Giovedì 1 Marzo 2001
Il Campidoglio distribuisce 4 miliardi a quattro associazioni per l’istruzione scolastica, ma senza risultati
Rom, la beffa dell’integrazione
Un nomade: una scippatrice può fruttare 200 milioni l’anno

di SALVATORE SPOTO

Il progetto per inserire i nomadi nel tessuto cittadino è ambizioso, impegnativo, soprattutto dal punto di vista economico. I risultati? Scarsi, almeno per le aspettative. C’è la speranza nel futuro, quello dei piccoli nomadi strappati alla strada e, come dicono gli esperti, "scolarizzati". Solo così potranno verificarsi le condizioni favorevoli al loro inserimento nella società cittadina.
Quattro miliardi, tanto spende il Comune di Roma per un progetto triennale mirato alla scolarizzazione dei piccoli nomadi. A beneficiarne sono l’Opera Nomadi, la Comunità di Capodarco, in minor misura quella di Sant’Egidio, impegnata soprattutto nell’assistenza, e l’Arci Solidarietà che sopporta l’onere dei campi più impegnativi, come quello di Tor Dei Cenci. I risultati? Deludenti. Ogni duecento bambini solo cinquanta, e forse anche meno, quelli che frequentano le aule. E poi ci sono i progetti finanziati dalla Comunità europea e, anche se in misura minore, dalle circoscrizioni per aiutare i "rom" ad inserirsi nel tessuto sociale cittadino. Anche per questi il discorso non cambia: poche, quasi nessuna, le occasioni di occupazione nei campi; altrettanto scarse, affidate al volontariato, le iniziative per avvicinare gli zingari ai cittadini, magari abbattendo le palizzate che chiudono alcuni campi.
«Il nodo principale è quello di fare rispettare l’obbligo della scuola - spiega Amedeo Piva, assessore ai Servizi sociali nella giunta Rutelli - siamo riusciti ad aumentare la popolazione scolastica dei "rom" da poche decine a mille bambini. Ma è stato solo un primo passo». L’ex assessore prosegue: «Molti piccoli nomadi, dopo essere andati a scuola con entusiasmo, finiscono con l’abbandonare i banchi. Le cause? Scarsa accoglienza, secondo l’ex assessore. E ricorda un caso. «In una scuola - racconta Piva - l’arrivo degli zingarelli ha consentito di evitare di sopprimere una sezione per mancanza di alunni. Ma intorno agli scolari "rom" si è creata un’atmosfera di diffidenza. Così quelli non si sono più fatti vedere a scuola».
Cosa accade in caso di assenza dai banchi scolastici? «C’è un gruppo speciale di vigili urbani, il Nae, nucleo assistenza emarginati - spiega Gualtiero Alunni, consigliere in XII circoscrizione, delegato a seguire i problemi del campo nomadi attrezzato di Tor dei Cenci e quello, spontaneo, di Tor Pagnotta - la prima segnalazione delle assenze viene fatta dagli operatori sociali». E poi? «Se l’assenza è lunga viene mandata una lettera di diffida ai genitori. E questi si affrettano a rimandare i figli a scuola». E’ così che evitano le conseguenze, quelle della possibili denuncia. Il processo non è quasi mai un problema: il reato di violazione dell’obbligo scolare compoerta un’ammenda di sessanta mila lire. Raramente accade di peggio: «il timore è quello della contestazione del reato di riduzione in schiavitù - spiega Michael, 23 anni, bosniaco, suonatore di violino sul metrò - ed allora c’è il rischio di essere condannati alla perdita della patria potestà. Una sciagura». Ed aggiunge: «Una una ragazzina dalle mani agili frutta anche 200 milioni l’anno. Se perdono la patria potestà addio guadagno». «Quella della nostra famiglia è una scelta - aggiunge Igor, anche lui suonatore con base alla stazione di Magliana, accompagnato dalla moglie e dal figlioletto che suona una nacchera - Il guadagno è molto inferiore ma può capitare la "scrittura" in un locale. E quella ci integrerà. Il merito? E’ tutto nostro. Al Comune non dobbiamo nulla».
«Certo, può darsi che guadagnino tanto - ribatte Sergio Giovagnoli, presidente regionale di Arci- Solidarietà - ma le ragazzine, se rubano è soprattutto perchè vogliono avere le stesse cose delle loro coetanee romane». Il presidente dell’Arci-Solidarietà, poi, conferma che c’è qualche progetto, finanziati dall’Eu, per l’inserimento dei nomadi nella società. «Organizziamo corsi di qualificazione professionale - spiega Sergio Giovagnoli - ma puntiamo a favorire la scolarizzazione dei nomadi per farne i cittadini di domani»
«Il Campidoglio spende soldi - commenta Leandro Calzetta, presidente della XV circoscrizione - ma senza risultato». E racconta: «La situazione è grave: il sindaco Rutelli non ha mai ordinato lo sgombero, dopo la creazione del campo di via Candoni, del lager della Muratella dove cinquecento nomadi vivono allo sbando. Da li viene Sabrina, la ragazza dei cinquanta furti».