il manifesto 22 dicembre 1999


rassegna
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ROMA NASCE UN VILLAGGIO PER GLI ZINGARI
La casa promessa
Sul progetto della regione Lazio sarà decisivo il parere del comune

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CINZIA GUBBINI
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ROMA

l villaggio si farà», l’assessore regionale alla casa, Salvatore Bonadonna (Prc), non ha dubbi. Prima di marzo ? Si chiedono in molti, gettando uno sguardo preoccupato alle elezioni regionali di primavera - che non assicurano la riconferma della giunta di centrosinistra.
Ormai si è giunti agli sgoccioli per la questione del campo rom di via dei Gordiani a Roma. Un campo che potrebbe diventare il primo in Italia a sperimentare la costruzione di un villaggio architettonicamente compatibile con le tradizioni zingare, rispettoso dei criteri della bioedilizia, e realizzato tramite gli stanziamenti per l’edilizia residenziale pubblica.
Ieri in Regione si è svolta l’ennesima conferenza dei servizi per sbloccare la costruzione del villaggio. Pare si sia fatto un passo avanti: il comune e lo Iacp (istituto autonomo case popolari) - autore del progetto - hanno trovato un accordo: l’istituto cederà 4 ettari di terreno su cui il comune realizzerà un parco. Il parco e il villaggio rientrano nel programma di riqualificazione della VI circoscrizione, che ospita il campo rom.
Una contrattazione lunga e perigliosa, che rischia a ogni piè sospinto di far cadere tutto. Forse non è stato inutile il presidio che per tutta la mattinata si è svolto fuori dal palazzo regionale.

«Da dieci anni aspettiamo di diventare persone», diceva uno striscione. Intorno, una quarantina tra rom del campo e italiani - militanti del Coordinamento che si è creato per sostenere la costruzione del villaggio. La questione del campo rom di via dei Gordiani, infatti, sta diventando un «caso politico». Qualche tempo fa Alleanza nazionale tappezzò i muri di Roma con manifesti che dicevano più o meno: «Villette a schiera per gli zingari». Un colpo da maestri, che ha favorito la prolificazione di leggende metropolitane su «soldi pubblici» spesi per i «delinquenti», fattore non estraneo all’attuale «rigidità» del comune rispetto all’approvazione del progetto. Il campo ospita 220 persone. Si tratta di un gruppo di rom Rudari, originari della Romania, ma naturalizzati serbi.
L’insediamento esiste da circa dieci anni e sorge a ridosso di una discarica. Non ci sono bagni, fogne, acqua o gas. Le baracche sono state costruite dai rom stessi, l’allaccio della luce lo hanno fatto da soli; ora pagano la bolletta.
«Chi parla di ‘regali della sinistra agli zingari’ non sa che dice - spiega l’architetto Mauro Masi, curatore del progetto -.
Si tratta di un’iniziativa che mira a risolvere un problema che riguarda tutti. I rom, costretti a vivere in uno stato di estremo degrado, ma anche l’intera VI circoscrizione» E i soldi ? «Il progetto verrà realizzato ai sensi della legge 179 del ’92 - continua Masi - dove si prevede che il 12% degli stanziamenti per l’edilizia residenziale pubblica siano destinati alle «categorie speciali»: giovani coppie, anziani, immigrati, rom».
Molti di questi progetti sono già in cantiere, il villaggio di via dei Gordiani è solo uno di questi. Costo complessivo dell’opera: 12 miliardi, una quisquillia nel marasma dei 122 miliardi già previsti da una delibera regionale per le «categorie speciali». «Le unità abitative costeranno circa 1 milione a metro quadro,  standard dell’edilizia pubblica - continua Masi - Ma la cosa più interessante sta nella filosofia del progetto, elaborato grazie al contributo fondamentale dei rom. Per realizzare il progetto ho girato molti campi nomadi - in Molise, a Napoli, a Genova - dove ho osservato come gli zingari si organizzano. Hanno molto da insegnarci dal punto di vista architettonico».
«Ci fanno sempre e solo promesse - si lamentava ieri Michele, uno dei
capifamiglia del campo - noi abbiamo tutti il permesso di soggiorno, i nostri figli vanno a scuola, i ragazzi hanno fatto il militare. Non abbiamo mai avuto niente, neanche i bagni». Ora tutto è in mano al comune di Roma. Occorre una delibera che sancisca la variante urbanistica del caso; il prossimo passo spetta quindi all’assessore per le politiche del territorio, Domenico Cecchini. «Abbiamo cercato di incontrarlo in tutti i modi - denuncia Alessandro, del Coordinamento cittadino per la costruzione del villaggio - ma lui latita, non si fa trovare. E’ necessario invece confrontarsi, soprattutto sui tempi di realizzazione.»
Dalla Conferenza di ieri è uscita una data: entro il 15 gennaio la giunta si è impegnata a discutere la delibera, che dovrà poi passare in circoscrizione, e finalmente in consiglio comunale. «Nei giorni scorsi avevano detto che se ne sarebbe parlato entro dicembre», denuncia il Coordinamento. Effettivamente c’è una certa «indisponibilità» a realizzare il villaggio. Perché ? «E’ un progetto che non cede alla logica dell’assistenzialismo - spiega Bonadonna - e dimostra che con pochi soldi si può risolvere il problema dei campi».