di
LUCA LANCISE
SULL'ASFALTO un sandalo e un panino con la cioccolata consumato a metà:
tracce d'un bambino nomade di tre anni, investito da una macchina mentre
attraversava la strada tra un campo di calcio ed una chiesa e volato per
venti metri prima di piombare a terra e smettere di respirare.
Tracce disseminate lungo via dei Gordiani, la strada del Prenestino che
Simone Stankovic, mano nella mano con sua madre, ferita in modo non grave,
ieri alle 16 e cinque minuti stava attraversando: sulle strisce, stando
alla ricostruzione dei vigili urbani del VI gruppo della polizia
municipale.
Sull'asfalto anche il segno lasciato dai copertoni della Fiat «Punto»
nera che ha travolto madre e figlio: 19 metri e 70 centimetri di frenata,
il tentativo disperato del conducente di evitare l'impatto.
L'investitore è un romano di cinquant'anni, sordomuto: due minuti dopo
l'impatto, avvenuto mentre il piccolo e la donna erano diretti al campo
nomadi di via dei Gordiani dove risiedono con il padre e il fratellino di
Simone, una pattuglia di vigili urbani che si trovava in zona lo ha messo
in salvo dalla furia degli altri ospiti del campo: almeno cinquanta
nomadi, infatti, hanno invaso la strada circondando l'utilitaria,
bloccatasi sul ciglio destro della carreggiata pochi metri oltre le
strisce, con tutta l'intenzione di massacrare l'investitore.
Un agente della pattuglia ha lasciato sul posto la sua collega ed ha
subito portato al Comando il conducente della «Punto». È indagato per
omicidio colposo.
Sull'asfalto, sono rimasti Simone e sua madre Radimira Stankovich, 26
anni, al quinto mese di gravidanza: era due metri oltre le strisce, il
primo a soccorrerla è stato il cognato, che con la sua auto l'ha
trasportata all'ospedale Figlie di S. Camillo: ha diverse piccole
fratture, la più grave ad una spalla.
La testolina del piccolo, invece, non ha retto all'impatto col cofano
dell'utilitaria lanciata, secondo i primi rilievi dei vigili urbani, ad
almeno 80-90 chilometri orari: Simone è giunto in ospedale in condizioni
pressochè disperate, «è arrivato subito qui, ma invano - ha spiegato il
chirurgo del Sandro Pertini che ha guidato l'intervento d'urgenza -
abbiamo fatto il possibile per salvarlo, una nostra equipe di dieci medici
ha operato per un'ora e mezza, ma era troppo grave: sul bollettino
d'ingresso c'era già scritto "deceduto"».
L'ambulanza ha viaggiato in codice rosso: sembra che Simone abbia
ricominciato a respirare per pochi attimi, gli occhi sbarrati com'erano
quando i medici lo hanno raccolto dalla strada e adagiato sulla lettiga.
Quando suo padre, Mikic Urcic Stankovic, 33 anni, ha saputo della morte
del piccolo è stato colto da malore e ricoverato. Era nel cortile
dell'ospedale, insieme ai suoi parenti: loro sono rimasti ad aspettare la
salma di Simone.
|