Una bella occasione,
nell'angolo
CINZIA GUBBINI - ROMA
Via dei Gordiani è famosa solo perché è vicina
a un grande parco, quello dei Gordiani. Ma dovrebbe esserlo
anche per un'altra ragione: il campo rom. E' uno dei pochi
insediamenti che, dopo la chiusura di Casilino 700, il più
grande d'Europa, sopravvive in una zona non troppo periferica,
a 4 chilometri dalla stazione Termini. Da più di dieci anni ci
abitano 200 persone, 100 sono bambini. La storia di questo
campo è lunga, travagliata, ma soprattutto triste. E' la
storia di un'occasione mancata. I rom di via dei Gordiani
vivevano infatti ben inseriti nel quartiere e proprio per
questo il campo era stato scelto per sperimentare una nuova
linea di "integrazione del popolo zingaro", come recitava una
delle tante carte protocollate sulla loro testa. Al posto
delle baracche doveva sorgere un villaggio,
miniabitazioni in muratura pensate insieme ai rom con un
duplice obiettivo: dare la casa a una fascia disagiata della
popolazione e render più bello il quartiere. L'emergenza si
univa quindi alla riqualificazione urbana: un concetto
d'avanguardia. L'idea era venuta alla giunta regionale guidata
da Badaloni e all'Istituto per le case popolari che possiede
l'area delle baracche. Insieme alla costruzione del villaggio,
che sarebbe costato 12 miliardi, il comune, la regione e lo
Iacp avevano stabilito di allestire un grande parco, di
ristrutturare mille alloggi popolari e di risistemare una
strada ormai in pessime condizioni. A pensarci bene, era quasi
ovvio: ci sono 200 persone (molte con la cittadinanza
italiana) che hanno problemi abitativi, esistono fondi
regionali esclusivamente per queste situazioni, c'è un
quartiere che aspetta una risistemazione da anni, allora
teniamo tutto insieme. In più con un'idea di coprogettazione e
cogestione con gli stessi rom, elaborata quindi anche secondo
i loro parametri culturali. Invece prima di riuscire ad
elaborare il progetto sono passati mesi di riunioni. Nel
frattempo si è costituito un coordinamento cittadino (con i
rom, un gruppo di universitari, un circolo Prc, diverse
associazioni e un centro sociale) che ha organizzato
iniziative per ottenere lo sblocco dell'impasse.
Purtroppo, però, apposte tutte le firme al progetto, era tempo
di elezioni regionali. Le istituzioni decisero allora di
ribloccare tutto: troppo rischioso dare le case ai rom in
periodo elettorale. An, intanto, tappezzava la città con i
propri manifesti: "La sinistra fa le villette ai rom". I
rom, quelle "villette" (46 metri quadri), non le hanno mai
viste. Ma la situazione nel campo, il rapporto tra loro e il
quartiere, andava peggiorando. Adesso il comune ha deciso
di dare i container anche ai rom di via dei Gordiani. Per
cominciare i lavori ha ammassato le perone in un angolo del
campo pieno di topi, e ci ha messo una rete intorno. I
container dovevano arrivare a giugno, ma ancora non se ne vede
l'ombra. Per questo il coordinamento ha ripreso la
mobilitazione e lanciato un appello firmato da molte
personalità: Rossanda, Rame, Fo, Bregovic, Paco Taibo Ignacio
II, Moni Ovadia, Revelli, Paolo Rossi...Per sottoscriverlo:
pignoni@mat.uniroma1.it
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