presidenti
delle regioni di area centrodestra, che le cose stanno
cambiando, e in peggio. E' vero che non si è fatto abbastanza,
che il parlamento ha maturato troppi ritardi e che anche il
mio ministero - che pure si è occupato attivamente, per le sue
competenze, dei profughi rom della ex Jugoslavia, favorendo
l'approfondimento del problema con un convegno promosso dalla
Commissione per l'integrazione nel giugno scorso - non ha
fatto abbastanza. Ma un governo, in una legislatura, non può
fare tutto. E credo non si possa disconoscere che ha fatto
molto: provvedimenti importanti e strategici che dovranno
essere completati, mi auguro, nella prossima legislatura.
Signora ministro, lei in un "campo" ci è mai stata?
Sono stata due volte in visita al "campo" di Torino e ho
inaugurato quello di Collegno: un'esperienza pilota poi
fallita, ma interessante.